La guerra letta attraverso la musica dei Shortparis

Claudia Palli

 

Abstract

War through the Lens of Shortparis’ Music

This article explores the themes of war, historical memory and contemporary Russia through the lens of Shortparis’ lyrics, compositions and performances. Their songs offer a profound reflection on violence, war, and estrangement. Through powerful and evocative images, they manage to express the anguish and the disillusionment of a generation dealing with the wounds of the past and those of the present. Shortparis’ music does not provide easy answers to existential problems but offers an alternative narration of a difficult reality, that goes beyond the simple dimension of the protest and reaches a deeper level of consciousness. Their works suggest that war is not just a political phenomenon but a universal experience that insinuates into the most intimate folds of society and of the human psyche.


Il conflitto tra Russia e Ucraina, culminato nel febbraio del 2022, ha avuto un impatto profondo tanto sulla situazione geopolitica quanto sulla cultura russa. Nel tempo, le tracce e le testimonianze del passato sono arrivate a noi grazie alle opere artistiche. L’arte, infatti, è sempre stata un noto strumento di protesta e sensibilizzazione. Così la musica, in quanto forma di espressione artistica, ha preso parte alla narrazione (o contronarrazione) degli eventi storici, inclusi i conflitti.

Nel panorama musicale russo contemporaneo, uno dei gruppi che ha suscitato maggiore interesse sono sicuramente gli Shortparis. Una band tra le più innovative, radicali e provocatorie del momento, che affascina per le sonorità dure, metalliche e seducenti al tempo stesso ma anche per l’incredibile capacità di affrontare temi politici e sociali di grande rilevanza, tra cui la guerra, con un linguaggio poetico e tagliente che invita a una riflessione seria e profonda.

Le origini della band, i tratti distintivi e le influenze musicali

La band Shortparis nella sua formazione attuale nasce a San Pietroburgo intorno al 2012 ed è composta da Nikolaj Komjagin (voce), Alexander Ionin (basso, chitarra e bayan), Pavel Lesnikov (percussioni e sampling) e Danila Cholodkov (batteria, basso e back vocalist). A San Pietroburgo gli Shortparis emergono rapidamente, complice la loro proposta artistica eclettica e sperimentale, che fonde generi musicali diversi come l’elettronica, il rock, il post-punk, la musica industriale e d’avanguardia. Un mix di sonorità moderne che affonda le sue radici nella tradizione musicale rock e sperimentale sovietica.

La componente teatrale dei loro concerti è sicuramente uno degli elementi che ha contribuito a renderli un fenomeno particolarmente affascinante, capace di catturare l’attenzione di un pubblico vasto e diversificato. I concerti della band, così come i loro video musicali, sono vere e proprie performance artistiche in cui la dimensione teatrale occupa un ruolo centrale. È nota l’estetica visiva molto forte, spesso inquietante, che caratterizza il gruppo, i costumi ricercati, le luci drammatiche e le coreografie che accompagnano la musica e ne enfatizzano il lato disturbante. La presenza scenica, in particolare quella del frontman Nikolaj Komjagin e del batterista Danila Cholodkov, non è mai statica, ma è intrinsecamente legata alla musica e al messaggio che vogliono comunicare. Il linguaggio visivo dei Shortparis appare come un’estensione della loro ricerca sonora ed è chiaro che la band non consideri la performance dal vivo come una semplice esibizione musicale ma come un’esperienza sensoriale totale, che coinvolge lo spettatore a livello visivo, emotivo e intellettuale.

Un aspetto cruciale nell’opera dei Shortparis è l’influenza della musica elettronica, sperimentale e industrial. La band utilizza spesso sintetizzatori, campionamenti e loop elettronici per creare paesaggi sonori complessi e avvolgenti, inquietanti e attraenti al tempo stesso, che spaziano tra il distopico e l’onirico. Gli Shortparis sono gli eredi di un passato musicale che ha visto fiorire il movimento punk e underground degli anni Settanta e Ottanta con band come Aquarium, Graždanskaja Oborona, Auktsion, Nol’, Kino e Pop-Mechanics. Tuttavia, come ha dichiarato il frontman in un’intervista per Afisha Daily, ciò a cui si ispirano “non sono né gli uni né gli altri, ma ciò che sta negli spazi fra di loro” (Ovčinnikov, 2019). L’ispirazione, quindi, non deriva da nessun artista in particolare bensì dal loro retaggio artistico. Difatti, gli Shortparis conservano la volontà di esplorare sonorità grezze e non convenzionali tipici della musica “non ufficiale” che ha caratterizzato la cultura musicale sovietica alla fine del Novecento.

