“E al mattino arriveranno i russi” di Iulian Ciocan: romanzo di un incubo

Marijana Puljić

Era una splendida giornata estiva, un sabato tranquillo, l’ideale per rilassarsi dopo una settimana di lavoro. Ma il professore di latino aveva come il presentimento che qualcosa non andasse, come se nell’aria aleggiasse una specie di inquietudine opprimente. Nicanor Turturică levò gli occhi al cielo e osservò delle nuvole grigie che venivano da sudest, oscurando irrimediabilmente la serena volta celeste.” (p.16)

 

E al mattino arriveranno i russi (“Iar dimineața vor veni rușii”, 2015) è il secondo romanzo della trilogia di Iulian Ciocan, una delle figure centrali della letteratura moldava contemporanea, inaugurata nel 2007 con il romanzo Prima che Brežnev morisse (“Înainte să moară Brejnev”), entrambi editi da Bottega Errante all’interno della collana Radar grazie alla traduzione di Francesco Testa. Ciocan, oltre a essere un romanziere, è anche un giornalista e critico letterario, nonché collaboratore della programmazione culturale di Radio Europa Libera nella sede di Chișinău. È stato ospite del PEN World Voices Festival di New York e della European Literature Night di Amsterdam. I suoi libri sono stati tradotti in ceco, inglese e serbo.

Link al libro: https://www.bottegaerranteedizioni.it/product/e-al-mattino-arriveranno-i-russi/


Le tensioni geopolitiche del presente vengono intrecciate con un inquietante verosimiglianza, definita dalla critica letteraria “profetica”, in E al mattino arriveranno i russi: questo romanzo distopico, ambientato nella Moldavia in transizione degli anni Novanta, narra di un’immaginaria invasione orchestrata dalla Transnistria, regione separatista sostenuta da Mosca, che ha luogo il 25 giugno del 2020 quando al lettore viene riportato che siamo in guerra” (p. 17). La narrazione, che si presenta come una mise en abyme, si sviluppa su due piani temporali: da un lato Marcel Pulbere, un giovane neolaureato che nel 1995, dopo aver conseguito una laurea in filologia all’università di Brașov, cerca di affermarsi come scrittore nel paese natale post-sovietico in transizione, e che, in dialogo col carismatico amico dell’infanzia Blina, rivela di aver persino scritto un romanzo di finzione” (p. 26), aggiungendo poi che lo sfondo in cui si muovono i miei personaggi è rappresentato da una Moldavia occupata dalla Transnistria di Smirnovič” (p. 26). Dall’altro, il suo alter ego letterario, il professore di lingua latina Nicanor Turturică, un romeno tutto d’un pezzo” (p. 179), protagonista del romanzo distopico che Marcel ha scritto, ambientato in un 2020 segnato dall’invasione transnistriana. In quel sabato di giugno 2020 appare sullo schermo Nicolae Flenchea, il presidente della Repubblica moldava. Stava rivolgendo un discorso alla nazione. Condannava l’attacco dei separatisti della Transnistria, i quali avevano vilmente aggredito la Moldavia grazie al sostegno del Cremlino (p. 18-19), e una delle più grandi paure dei moldavi inizia a diventare realtà. 

Il romanzo di Ciocan non è solo un esercizio di immaginazione politica, ma anche un’acuta riflessione sulle fragilità identitarie e istituzionali della Moldavia: infatti, l’autoproclamata repubblica di Transnistria rappresenta una ferita aperta nel tessuto del paese, prestandosi così alla metafora delle divisioni interne: linguistiche, culturali e politiche. La Repubblica secessionista, tuttora non riconosciuta dalla comunità internazionale, si trova nel territorio a est del fiume Dnestr, parte dell’allora Repubblica sovietica di Moldavia che nel settembre del 1990 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza con il nome di Repubblica moldava di Pridnestrovie; l’anno seguente, per la precisione il 27 agosto 1991, la Moldavia, che comprendeva anche la Transnistria, diventa indipendente in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. Nel 1992, il conflitto tra la Transnistria secessionista e la Moldavia, che aveva visto numerose tensioni, si è concluso con un nulla di fatto, poiché il cessate il fuoco tra le parti è stato garantito da una commissione congiunta formata da Russia, Transnistria e Moldavia.

