Rappresentare la guerra in Occidente: un’indagine sulla presenza del cinema ucraino nei festival di Cannes, Berlino, Venezia e agli Academy Awards (2014-2024)

 

Claudia Fiorito

 

Abstract

Representing War in the West: An Investigation into the Presence of Ukrainian Cinema at the Cannes, Berlin, Venice Film Festivals and the Academy Awards (2014-2024)

Following the large-scale invasion of Ukrainian territory by Russian military forces on February 24, 2022, international media attention has focused intensely on the war in Ukraine. This growing attention has been mirrored in the cinematic landscape by an increasing presence of Ukrainian directors and filmmakers on the Western festival circuit, aiming to highlight and denounce the atrocities of war. This paper reports on the representation of the war in Ukraine at a selection of Western film-centric forums, with a focus on the spatial and thematic dimensions of the conflict. The attention is centered on four major cinematic events: the Academy Awards Ceremony and three of the so-called Western A-list festivals: Cannes, the Berlin International Film Festival, and the Venice International Film Festival. By tracing the chronology of the Russo-Ukrainian conflict’s depiction from the 2014 annexation of Crimea onwards, this study explores the evolving portrayal of the war within these prominent cultural arenas.


Un’industria in rivolta: l’evoluzione dell’industria cinematografica ucraina dopo il 1991

Dopo il 1991, con l’indipendenza dell’Ucraina e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il cinema ucraino ha attraversato un periodo estremamente difficile. Come evidenziato da Briukhovetska (2010), i cineasti locali si sono trovati ad affrontare enormi ostacoli finanziari, mentre le autorità governative mostravano scarso interesse nel sostenere la produzione nazionale, privilegiando invece l’importazione di film stranieri ed in particolare dalla Federazione Russa. Nei primi anni di indipendenza, la mancanza di una solida industria cinematografica era attribuibile a diversi fattori, tra cui la complessa transizione economica verso il capitalismo; a complicare ulteriormente la situazione vi era la carenza di sale cinematografiche, una condizione sostanzialmente invariata al 2021, che mostrava un cinema ogni 200.000 abitanti, dato dieci volte inferiore alla media europea (Bezruchko, Karchmar 2021).

Una svolta significativa è arrivata nel 2011 con la riforma dell’Agenzia Statale Ucraina per il Cinema, in grado di creare un sistema centralizzato per sostenere registi e produttori locali. Nello stesso anno è stato istituito il Fondo per il Finanziamento del Cinema, dando vita a progetti come il workshop Ukraїno, Hudbaj! (“Ucraina, Arrivederci!”) del 2012, un’iniziativa risultata decisiva nell’aiutare nuovi talenti a emergere nel panorama contemporaneo attraverso la categoria “Debut” dedicata ai giovani registi, rappresentando un’opportunità concreta di finanziamento per nuove generazioni di autori.

Un ulteriore passo avanti si è verificato nel 2014 con l’elaborazione del Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo dell’Industria Cinematografica Ucraina 2015-2020 (Cfr. Bezruchko – Karchmar 2021) che ha raddoppiato i fondi destinati alla produzione cinematografica e ha gettato le basi per il rilancio del cinema nazionale (Cfr. Alforova et al. 2021). Nel 2017, inoltre, è nata l’Accademia del Cinema Ucraino, che ogni anno organizza una cerimonia di premiazione – gli Ukrainian Academy Awards – per valorizzare i protagonisti dell’industria cinematografica del Paese.

Un momento chiave sul piano internazionale è stato invece il 2019, quando l’Ucraina è entrata a far parte di Eurimages, il Fondo Europeo per la Coproduzione e Distribuzione di Opere Cinematografiche: l’adesione del Paese ha rafforzato le coproduzioni internazionali e stimolato le collaborazioni con altri paesi europei. Sempre nel 2019, la regista e produttrice Nadia Parfan ha invece lanciato Takflix, una piattaforma streaming dedicata interamente al cinema ucraino, destinando inoltre parte dei ricavi al sostegno dei registi locali.

Parallelamente alle riforme istituzionali, nel 2015 è nato il collettivo Sučasne Ukraїnske Kino (“Cinema Ucraino Contemporaneo”), guidato dalla produttrice e regista Valeria Sočyvec’: da semplice gruppo di giovani filmmaker, il collettivo si è successivamente trasformato in una casa di produzione per film indipendenti, sostenuta dall’Agenzia Statale Ucraina per il Cinema e dal Ministero della Cultura. Grazie alle attività del collettivo e al sostegno statale, una nuova generazione di cineasti ha conquistato crescente attenzione in patria e all’estero: Nariman Alijev, Kateryna Hornostaj, Alina Gorlova, Antonio Lukyč, Marysja Nikitjuk, Dmytro Sukholytkyj-Sobčuk sono solo alcuni nomi delle figure centrali della rinascita del cinema ucraino (Cfr. Alforova et al. 2020).

L’invasione russa su larga scala del 24 febbraio 2022 ha spinto molte iniziative internazionali a sostenere il cinema ucraino. Tra queste, la piattaforma Filmmakers for Ukraine, gestita da Crew United, progetto online destinato al networking tra i professionisti dell’industria cinematografica e televisiva, ha organizzato proiezioni online a scopo benefico nel luglio 2022. L’organizzazione senza scopo di lucro European Film Promotion (EFP), che si pone come obiettivo la promozione globale del cinema europeo, ha inoltre contribuito al rilancio dell’industria del Paese attraverso il programma Film Sales Support (FSS) per sostenere la distribuzione internazionale dei film ucraini. Inoltre, l’International Coalition for Filmmakers at Risk (ICFR) ha stanziato un fondo di emergenza, raccogliendo più di 550.000 euro a febbraio 2023, supportando oltre cinquecento cineasti in difficoltà con attività di produzione, post-produzione e rilocazione di autori e lavoratori del cinema. Il sostegno di queste organizzazioni ha conferito una maggiore visibilità al cinema ucraino sul piano internazionale e aperto nuove prospettive per i suoi autori, segnando un percorso di crescita e riconoscimento che guarda con fiducia alle prospettive future.