Il tema della guerra nei testi dei Shortparis

Gli Shortparis si collocano in un contesto sociale e culturale in cui l’arte è un potente mezzo per esprimere i disordini interiori e i conflitti sociali. La band utilizza spesso simbolismi e metafore nei suoi testi, evitando dichiarazioni politiche dirette. Il gruppo, come dichiarato gli stessi musicisti, “è estraneo al discorso politico” (Ovčinnikov 2019).

In molte canzoni dei Shortparis il tema della guerra è presente sia come un fenomeno oggettivo sia come elemento simbolico che riflette la condizione umana nell’era contemporanea. Nei loro testi la guerra non è solamente un conflitto tra nazioni o ideologie, ma è anche la manifestazione della violenza che permea la quotidianità, della lotta interiore, dei conflitti esistenziali e sociali. La band esplora la violenza come un sentimento che affligge ogni dimensione dell’esistenza, dal rapporto con sé stessi alla relazione con gli altri e con la società nel suo complesso.

Un esempio significativo di questo approccio nei confronti del tema della guerra si può trovare nell’album Zov ozera (“Il richiamo del lago”, 2022) e nel più recente Groz’ja gneva (“Grappoli d’ira”, 2024), in cui i testi evocano scenari di distruzione e conflitto, ma non si limitano a descrivere battaglie o scenari bellici: qui la guerra diventa un mezzo per esprimere il caos mentale e l’alienazione dell’individuo che vive in un mondo segnato dalla paura, dall’incertezza e dalla violenza quotidiana.

La grande abilità dei Shortparis sta nel trattare il tema della guerra senza mai cadere nella retorica moralista o patriottica. Al contrario, nei loro testi sembra esserci una critica tanto alla glorificazione della guerra quanto alla sua accettazione come parte integrante della realtà umana. In molte delle loro canzoni la guerra è rappresentata come un’ideologia che devasta tanto gli individui quanto la collettività e che può portare solo a una perdita d’identità e di umanità. Questo approccio critico è evidente nelle canzoni Groz’ja gneva e Muž načal’nicy (“Il marito della capa”) in cui immagini di distruzione e morte si intrecciano con riflessioni più astratte sull’assenza di senso e sul vuoto esistenziale che la guerra lascia dietro di sé. In questa ambivalenza, la band esprime una visione del mondo in cui la guerra non è mai risolutiva o liberatoria, ma è sempre una condizione di perpetuo conflitto, all’interno e all’esterno della società.

In molte canzoni dei Shortparis, la questione della lotta è strettamente legata alla denuncia sociale e politica. Il gruppo non esita mai a trattare tematiche dolorose come la povertà, l’alienazione, la disuguaglianza sociale che derivano da una politica incentrata sulla guerra. Scenari di decadenza e distruzione sono ricorrenti nei testi dei Shortparis e invitano a esplorare i concetti di estraniazione e disillusione rispetto a un sistema che non offre speranza. Questi temi, seppur non esplicitamente legati alla guerra, si allineano perfettamente all’esperienza di chi vive in un Paese coinvolto in un conflitto lungo e devastante. La guerra, infatti, non solo implica il combattimento fisico, ma è anche un processo di disgregazione sociale e psicologica. Le immagini di rovina e desolazione, che compaiono frequentemente nei testi della band, sembrano riflettere il panorama emotivo della Russia contemporanea, un Paese in cui la politica interna ed estera è sempre più dominata dall’autocrazia e dal militarismo.

