Tra emancipazione ed esclusione: la “doppia identità” degli intellettuali ebrei nell’Ottocento romeno

Nicola Perencin

“But do you know what a nation means? says John Wyse.
A nation? says Bloom. A nation is the same people living in the same place. (…)
What is your nation if I may ask, says the citizen.
Ireland, says Bloom. I was born here. Ireland.”
(James Joyce, Ulysses)

 

In anni di dibattiti (arenati) sullo ius soli, le parole di Leopold Bloom hanno il sapore di un monito. Il protagonista dell’Ulisse – figlio di un immigrato austroungarico – si dichiara irlandese perché nato in Irlanda: un’equivalenza apparentemente semplice ma tutt’altro che scontata, in molte epoche e paesi, che però riflette perfettamente il sentire, e talvolta anche il dramma, di un individuo considerato straniero dallo Stato in cui è nato e cresciuto.

Tale era per esempio, fuori dalla finzione letteraria, la situazione degli ebrei di Romania ai tempi di Joyce. Negli anni cruciali in cui, sull’onda delle rivoluzioni del 1848, furono raggiunte le tappe fondamentali della nascita della nazione romena (l’Unione dei Principati Romeni nel 1859, l’ascesa al trono di Carol I nel 1866, l’indipendenza dalla Sublime Porta nel 1877, la proclamazione del Regno nel 1881) e ancora fino alla Prima Guerra Mondiale, gli ebrei romeni erano privi di diritti civili e politici.

Secondo l’articolo 7 della Costituzione in vigore dal 1866, infatti, la cittadinanza spettava soltanto ai cristiani ortodossi, escludendo così diverse minoranze presenti anche da lunghissimo tempo nel Paese. Quella ebraica era numericamente la più consistente: all’epoca dell’indipendenza, su un totale di cinque milioni di abitanti, circa 700.000 erano stranieri e 265.000 di questi erano ebrei.

Nel 1879, in seguito al Congresso di Berlino, il quadro giuridico in parte cambiò e divenne possibile agli ebrei romeni ottenere individualmente la cittadinanza tramite richiesta di naturalizzazione. Tale possibilità, tuttavia, era piuttosto teorica: la richiesta andava presentata addirittura al Parlamento e richiedeva l’approvazione di entrambe le Camere. E in molti casi tali richieste venivano respinte, tanto che tra il 1880 e il 1900 ne vennero approvate soltanto duecento.

Fu soltanto nel 1919 che gli ebrei romeni ottennero infine la cittadinanza e un’emancipazione collettiva nella cosiddetta Grande Romania, ovvero lo stato formatosi con le annessioni ottenute all’indomani della Prima Guerra Mondiale, combattuta, come l’Italia, al fianco delle potenze dell’Intesa. Ma ancora, il diritto alla cittadinanza smise di essere riconosciuto agli ebrei romeni allorché il paese si avvicinò all’asse Roma-Berlino, adottando anche le politiche antisemite che caratterizzarono Germania e Italia nel periodo più fosco della storia europea.

Eppure, nella stagione di nation building inaugurata col 1848 e durata fino a fine secolo, il contributo degli ebrei romeni alla vita culturale del paese fu molto significativo. I loro tentativi di integrazione culturale ebbero inizio insieme al processo di modernizzazione del paese, per cui la prima generazione di intellettuali ebreo-romeni poté giocarsi proprio nei settori chiave per lo sviluppo dell’identità culturale romena, tra cui anche la filologia, la storia e la filosofia. Di letteratura e folklore si occuparono Moses Gaster e Lazăr Șăineanu, soprattutto linguista fu Heimann Tiktin, storici e folkloristi i fratelli Elias e Moses Schwarzfeld. L’elenco potrebbe continuare: gli intellettuali ebrei che divennero esponenti di spicco degli studi sulla cultura romena e delle scienze esatte non furono pochi, sia in quest’epoca sia nel periodo interbellico.

Un concetto chiave per comprendere l’importanza storica di queste figure è quello di “doppia identità”. Più che definire un dato fisso e stabile, questa formula caratterizza il processo identitario messo in atto da una generazione di intellettuali in bilico tra due dimensioni: una comunità e una tradizione acquisite per nascita da un lato; e dall’altro la società in cui tentavano di farsi strada, emancipandosi tramite gli strumenti della cultura.

Gli impulsi alla modernizzazione, all’apertura e alla contaminazione non derivarono agli intellettuali ebrei solo dall’incontro con la cultura romena: al contrario, avevano radici proprie nella corrente dell’Haskalah, nota anche come Illuminismo ebraico, i cui esponenti, presenti prima in Germania e poi in tutta Europa, erano favorevoli al mantenimento dell’identità ebraica ma anche all’integrazione nella società. Per diffondere tali idee vennero fondati dei giornali che pubblicavano, anziché in ebraico, nelle lingue dei rispettivi paesi. Nel 1847, apparve anche “Israelitul Român” (L’Israelita romeno) diretto da Iuliu Barasch. Il periodico, in romeno e francese, incentivava gli ebrei di Romania ad adottare la lingua e i costumi del paese al fine di integrarsi e di ottenere i diritti civili e politici a cui aspiravano, pur mantenendosi fedeli alla religione mosaica.

