Eleonora Smania
Recentemente rivalutato e sottoposto all’attento occhio critico degli studiosi letterari odierni, Stefan Grabiński viene ricordato come il precursore del genere fantasy nella Polonia novecentesca. Nato il 26 febbraio 1887 nell’allora cittadina polacca Kamionka Strumiłowa, oggigiorno conosciuta come Kamjanka-Buźka, Stefan Grabiński fu un prolifico, seppur sfortunato, autore di romanzi, opere teatrali e antologie di racconti in prosa dal 1909 al 1935. Le opere che scriveva, infatti, passavano in sordina, venivano stroncate oppure accolte con freddezza dalla critica a lui contemporanea. L’unica fonte di guadagno per lo scrittore polacco era lo stipendio da professore presso un ginnasio di Leopoli, dove insegnava esclusivamente per pura necessità e non per vocazione. Morì il 12 ottobre 1936 a causa della tisi, aggravatasi a partire dal 1929, dopo una lunga e terribile agonia.
Il rinnovato interesse da parte di studiosi e accademici contemporanei nei confronti di Stefan Grabiński è motivato dall’eccezionalità della sua produzione, superficialmente analizzata dalla critica del tempo. Nelle sue opere si denota come caratteristica principale la commistione tra generi come la fantasy, il noir e l’horror, che permette una resa onirica ed eterea di immagini sovrannaturali e terrorifiche. Altra caratteristica fondamentale della produzione grabińskiana è il nesso indissolubile tra fantasy e occulto. Il concetto di fantasy inteso da Grabiński non può essere analizzato senza includere il tema dell’occulto, che ha esercitato una forte attrattiva su di lui sin dalla giovinezza e che l’ha spinto a un approfondimento dettagliato della realtà “altra” (fu un esperto di demonologia, psicopatologia, magia e parapsicologia). In un’epoca fortemente positivista come quella del Novecento, nella quale il meccanicismo andava sempre più affermandosi, l’occulto appariva a Grabiński come una possibile alternativa per la descrizione di quei fenomeni ritenuti sovrannaturali, inspiegabili od oscuri persino alla scienza.
Una pubblicazione che rappresenta al meglio la poetica e lo stile dell’autore è la raccolta Demon Ruchu (“Il demone del moto”), pubblicato inizialmente nel 1919 e poi nel 1922 in una seconda edizione. Fu l’unica opera che riscosse un forte successo tra il pubblico e la critica. Il demone del moto è un’antologia di dieci racconti brevi che presenta una straordinaria organicità dell’impianto compositivo. L’organicità dell’opera è determinata dal fil rouge che collega un racconto all’altro, ossia il tema dell’ambiente ferroviario. L’aspetto innovativo consiste proprio nel tema selezionato, raccontato attraverso l’ottica del fantastico con tinte noir e orrorifiche. Ciò ch arricchisce l’interpretazione fantasy dell’ambiente ferroviario è l’evidente ispirazione alla tradizione folkloristica polacca: la figura del mago-sciamano riappare nei ferrovieri delle stazioni di confine, luoghi dove le forze sovrannaturali e le magie primordiali riacquistano i loro poteri e stabiliscono il loro dominio sulle macchine, trasformandole o infondendo parte dell’essenza magica. Kazimierz Joszt, l’eccentrico capostazione protagonista del racconto Ultima Thule, avverte la forte connessione con il paesaggio di Szczytniko e, proprio a causa di tale connessione con quel paesaggio di frontiera, ottiene inspiegabilmente il dono della preveggenza.
“Questa notte mi è apparso un rudere antico e desolato, con i vetri delle finestre rotti. Ogni volta che sogno quell’edificio avviene una disgrazia.” (p. 132)
Nei suoi sogni premonitori, Joszt può vedere attraverso le finestre del vecchio rudere il volto di chi morirà. Prova a spiegare le origini di tale terribile dono con l’amico Romek, dono che gli vale la nomea di “uccello del malaugurio” tra gli abitanti di Szczytniko.