Analisi dei testi

Il linguaggio artistico dei Shortparis è caratterizzato da una profonda sensibilità e una grande forza espressiva che si manifesta sotto ogni aspetto: musicale, linguistico e visivo. Nei testi il linguaggio è altamente simbolico e stratificato ed evoca immagini di sofferenza, violenza e ribellione. L’utilizzo della lingua russa in modo sperimentale e a tratti destrutturato evidenzia un intento artistico preciso: creare un’esperienza più emotiva che narrativa, proprio come fa la poesia, che infatti è ricorrente in tutta la loro opera. L’uso di anafore, metafore e allitterazioni amplifica l’effetto ipnotico della loro musica, anche grazie alla voce magnetica di Nikolaj Komjagin.

“La parola è potere” recita un verso del brano Muž načal’nicy. Enigmatici come poesie ma allo stesso tempo diretti e taglienti, i testi dei Shortparis sono un mix di immagini crude e metafore complesse, in cui si intrecciano ironia, dolore e critica.

L’ultimo album, Groz’ja gneva, si presenta come un’opera densa di significati simbolici sin dal titolo che rimanda al romanzo The Grapes of Wrath (tradotto in italiano col titolo “Furore”, ma letteralmente significa “Grappoli d’ira”, 1939) di John Steinbeck, suggerendo fin dal principio un parallelismo con i temi di oppressione, alienazione e rivolta. Lo stesso discorso vale per l’immagine di copertina dell’album: una ragazza che allatta un vecchio. Il riferimento è alla scena finale del romanzo steinbeckiano, in cui Rosasharn, appena dopo aver partorito il figlio morto, allatta un vecchio uomo che sta morendo di fame e di stenti. Si tratta della rappresentazione per eccellenza della Caritas romana. Nel caso dei Shortparis l’immagine assume una connotazione critica più sottile visto che la ragazza, dati i colori che indossa, sembrerebbe l’allegoria della Russia. Il riferimento al romanzo di Steinbeck non è casuale: il libro infatti, così come l’album, riflette una condizione di ingiustizia sistemica che la band reinterpreta in chiave russa.

L’influenza della letteratura russa in alcuni testi è a dir poco evidente. La canzone Brazilija (“Brasile”) è particolarmente ricca di citazioni letterarie. Un primo esempio lo si trova nei versi seguenti:

Ах Ахматова Аня, я вынес урок
Ты мне шалость эту прости
Я на левую ногу надену сапог
С чьей-то сломанной правой ноги

Oh Annina Achmatova, ho imparato la lezione
Perdonami questo giochetto
Indosserò al piede sinistro
Lo stivale destro del piede rotto di qualcuno

Questa strofa presenta un riferimento esplicito alla celebre poesia di Anna Achmatova Pesnja poslednej vstreči (“L’ultimo incontro”) che recita come segue:

Так беспомощно грудь холодела,
Но шаги мои были легки.
Я на правую руку надела
Перчатку с левой руки

Mi si gelava così debole il petto,
Ma i miei passi erano lievi.
Infilai nella destra
Il guanto della mano sinistra.

Gli Shortparis prendono in prestito i famosi versi di Achmatova, che trasmettono un senso di disorientamento, confusione e totale smarrimento dato dalla sopraffazione emotiva per un determinato evento e li inseriscono in un contesto nuovo, attuale e militaresco. Il guanto diventa lo stivale di un soldato, presumibilmente morto in guerra.

Un altro esempio di citazione letteraria nella stessa canzone la si trova nei versi:

Hу а я всегда начинаю
Марш не с левой
А с правой ноги

Io comincio sempre
la marcia non col sinistro
ma col piede destro

Versi che fanno eco alla poesia di Vladimir Majakosvkij, Levyj marš (“La marcia di sinistra”), dedicata ai marinai e che recita così:

Кто там шагает правой?
Левой!
Левой!
Левой!

Chi marcia a destra laggiù?
A sinistra!
A sinistra!
A sinistra!

