Nota editoriale

La redazione

 

Con “Guerra. Guerre” Andergraund Rivista giunge al suo ottavo numero tematico. La rivista, che rimarca qui la sua indipendenza da ogni organo istituzionale, nonché la volontà di continuare lungo questa linea, è nata in tempi pandemici in cui regnava un’ovattata e illusoria parvenza di pace. In seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022, la rivista ha deciso di mettere a tacere le sue attività per circa un mese, rimandando l’uscita del suo numero dedicato ad “altre realtà”. Se la redazione era stata in grado di indagare forme di realtà altre, si trovava ossimoricamente impossibilitata a investigare le incrinature del reale che si andava avviluppandosi di fronte agli occhi di spettatori seduti sui loro comodi divani o alle loro scrivanie. In seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina, la domanda, che ancora oggi ci si continua a porre, suonava come un sordo e ridondante che fare? Insieme allə amichə e colleghə di Russia in Translation – realtà indipendente che avrebbe chiuso pochi mesi dopo proprio a fronte dello svilupparsi degli eventi – lə russistiə della redazione si sono organizzatə per mettere insieme una piccola officina di traduzione che potesse dar voce, in Italia, allə giornalistə della Novaja Gazeta, prima che pochi mesi dopo questa fosse forzata a chiudere i battenti. Un’altra iniziativa è stata la pubblicazione dello speciale sul cinema ucraino, “Campi lunghi. Campi di grano. Campi di battaglia”, spinto dalla volontà di comprendere come la situazione geopolitica ucraina si riflettesse nel contesto cinematografico. Tuttavia, queste iniziative non hanno esaurito la necessità della rivista di investigare questo tema. Da quest’ultima nasce il numero “Guerra. Guerre”: la redazione ha deciso di analizzare il macrotema della guerra in senso plurale, evitando qualunque limite temporale e, restando entro i confini delle aree indagate, spaziale. Lo scopo non è in alcun modo quello di spiegare cosa sia la guerra ma di indagarne il ventaglio di possibilità di rappresentazione di quest’ultima, da un punto di vista tematico, linguistico e figurativo.

Il numero si apre con un contributo introduttivo ad opera di Andrea Braschayko, “Una guerra alla Storia: il ruolo della storiografia nell’invasione russa dell’Ucraina”, che si concentra sulla guerra in Ucraina, ponendo particolare enfasi sulla crucialità della narrazione storica e della manipolazione ideologica di quest’ultima.

La sezione dedicata ai Balcani è introdotta da Alice Bettin, che analizza il capolavoro dello scrittore jugoslavo Ivo Andrić Il ponte sulla Drina, riflettendo sul ponte di Višegrad, in Bosnia, come topos letterario e simbolo della dicotomia convivenza-conflitto tra culture nei Balcani. A questo contributo segue quello di Marco Jakovljević, che prende in esame Minuetto per chitarra, controverso romanzo sulla Seconda guerra mondiale che propone il punto di vista di un partigiano jugoslavo dello scrittore sloveno Vitomil Zupan. Lara Pasquini Perrott approfondisce Il diario di Čarnojević di Miloš Crnjanski, focalizzandosi sull’esperienza alienante della guerra e sui devastanti effetti delle armi moderne sui soldati, così come rappresentati da Crnjanski. Segue il contributo di Anita Redzepi che affronta il ruolo dello stupro come strategia militare durante la guerra in Bosnia. La sezione di balcanistica si chiude con la traduzione, a cura di Laura Renesto, di alcuni estratti del libro della scrittrice slovena Maruša Krese Vse moje vojne, una raccolta di testimonianze e riflessioni sui conflitti in varie aree del mondo, tra cui la Bosnia e la Palestina.

La sezione di Magiaristica accoglie due contributi. Il primo di Jessica Alfieri è dedicato a Abigail di Magda Szabó, romanzo che offre una perspettiva unica sugli impatti psicologici e sociali della Seconda guerra mondiale. Il secondo, redatto da Niccolò Dal Bello, analizza la componente memoriale e autobiografica nei romanzi in cui le memorie di Ágota Kristóf convergono nella creazione di traumascapes.