“L’ambiente influisce su di me: sono sottoposto all’azione dell’atmosfera locale. La mia malaugurata virtù deriva con implacabile logica dall’anima di questi paraggi. Vivo al confine tra due mondi.” (p. 135)
I due mondi menzionati da Joszt, quello della civiltà modernizzata e quello governato dalle forze primordiali terrestri e universali, si compenetrano non solo in Ultima Thule, ma anche nel resto della raccolta. Simbolo rappresentativo della compenetrazione di tali spazi è il treno. Il treno, strumento usato dall’uomo nel tentativo di controllare lo spazio e il tempo e porsi al di sopra di essi, si trasforma nella rappresentazione di uno strumento di mediazione tra la realtà terrena e quella siderale. La metafora del treno costituisce una rielaborazione originale del concetto di slancio vitale introdotto da Henri Bergson. Secondo Bergson, lo slancio vitale è una forza spirituale che entra nella materia per dominarla e superarla in modo istintivo o razionale in un movimento verso l’alto, scavalcando l’ostacolo posto dalla materia. Grabiński immagina il superamento dei limiti tra realtà terrena e siderale tramite la tecnologia odierna e i risvolti terrificanti causati da tale evento nel mondo esterno che in quello della psiche umana. Racconto che presta il nome alla raccolta, Il demone del moto riassume in maniera significativa i pensieri e le riflessioni condotte dall’autore sull’arroganza umana nel cercare di controllare il tempo e lo spazio con il progresso tecnologico. Il protagonista del racconto, Szygón, affetto da una condizione di nomadismo particolare (si ritrova inspiegabilmente a spostarsi di città in città, senza una meta precisa e svegliandosi sempre a bordo di un vagone), tenta di far capire a un ottuso controllore l’inutilità della celebrazione del progresso tecnologico dettato dal capriccio umano.
“Che cosa sono i vostri viaggi, anche se compiuti alla massima velocità inimmaginabile, finanche sulle linee più distanti, in confronto al grande moto, e in confronto al fatto che, in sostanza, nonostante tutto, rimaniamo sulla Terra? […] Che influenza può avere la velocità sia pur favolosa e vertiginosa di un treno terrestre sugli effetti del grande moto? […] Non cambia nemmeno di una virgola la sua grande strada, né sposta di un millimetro le sue orbite cosmiche. […] Il suo misero treno (la sua formichetta, la sua striminzita ferrovia) in quella che lei definisce audace ‘corsa’ – è soggetto – noti ben, sottolineo con intenzione – è letteralmente soggetto a quasi venti diversi moti contemporanei, dei quali ognuno nella sua manifestazione è senza paragone più forte, senza dubbio più potente, del suo impeto in miniatura.” (pp. 44-45)
L’universo ferroviario rappresenta un luogo in cui i moti terrestri e siderali si congiungono, ponendo gli esseri umani di fronte a nuovi orizzonti completamente ignoti. Appaiono quindi nei racconti di Grabiński binari morti popolati da spiriti, stazioni ferroviarie che appaiono dal nulla e inghiottiscono persone, demoni, creature mitologiche e treni fantasma che appaiono dal nulla e sfrecciano sui binari nella loro forma nebulosa.
“Allora successe una cosa stranissima. Il treno errante, invece di schiacciare il compagno già rapacemente raggiunto, lo penetra come una nebbia; in un attimo si vedono le due file di vagoni attraversarsi: senza il minimo rumore le pareti delle vetture strisciano, in un’osmosi paradossale di ruote, e gli assi si compenetrano.” (p. 92)
Il superamento della dimensione materiale e la conseguente conflagrazione tra dimensione terrestre e siderale causate dalla tecnologia moderna non influisce solo nella realtà fisica e nella percezione sensoriale, ma anche nella dimensione mentale e psichica degli uomini, caratterizzata da desideri e perversioni. In un mondo dove l’uomo si serve della scienza per tentare di manipolare a proprio piacimento le regole del tempo e dello spazio, la perdita di controllo sul mondo fisico e su quello psichico rappresenta l’inevitabile e tetro scenario. L’elemento dell’occulto appare prepotentemente nelle descrizioni di fenomeni rappresentati degli stati di squilibrio della psiche umana, proprio quando l’uomo non è più capace di reprimere o nascondere le sue isterie. Gli episodi di sdoppiamento, di concretizzazione di turpi ossessioni erotiche, di irruzione di stati psico-patologici di natura eccezionale e di alterazioni della coscienza vengono raffigurati attraverso un linguaggio che si posiziona tra l’onirico e lo scientifico.