Nel romanzo, la brusca irruzione dei carri armati a Chișinău non solo svela le contraddizioni geopolitiche della regione, ma mette anche in luce le dinamiche umane di una società che, di fronte alla crisi, si spacca in due fazioni contrapposte. Da un lato ci sono coloro che, come Vitali Petrovič, vicino di casa del professore di lingua latina, nutrono il sogno di un ritorno all’egemonia russa. Petrovič, che aveva atteso il ritorno dei russi per ventinove lunghi anni, dal giorno in cui un gruppo di nazionalisti violenti e bifolchi aveva proclamato l’indipendenza della Moldavia ha atteso per ben ventinove anni, la restaurazione della verità” (p. 206). A conferma di questo stato d’animo, un momento cruciale si verifica quando il professore e la barista Raia, che egli frequenta occasionalmente, dopo aver acceso il televisore, constatano stupiti che i sessanta canali della televisione via cavo sono scomparsi, tranne l’emittente pubblica, dove un tronfio conduttore annuncia la liberazione della Moldavia dal giogo romeno-occidentale” (p. 126). Dall’altro lato c’è chi guarda all’Occidente come alla via di salvezza, come nel caso di una signora, il cui nome non viene mai rivelato, che Nicanor incontra al confine con la Romania, e che, fuggita con l’intento di raggiungere la figlia in Italia, rappresenta il desiderio di un futuro diverso, lontano dalle macerie del passato.

I personaggi principali, Marcel e Nicanor, incarnano due generazioni e prospettive diverse: Marcel è un giovane pieno di speranze deciso a ritagliarsi un ruolo nel panorama culturale moldavo. Egli si scontra con un sistema editoriale dominato da autori patriottici e tradizionalisti che esaltano la società rurale e i valori nazionalisti, tanto che il suo manoscritto viene inizialmente ignorato e rifiutato. A pubblicarlo sarà una piccola casa editrice e, da subito, finisce per diventare un caso letterario, tant’è che alla prima presentazione del libro, avvenuta in una grande sala universitaria, erano presenti tutti i riformatori letterari di Chișinău e questi si protraggono a lungo in una discussione spendendo belle parole” (p. 155). D’altro canto, il professore che vive l’incubo descritto nel romanzo di Marcel è simbolo dell’impossibilità di sfuggire a una realtà soffocante. Tenta la fuga verso la Romania, per la quale nutre un amore quasi mistico” (p. 71), ma senza successo in quanto il suo passaporto romeno risulta essere scaduto nel mese antecedente i fatti di giugno 2020; cacciato in malo modo dagli ufficiali di dogana, deve fare ritorno in una città che si presenta semideserta e con le strade affollate da persone agitate che camminano in modo disordinato, sventolando bandiere russe. Arrivato a casa per recuperare il passaporto moldavo, inserendo la chiave nella toppa della serratura, Nicanor rimane di stucco nello scoprire che il suo appartamento è stato occupato. Rassegnato all’idea di dover rinunciare al passaporto e in preda al panico per la propria vita, raggiunge il cortile per rimanere esterrefatto nello scoprire che la sua automobile, marchio Opel, è stata rubata. Mentre in città si aspetta l’arrivo dei carri armati, il professore in preda a sentimenti che spaziano dallo sconforto alla disperazione e collera, raggiunge a piedi il consolato romeno nel disperato tentativo di rinnovare il passaporto, per scoprire che tutti i dipendenti sono già fuggiti in Romania. Davanti al consolato, viene approcciato da un giovane ragazzo che si trova nella sua stessa situazione e i due si dirigono verso l’aeroporto nella speranza di riuscire  a imbarcarsi su un aereo che li porti lontano da lì. Trovano tuttavia l’aeroporto bloccato: infatti, qualche centinaio di poliziotti tenta di tenere a bada una folla imbizzarrita che vuole raggiungere la pista di decollo, ma l’unico aereo disponibile viene occupato da politici in fuga e in pochi minuti prende quota, lasciando in preda all’angoscia i cittadini.

La Moldavia del professor Nicanor, in questo romanzo avvincente di Ciocan, è un luogo che esplora il dramma di chi vive in una terra perennemente contesa, dove la paura e la visione antiutopica si fondono in un quotidiano sempre più precario e dove, forse, solo in compagnia dei libri – immedesimandosi nei protagonisti, soffrendo e gioendo assieme a loro” (p. 37) ci si può sentire meno soli. 

 

Sitografia:

Immagine di copertina: https://www.theparliamentmagazine.eu/news/article/iulian-ciocan-interview-moldova-russia-between-hammer-anvil

Immagine 2: https://www.bbc.com/news/world-europe-18284837