Il gioco tra “sinistra” e “destra” ricorda la voce di un generale che ordina ai soldati di marciare in riga e allude anche all’opposizione tra due fazioni politiche. Quest’ultima interpretazione sembra trovare conferma nei versi:

Так мы правую идеологию
Пнем решительно с левой ноги

Così diamo un calcio deciso all’ideologia di destra
Con il piede sinistro

Il tema della guerra e il ribaltamento dei codici sociali lo si trova in modo eloquente nei seguenti versi, in cui si osserva una sottile e pungente critica alla militarizzazione persino delle sfere più quotidiane della vita, come la scuola:

В сельской школе с утра начинают урок
Хоть мальчишки еще видят сны
Дети, милые, так нужно жать на курок
А вот так вот кочуют слоны!

Nella scuola del villaggio le lezioni iniziano presto
anche se i ragazzini stanno ancora sognando
Bambini, cari, così bisogna premere il grilletto
e così è come migrano gli elefanti!

Brazilija è particolarmente interessante da analizzare perché racchiude diversi elementi caratteristici dell’opera dei Shortparis. Oltre ai già citati riferimenti letterari colti, la critica sociale o l’introspezione individuale e collettiva, si riscontra un uso sapiente della lingua russa e rimandi alla cultura sia internazionale che popolare.

Un elemento su cui è interessante soffermarsi è proprio il titolo, dietro al quale si cela un abile gioco. Brazilija, infatti, rimanda a Brazil (1985) di Terry Gilliam, film distopico in cui la burocrazia prende il sopravvento su ogni attività umana e dove i pochi che tentano di ribellarsi vengono cinicamente perseguitati e uccisi. Il titolo del film è a sua volta tratto dal brano Aquarela do Brasil di Ary Barroso inserito appositamente nella colonna per creare una dissonanza tra i suoni dolci e nostalgici e l’atmosfera cupa e opprimente che pervade il film, creando un effetto straniante e tragicomico. La musica in qualche modo aiuta Sam, il protagonista, a sopravvivere, trasportandolo in un’altra realtà e rendendo più sopportabile il mondo che lo circonda. Lo stesso effetto straniante lo si ritrova anche nella musica dei Shortparis, grazie al contrasto tra sonorità corrosive e sensuali al tempo stesso.

Brazilija termina con i versi “Ot Volgi do Enisej / Brazilija moja Brasilija ” (Dal Volga all’Enisej / Brasile, mio Brasile) che riprendono testualmente il finale della canzone Ot Volgi do Eniseja (Dal Volga all’Enisej) del gruppo folk rock più popolare della Russia, i Ljubė: “Рассея, моя ты Рассея – От Волги и до Енисея” (Russia, Russia mia – dal Volga all’Enisej). I versi cantati dai Shortparis però non sono una semplice e innocua citazione, anzi, suonano molto più come un’amara parodia.

In Chorovoj kružok (“Il gruppo del coro”) si trovano altri esempi di critica pungente e citazioni letterarie, ad esempio nel verso “Mинное поле, кто тебе нужен?” (“Campo minato, di chi hai bisogno?”) fa pensare alla celebre romanza di Aleksandr Vertinskij To, čto ja dolžen skazat’ (“Ciò che devo dire”). Scritta nel 1917, è diventata una delle più celebri canzoni contro la guerra, interpretata in varie occasioni anche da Boris Grebenščikov, nel 2014 per le vittime dell’Euromaidan e nel 2022 contro l’invasione russa in Ucraina. La romanza di Vertinskij comincia così:

Я не знаю, зачем и кому это нужно,
Кто послал их на смерть недрожавшей рукой,
Только так беспощадно, так зло и ненужно
Опустили их в Вечный Покой!

Non so perché né chi abbia bisogno di questo,
Chi li mandò a morire con mano irremovibile,
In modo così spietato, così malvagio e inutile
Furono lasciati alla Pace Eterna!

Si trova forse in Muž načal’nitsy l’immagine che meglio rappresenta la tragedia della guerra, quella di una madre che piange il figlio morto sul campo di battaglia, resa nel testo con toni inquietanti e al limite del raccapricciante.

