Federica Florio
Il sociologo Carlo Bordoni in Guida alla letteratura di fantascienza afferma che tale genere letterario non è altro che un’“occasione di conoscenza, di critica sociale, riflessione sul futuro dell’uomo, e dunque sul suo presente e sul suo passato” (p. 7). In questo senso, lo scrittore russo Aleksandr Bogdanov (1873-1928) ha sicuramente saputo cogliere e analizzare le peculiarità – e soprattutto le difficoltà – della sua epoca.
Bogdanov (originariamente Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij) nacque a Sokolko il 10 agosto 1873 e dimostrò fin da subito uno spirito piuttosto ribelle e rivoluzionario. Dopo aver conseguito il diploma, si iscrisse alla facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Mosca, dove vi rimase fino al 1894, anno in cui venne esiliato a Tula con l’accusa di aver aderito al consiglio federale degli zemljačestvo. Si laureò successivamente in Medicina all’Università di Char’kov. Il suo temperamento lo portò a seguire le orme dei propagandisti rivoluzionari: all’inizio, appoggiò le idee della “Narodnaja Volja”, un’organizzazione che prevedeva l’uso della forza come strumento necessario per la liberazione della Russia zarista; poi, nel 1898, si accostò al Partito Operaio Socialdemocratico. Qualche anno dopo, nel 1904, cominciò a lavorare a stretto contatto con Lenin, ma nel giro di qualche anno si discostò dall’ideologia bolscevica e, nel 1908, pubblicò Stella Rossa (“Krasnaja zvezda”), un romanzo-utopia che non venne accolto di buon grado dal leader della fazione bolscevica. Bogdanov, secondo Lenin, era troppo moderato nelle sue idee, poiché credeva che, per cambiare il destino del paese, si dovesse favorire la costruzione di una cultura proletaria, necessaria per lo sviluppo di una coscienza di classe.
Stella Rossa non è l’unico scritto di Bogdanov. Al contrario, la produzione dell’autore è piuttosto ricca e, oltre a un secondo romanzo del 1912 intitolato Inžener Menni (“L’ingegner Menni”), conta testi di economia politica, filosofia, materialismo storico, cultura proletaria: tutte tematiche strettamente collegate tra loro nell’ideologia dell’autore e che, inevitabilmente, si amalgamano nelle pagine della sua opera più conosciuta, la quale riunisce in sé tre generi letterari: l’utopia, il trattato politico e la fantascienza.
Il romanzo, di evidente ispirazione politica, venne scritto in risposta al fallimento della rivoluzione del 1905. Esso racconta il viaggio di Leonid, giovane membro del partito socialista russo, su Marte, il “pianeta rosso” per eccellenza. Durante la sua permanenza come visitatore terrestre, Leonid ha l’opportunità di conoscere il sistema socialista marziano; Marte, infatti, incarna l’ideale utopico di un socialismo mondiale, dove ogni individuo mette a disposizione le proprie capacità in base alle necessità della comunità. I marziani vengono cresciuti ed educati fin da bambini in “Case” apposite, dove, vivendo insieme, imparano ad aiutarsi reciprocamente e a condividere spazi e oggetti. Tutto ciò che avviene sul pianeta – grandi scoperte, invenzioni o successi scientifici – non è altro che il risultato di un enorme sforzo collettivo protratto nel tempo, che non potrebbe essere messo in atto se la popolazione ragionasse nei termini prettamente terrestri dell’individualismo.
Tra le tematiche trattate in Stella Rossa, la cultura è quella che permea l’opera intera. L’arte, in particolare, tende a rispecchiare la struttura economica e politica del pianeta. Nello specifico, la poesia, la scultura e l’architettura sono le forme in cui il senso artistico della società marziana riesce a rappresentare al meglio uno stato d’animo o un’idea propriamente socialista, nonché a fungere da mezzo educativo e organizzativo per la costruzione dei legami tra la popolazione. Le arti plastiche, i cui esempi più notevoli sono destinati ai musei, sono dedicate alla praticità; i marziani giudicano controproducente compromettere la funzionalità degli oggetti creati per aggiungere degli ornamenti, poiché la bellezza è da ricercare nei ritmi di produzione e nell’utilità. Una riflessione simile riguarda la poesia, che è sottoposta alla stessa idea di ordine, tanto da presentare, attraverso la sua regolarità ritmica, la struttura perfettamente ordinata dell’universo.
Anche il linguaggio, imprescindibile componente culturale, è uno degli elementi che più distingue i marziani dai terrestri. Su Marte si parla un’unica lingua, comune a tutti gli abitanti, sviluppatasi in maniera quasi spontanea nel corso dei secoli. Simbolo di unificazione e uniformazione della società, essa è estremamente regolare e possiede delle peculiarità che il protagonista fa fatica ad accettare: “Le regole non ammettevano eccezioni e non c’erano distinzioni di genere, come il maschile, femminile e neutro; ma i nomi delle cose e delle qualità variavano in corrispondenza del loro stato temporale.” (p. 55)
Ciò che più stupisce è proprio il fatto che la lingua marziana non esprima il genere: i nomi delle persone e degli oggetti, infatti, vengono determinati dallo scorrere del tempo, poiché “la differenza fra cose che esistono e cose che non esistono più o che esisteranno in futuro è molto più significativa.” (p. 55)
La volontà di appianare le differenze tra i singoli individui – in particolar modo, le differenze di genere – si riscontra senza dubbio anche nei vestiti: essi sono semplici, comodi, privi di parti inutili e convenzionali, pensati per dare una maggiore libertà di movimento. L’unica discrepanza tra gli abiti maschili e quelli femminili risiede nel fatto che i vestiti da uomo risultano più attillati rispetto a quelli delle donne, che invece tendono a nascondere le forme. D’altronde, nei marziani, le differenze fisiche tra maschi e femmine sono davvero minime: l’assenza di barba e baffi non consente a Leonid di riconoscere il genere dei marziani con cui entra in contatto, ed è solo l’esperienza a fargli intuire che le donne hanno tratti leggermente più dolci e armoniosi.