Iuliu Barasch, esponente della Haskalah e fondatore del giornale Israelitul Român

Dal programma del giornale, si comprende che “doppia identità” significava appartenere tanto al mondo ebraico quanto a quello romeno, il che presuppone la capacità di distinguere l’elemento religioso da quello socioculturale e politico. Questa tendenza laica di assimilazionismo moderato ebbe un grande effetto nell’ambito della cultura romena, dando il via a un’intensa stagione di studi in cui vennero realizzate opere capitali, destinate a diventare i duraturi capisaldi della linguistica, della letteratura e della filologia romena. E riverberò anche nell’ambiente ebraico, perché questi intellettuali, autoemancipandosi, intendevano proprio favorire il progresso culturale e, di pari passo, l’acquisizione di diritti da parte della loro comunità.

La reazione della società romena fu altrettanto duplice: dopo un’iniziale accoglienza, in cui l’interessamento per la filologia e la linguistica romene fu percepito come una prova di patriottismo, si iniziò a considerare gli intellettuali ebrei come un pericolo per l’integrità etnica e nazionale e a vederli come un elemento estraneo, addirittura straniero. Non tardarono ad innescarsi le dinamiche dell’esclusione e della discriminazione. Le vicende di Moses Gaster e di Lazar Saineanu sono emblematiche in questo senso: nati e cresciuti in Romania, entrambi studiarono in scuole romene, conseguirono il dottorato all’estero e furono attivi in ambito universitario proponendosi come continuatori dell’opera di Hasdeu, primo grande filologo romeno (e un dichiarato antisemita).

Gaster e Șăineanu, inizialmente favorevoli a un assimilazionismo moderato, si orientarono poi in direzioni opposte: il primo verso il nazionalismo ebraico e il sionismo, il secondo verso la completa assimilazione nella cultura romena. Ma nessuno dei due era destinato a concludere i propri giorni in patria.

Moses Gaster (1856-1939)

Gaster, figlio del console olandese a Bucarest, ebbe una carriera oltremodo brillante e fu in diretto contatto con tutte le principali personalità della cultura romena del suo tempo; ma a causa delle sue attività in favore dell’emancipazione degli ebrei, nel 1885 venne espulso dal Paese. Anche dopo la revoca del provvedimento rimase in Inghilterra, dove ottenne alti riconoscimenti scientifici. Nonostante ciò, continuò ad occuparsi di cultura romena ed ebraica, pubblicando studi in entrambi i campi, e rimase fedele all’ebraismo, diventando rabbino capo della comunità di rito sefardita e un leader del movimento sionista a Londra, convinto che solo con una patria in Palestina gli ebrei avrebbero trovato un posto tra le nazioni.

Șăineanu invece, di famiglia modesta, riuscì ad emanciparsi grazie alle borse di studio vinte grazie ai suoi studi di linguistica, filologia e folklore, ma non avendo ottenuto la cittadinanza romena non poté proseguire né la carriera accademica né quella di insegnante nelle scuole superiori. Quando la cittadinanza gli fu negata perfino dopo la conversione al cristianesimo ortodosso (1899), rimasto senza fonti di sostentamento, Șăineanu emigrò a Parigi, dove abbandonò del tutto gli studi di romeno e i rapporti con il mondo ebraico, guadagnandosi una duratura fama di linguista francese e studioso di Rabelais.

Lazăr Șăineanu (1859-1934)

Le esperienze di Gaster e Șăineanu mettono in luce le potenzialità e i limiti dell’idea della doppia identità, che non approdò a una forma stabile e non riuscì a dare continuità al dialogo tra culture che inizialmente era parsa in grado di creare. L’esclusione dell’ebreo dal processo di costruzione della cultura romena moderna è sintomo dell’insorgere di una particolare forma di antisemitismo nei confronti degli ebrei acculturati, considerati un elemento alieno e pericoloso, in grado di introdurre elementi estranei a quelli etnico-nazionali. L’esilio li rende delle figure erranti, ma anche degli intellettuali a pieno titolo europei, i cui percorsi si snodano in personali Odissee, molto reali e in qualche modo vicine a quella del più celebre, ma fittizio, Leopold Bloom.

 

Bibliografia:

Lya Benjamin 2010: Integrare și respingere. Cazul dublei identități la evreii din România [Integrazione ed esclusione: il caso della doppia identità degli ebrei di Romania], in Liviu Rotman, Camelia Crăciun, Ana-Gabriela Vasiliu, Noi perspective în istoriografia evreilor din România [Nuove prospettive sulla storiografia degli ebrei di Romania], București, Editura Hasefer, 2010, pp. 42-47.

Henry Bogdan, Storia dei Paesi dell’Est, Torino, Società Editrice Internazionale, 2002.

Ion Bulei, Breve storia dei romeni, a cura di Roberto Merlo, Alessandria, Edizioni dell’orso.

Dicționarul general al literaturii române, București, Academia Româna, Univers Enciclopedic 2004-2009 (voci Gaster e Șăineanu).

Maria Pașcalău, Moses Gaster și Lazăr Șăineanu: Problema dublei identități [Moses Gaster e Lazăr Șăineanu: la questione della doppia identità] «Analele Universităţii de Vest din Timişoara. Seria ştiinţe filologice», 2020 (57), pp. 19-29. Disponibile anche online: https://analefilologie.uvt.ro/wp-content/uploads/2014/07/03_Maria-PA%C8%98CAL%C4%82U.pdf (consultato il 30.11.2020).

Apparato iconografico:

Immagine 1: https://en.wikipedia.org/wiki/Iuliu_Barasch

Immagine 2: https://en.wikipedia.org/wiki/Moses_Gaster

Immagine 3: https://en.wikipedia.org/wiki/Lazăr_Șăineanu