Посреди магазина
Мать в ужасе смотрит на бывшего сына
Что корчится рядом с витриною сыра

Nel mezzo dell’alimentari
la madre inorridita guarda il suo ex-figlio
contorcersi accanto al banco dei formaggi

Il banco dei formaggi solitamente è accanto alla carne macinata, il che crea un macabro parallelismo con l’idea dei soldati non come persone ma come carne da macello.

In questa canzone si può rintracciare a più riprese quello che è forse il motto della band e cioè слова – это власть, ovvero “la parola è potere”. Concetto che viene rafforzato dai versi “Слова должны разрывать ткань реальности” (Le parole devono strappare il tessuto della realtà) e “Слова должны разрывать ебучий экран кина!” (Le parole devono strappare il fottuto schermo del cinema) in cui risuonano le parole di Majakosvkij “Vogliamo che la parola esploda nel discorso come una mina e urli come il dolore di una ferita e sghignazzi come un urrà di vittoria”.

Conclusione

In conclusione, il tema della guerra nella musica dei Shortparis si sviluppa in modo complesso e articolato. Attraverso un’analisi delle loro composizioni, dei testi e delle performance, è possibile osservare come gli Shortparis utilizzino la musica come una lente per esplorare la memoria storica e la condizione contemporanea della Russia. I loro testi offrono una riflessione profonda sulla violenza, sull’alienazione e sulla perdita di umanità. Attraverso immagini potenti ed evocative, riescono a esprimere il sentimento di angoscia e la disillusione di una generazione che si trova a fare i conti con le cicatrici del passato e con quelle create dal presente. In ultima analisi, la musica dei Shortparis non intende fornire facili risposte ma offre nuovi spunti per un’interpretazione alternativa e tragicamente umana della realtà, che supera la semplice dimensione della protesta e arriva a un piano più profondo e consapevole. La loro arte suggerisce che la guerra non è solo un fenomeno politico, ma un’esperienza universale che si insinua nelle pieghe più intime della società e della psiche umana.

Tutti i testi degli Shortparis presenti nell’articolo sono stati tradotti dall’autrice Claudia Palli.

 

Bibliografia:

Jurij Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, Milano, Bompiani, 2019. A cura di Silvia Burini.

Laura Gherlone, Dopo la semiosfera. Con saggi inediti di Jurij M. Lotman, Bologna, Mimesis, 2014.

Viktor Šklovskij, Una teoria della prosa, Milano, Garzanti, 1974. Traduzione di Maria Olsoufieva.

Anna Achmatova, La corsa del tempo, Torino, Einaudi, 1992. A cura di Michele Colucci.

John Steinbeck, Furore, Milano, Bompiani, 2013. Traduzione di Sergio Claudio Perroni.

Ignazio Ambrogio, Majakovskij, Roma, Editori riuniti, 1976.

Sitografia:

Shortparis, sito ufficiale: https://shortparis.com (ultima consultazione 29/12/2024).

Elizaveta Kirpanova – Lilit Sarkisjan, “‘So vsech storon torčat igly i kop’ja’ Barabanščik Shortparis Danila Cholodkov – o muzyke, tance i samoidentifikacii”, in Novaja Gazeta: https://novayagazeta.ru/articles/2019/12/24/83284-so-vseh-storon-torchat-igly-i-kopya (ultima consultazione 29/12/2024).

Nikolaj Ovčinnikov, “ ‘Strašno’ – eto žizni v Rossii 2019 goda: interv’ju s gruppoj Shortparis”, in Ofiša daily: https://daily.afisha.ru/music/11980-strashno-eto-saundtrek-zhizni-v-rossii-2019-goda-intervyu-s-gruppoy-shortparis/ (ultima consultazione 29/12/2024).

Wojciech Siegień, “Shortparis and a strategy of defiance against the Kremlin”, in New Eastern Europe: https://neweasterneurope.eu/2019/02/01/shortparis-and-a-strategy-of-defiance-against-the-kremlin/ (ultima consultazione 29/12/2024).

 

Apparato iconografico:

Immagine 1 e immagine di copertina: https://www.instagram.com/_shortparis_/related_profiles/

Immagine 2: https://shortparis.com

Immagine 3: https://www.themoscowtimes.com/2019/12/18/best-new-band-shortparis-a68593