La sezione di Russistica si apre con l’articolo di Sara Deon che si pone come obiettivo un’analisi comparata della visione delle guerre cecene offerta da Arkadij Babčenko e dal giornalista Jonathan Littell. Seguono due contributi dedicati al poeta russo Gennadij Gor. Marianna Di Labbio, propone una panoramica che mostra l’evoluzione della poetica di Gor a cui segue la traduzione di due componimenti ad opera di Marella Fasano. L’articolo di Caterina Esposito si concentra sulla rappresentazione della guerra nel capolavoro di Vasilij Grossman, Vita e destino. Un altro contributo dedicato alla poesia russa del Novecento è quello di Olga Ferraro che si propone di analizzare la dimensione “sussurrata” della guerra in Anna Achmatova. L’articolo di Elena Mancinelli presenta le voci legate a Radio Leningrado durante l’assedio della città da parte delle truppe naziste. Arianna Minonzio realizza invece uno studio della rappresentazione bulgakoviana della guerra in La guardia bianca. La restante parte degli articoli della sezione è invece incentrate sull’espressione culturale russa contemporanea. L’articolo di Chiara Foscolo Foracappa e quello di Michela Romano indagano forse e strategie del dissenso russo contemporaneo nei confronti dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il primo attraverso lo spettro linguistico e il secondo culturale-letterario. Claudia Palli incentra il suo sguardo sul dissenso nella musica del gruppo Shortparis, proponendo un’analisi stilistico-tematica dei testi di alcune canzoni. L’articolo di Eleonora Smania è dedicato alla forma del reportage sviluppata da Svetlana Aleksievič nel suo celebre roman golosov La guerra non ha un volto di donna. L’articolo di Anna Sokolova analizza la rappresentazione della natura tragia e assurda della guerra divicle russa nel romanzo di Aleksej Ivanov Broneparochody. Infine, la sezione propone anche un estratto della pièce Živye kartiny. Dokument-skazka di Polina Barskova nella traduzione di Maria Vittoria Rossi.

La sezione di Germanistica presenta in questo numero due articoli, il primo dei quali è firmato da Viviana Santovito. In esso si propongono presentazione e analisi di Vergeltung di Gert Ledig, in cui si rivela la cruda realtà della vita civile durante il secondo conflitto mondiale, espressa attraverso un attimo di vita dei suoi cittadini. Segue l’articolo di Silvia Girotto, un approfondimento sul ruolo di guida nella rinascita dell’intellettuale di fronte ai tragici eventi della Seconda guerra mondiale attraverso l’esempio della figura dello scrittore Erich Maria Remarque e l’analisi del suo romanzo Zeit zu leben, Zeit zu sterben.

La sezione di Ucrainistica di apre con l’articolo di Claudia Fiorito dedicato alla presenza di film ucraini nella dimensione festivaliera internazionale. Segue uno studio comparato di Fabio Mosco che si propone di analizzare due diverse rappresentazioni dell’eccidio di Babij Jar in Anatolij Kuznecov e Katja Petrowskaja. Infine, la sezione si chiude con un’indagine del paradosso identitario nell’opera di Andrej Kurkov Dnevnik Majdana.

Alla classica suddivisione in macroaree linguistiche si aggiunge una sezione ulteriore, ovvero quella delle interviste, all’interno della quale fanno capolinea tre contributi. La sezione si apre con un’intervista al fotografo polacco Mateusz Baj, che da anni attendeva di essere pubblicata in quanto respinta da altri contesti perché “troppo politicizzata”. La seconda intervista è invece avvenuta con una figura cardine del dissenso russo contemporaneo, Linor Goralik, caporedattrice della rivista ROAR. La terza intervista è una conversazione avvenuta attraverso uno scambio epistolare con il reporter polacco Wojciech Jagielski, una delle figure di spicco del reportage polacco, con il quale si è discussa la sua esperienza nelle guerre cecene.

La redazione ci tiene a ringraziare tutti coloro che da anni supportano il progetto, chi ha contribuito al crowdfunding per il pagamento del sito, la LibrOsteria per aver fornito uno spazio fisico per gli eventi organizzati dalla rivista nonché tutti quegli ospiti che sono passati e passeranno.