Da un certo punto di vista, si potrebbe ipotizzare che Bogdanov, con questa caratterizzazione della società marziana, volesse sostenere e rimarcare l’ideale di una società socialista in cui nemmeno una differenza così evidente come quella di genere possa ostacolare la comunanza di intenti e di beni. Suddette differenze, inoltre, non compaiono nemmeno in ambito lavorativo: sia i maschi che le femmine possono aspirare a qualsiasi tipologia di lavoro (le donne possono diventare astronome e scienziate, così come gli uomini possono occuparsi dell’educazione e della formazione dei bambini). Ciò è probabilmente dovuto al fatto che il lavoro viene svolto con la precisione e la regolarità che caratterizzano le macchine; ogni lavoratore non è altro che un ingranaggio necessario a mantenere l’ordine e l’equilibrio all’interno della società. I marziani svolgono le proprie mansioni al meglio delle loro capacità, uniformandosi alle variazioni del rapporto tra domanda e offerta; in altre parole, sono in grado di cambiare lavoro in base alle effettive esigenze degli abitanti. Inoltre, grazie allo sviluppo delle tecnologie e all’organizzazione dei mezzi di produzione, i marziani riescono a ridurre al minimo i propri sforzi e, nonostante l’attività lavorativa obbligatoria ammonti a sole quattro ore di lavoro, molti continuano a lavorare anche per l’intera giornata. Le loro energie, infatti, sono indirizzate alla crescita progressiva della società: la devozione al benessere collettivo supera di gran lunga l’individualismo dei terrestri.
Benché possa sembrare inizialmente perfetto agli occhi del protagonista, Marte nasconde svariate criticità. Nonostante l’organizzazione sociale e politica funzioni con estrema precisione e lo sviluppo delle tecnologie permetta ai marziani un livello di salute e benessere elevato, si possono riconoscere degli elementi che rendono Marte tutt’altro che ideale. È un pianeta ridotto allo stremo, caratterizzato da una situazione ambientale critica; le sue risorse si stanno esaurendo a causa della crescita fuori controllo della popolazione, motivo per cui i marziani sono alla ricerca di un altro mondo da colonizzare. La comunità marziana, per di più, è affetta da mali psicologici incurabili, dovuti principalmente all’eccessiva importanza data al lavoro, alla nazionalizzazione delle terre e alla collettivizzazione delle risorse di produzione (le medesime strategie economiche messe in atto dal governo sovietico durante la stesura del romanzo stesso). Il socialismo sembra avere dei limiti evidenti anche su Marte, malgrado la superiorità dei suoi abitanti.
Nonostante i discorsi speranzosi e le buone intenzioni, alla fine il protagonista non riesce a interiorizzare del tutto il socialismo marziano. Leonid è incapace di integrarsi nella società di Marte a causa dell’insistente senso di inferiorità. Si potrebbe ipotizzare che Bogdanov, utilizzando l’espediente del romanzo utopico-fantascientifico, abbia voluto attuare una sorta di personificazione del popolo russo. Il protagonista è animato da buoni propositi e la sua fede negli ideali socialisti appare senz’altro incrollabile. La sua umanità, tuttavia, lo ostacola: emozioni quali l’egoismo e la paura, caratteristiche di un mondo fortemente individualistico, gli impediscono di portare a termine il proprio compito di ambasciatore. In altre parole, il suo dibattito interiore non è altro che la rappresentazione dello scontro reale tra il socialismo e il capitalismo che imperversa in Russia nei primi anni del Novecento. Bogdanov riesce dunque a mostrare i vantaggi e i limiti della sua realtà, rielaborandola attraverso la letteratura, che da sempre consente di analizzare e reinterpretare il presente.
Bibliografia:
Aleksandr Bogdanov, La stella rossa, Palermo, Sellerio, 1989.
Carlo Bordoni, Guida alla letteratura di fantascienza, Bologna, Casa editrice Odoya srl, 2013.
Konstantin Nikolaevič Ljubutin, Vladimir Dmitrievič Tolmačev, Aleksandr Bogdanov: ot filosofii k tektologii, Izdatel’stvo, in Bank kul’turnoj informacii, Ekaterinburg, 2005.
Apparato iconografico:
Immagine 1: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/71/Bogdanov.jpg
Immagine di copertina e Immagine 2: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/58/%D0%9A%D1%80%D0%B0%D1%81%D0%BD%D0%B0%D1%8F_%D0%B7%D0%B2%D0%B5%D0%B7%D0%B4%D0%B0.jpg