“«Mi sembra che non molto tempo fa qualcuno molto simile a lei, proprio nello stesso modo e sempre in treno mi abbia ‘chiesto’ del ‘fuoco’. La situazione attuale mi sembra l’esatta ripetizione di un’altra già vissuta, forse proprio di recente. […] Suppongo che quello stato anormale, al quale alludeva, non consenta la piena e cosciente partecipazione dell’individuo.»
«Certo, come del resto in qualsiasi altro caso, sia pure parziale, della scissione dell’io.»
«Dunque, si tratta di uno vero sdoppiamento?»
«[…] La prego di immaginarsi qualcuno che dominato da un pensiero ‘si diriga’ con il suo corpo etereo ‘in ricognizione’[…]. Può trattarsi di qualcuno che insegue un nemico, controlla i movimenti di una persona che gli è particolarmente cara, oppure avverte qualcuno per tempo, o magari lo minaccia.»
«E in che modo?»
«[…] Si può suscitare in qualcuno un presentimento oscuro e indefinito di qualcosa che lo insidia, altrimenti, se il mezzo non è efficace, evocare una momentanea apparizione oppure una specie di visione fugace per mezzo di una terza persona. […] Si può applicare la propria maschera per un attimo su un volto estraneo e in questo modo apparire a qualcuno, di cui ci importa molto».” (pp. 212-217)
Ciò che sorprende e rende sgomenti è l’estremo realismo intriso nella prosa. L’ambientazione dei racconti non presenta alcuna deformazione di stampo grottesco. Per questo ci si sorprende quando i protagonisti dei racconti, alle prese con la tipica routine monotona della loro vita, diventano improvvisamente testimoni o vittime di eventi incredibili, terrificanti e – soprattutto – inspiegabili. Durante la lettura, il lettore non può fare a meno di provare un forte senso di inquietudine e terrore, osservando come tali episodi di natura supernaturale avvengano da un momento all’altro senza poterli prevedere e conseguentemente percependo il senso d’impotenza di un normale essere umano di fronte alle forze universali che stravolgono la vita degli uomini. Il terrore, inteso da Edgar Allan Poe (su cui l’autore polacco scrisse un saggio in suo onore) come la paura di fronte all’ignoto, si manifesta crudamente e inaspettatamente all’interno della quotidianità in Grabiński.
Alcune somiglianze con la produzione lovecraftiana sono state notate da Stanisław Lem, considerato il ‘padre’ del sci-fi polacco. Lem aveva osservato diversi punti in comune, come la commistione tra horror, occulto e fantasy e lo svelamento di una dimensione ultraterrena immensa e lontana dalla comprensione umana; tuttavia, sono state riconosciute determinanti differenze tra i due autori: se in Lovecraft si individua lo sforzo nello descrivere le crudeli entità divine che dominano l’universo (il ciclo Cthulhu ha influenzato in modo così massiccio la cultura di massa al punto da ispirare opere cinematografiche, letterarie, fumettistiche e video ludiche ), in Grabiński non viene fornita alcuna spiegazione specifica in merito a quali siano le forze o le entità divine che agiscono, lasciando un alone del mistero e gettando il lettore in un totale stato di angoscia. La grandezza dello sfortunato autore polacco la si vede proprio nella sua capacità di servirsi di un genere poco approfondito come il fantasy nel panorama polacco novecentesco per raccontare una visione della realtà così unica e originale. Considerando l’approccio avanguardistico che caratterizzò non solo Il demone del moto, ma anche le altre opere dell’autore, si potrebbe individuare in Stefan Grabiński una figura pionieristica di un new weird di stampo europeo, un sottogenere fantasy dalle tinte più tetre e incentrato sulla componente onirica.
Bibliografia:
Stefan Grabiński, Il demone del moto, racconti fantaferroviari, a cura di Mariagrazia Pelaia, Stampa Alternativa Banda Aperta s.r.l., 2015.
Sitografia:
Stanisław Lem, Posleslovie k “Neobyknovennym rasskazam”, 2007: https://fantlab.ru/article639 (ultima consultazione: 17/01/2022)
Apparato iconografico:
Immagine di copertina e Immagine 1: https://www.google.com/url?sa=i&url=http%3A%2F%2Fwww.isfdb.org%2Fcgi-bin%2Fea.cgi%3F167301&psig=AOvVaw05f0BUHRwHbVkZL7TsykDS&ust=1642530347889000&source=images&cd=vfe&ved=2ahUKEwiOqc_AtLn1AhVhyrsIHanDAY0Qr4kDegUIARCxAQ