 

Cerimonie di premiazione e festival occidentali dal 2014 al 2024

Il primo film dopo l’annessione militare della Crimea da parte della Russia nel febbraio del 2014 – atto formalmente non riconosciuto dalla maggior parte della comunità internazionale – a ricevere una nomination agli Academy Awards è stato Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom. Il documentario, diretto da Evgenij Afinevskij, regista di origini russo-ebraiche con cittadinanza israeliana e statunitense, è stato presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nell’edizione del 2015, concorrendo nella categoria Miglior Film Documentario. La pellicola – frutto di una coproduzione tra Ucraina, Stati Uniti e Regno Unito, con il coinvolgimento di Netflix che ne ha curato la distribuzione sulla propria piattaforma – non si concentra principalmente sul conflitto in corso, ma sulle vicende legate alle proteste del Majdan, svoltesi tra il 2013 e il 2014 e immediatamente antecedenti l’invasione russa della penisola. Winter on Fire costituisce il primo esempio, pur non essendo stato diretto da un regista autoctono, di un’opera di produzione ucraina a portare all’interno delle cerimonie di premiazione occidentali le dinamiche delle proteste e degli scontri del Majdan.

Afinevskij, che nel corso degli anni ha realizzato documentari concentrandosi su altre geografie – con una particolare attenzione per la guerra civile siriana nel suo Cries from Syria del 2017 – è tornato a trattare il conflitto russo-ucraino solo nel 2022, con un documentario che riprende il titolo del primo, fungendo così da secondo capitolo: Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom. Incentrato sulle prime fasi dell’invasione russa a partire dal 24 febbraio 2022, il film ha avuto la sua première fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nella stessa edizione del 2022.

Gli eventi del Majdan hanno ottenuto una significativa visibilità al Festival di Cannes alla sua edizione del 2014, con la première del documentario Maidan di Sergej Loznica, incentrato sui giorni più intensi degli scontri in piazza Nezaležnosti, presentato nella sezione Proiezioni Speciali. Lo stesso anno ha visto inoltre l’affermazione sulla scena internazionale di Miroslav Slabošpic’kij con Plem’’ja (The Tribe), il suo esordio con un lungometraggio di finzione a seguito della direzione di diversi cortometraggi, tra cui spicca la partecipazione al progetto Ukraїno, Hudbaj! con il corto Jaderni Vidchody (Nuclear Waste) del 2012. Il soggetto di The Tribe – presentato alla Settimana della Critica, dove ha ricevuto numerosi riconoscimenti – pur non essendo direttamente legato al conflitto in Ucraina ha rappresentato in ogni caso un punto di svolta nella cinematografia del Paese, trattandosi del primo film ucraino contemporaneo a ricevere una distribuzione internazionale nelle sale. Ambientato in una scuola per ragazzi sordi, il film è girato interamente in lingua dei segni ucraina, senza l’apporto di sottotitoli, offrendo così allo spettatore un’immersione totale nelle azioni dei giovani protagonisti. L’eroe della vicenda, Serhij, nuovo arrivato all’interno di “tribù” di delinquenti all’interno dell’istituto, è costretto a confrontarsi con questi spinto dall’amore per una ragazza vittima degli abusi del gruppo. Il film ha ottenuto una proiezione nella sezione Panorama della Berlinale dello stesso anno, dedicata a produzioni sperimentali incentrate su tematiche contemporanee.

Si è dovuto attendere fino al 2018 perché un secondo film di guerra di un regista ucraino si facesse strada tra la selezione ufficiale degli eventi cinematografici occidentali considerati per il presente resoconto, e ancora una volta si tratta di un’opera di un volto già noto: Sergej Loznica. Donbass è l’ultimo film di finzione del prolifico regista, che per la maggior parte della sua carriera si è dedicato alla realizzazione di documentari. Il film, una commedia nera ad episodi che pone allo spettatore una satira aspra della società nelle regioni in guerra del Donbas, racconta attraverso vicende che si intrecciano il contesto di violenza e disordini delle aree coinvolte negli scontri, ponendo particolare attenzione sulla distorsione delle notizie manipolate dalla propaganda e sull’assurdità grottesca della vita quotidiana delle vittime civili delle violenze. Donbass ha costituito il film d’apertura della sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes, dove ha valso a Loznica il premio per la miglior regia.

La Mostra del Cinema di Venezia e il Festival di Berlino hanno invece ospitato, negli anni successivi che precedono l’invasione russa del 2022, alcune voci meno note in Occidente del panorama cinematografico ucraino. Se l’edizione del 2020 della Berlinale aveva lasciato spazio al film distopico Nomera (Numbers) di Oleh Sencov, la Mostra del Cinema di Venezia del 2021 ha visto la presentazione nella sezione Orizzonti della pellicola Nosorih (Rhino), un film drammatico sui turbolenti anni Novanta in Ucraina, e soprattutto la proiezione di Vidblysk (Reflection) di Valentyn Vasjanovyč, che ha riportato ancora una volta l’attenzione sulla guerra del Donbas, film presentato invece in concorso.

Il periodo successivo all’invasione russa del 24 febbraio 2022, come menzionato in precedenza, ha segnato un cambiamento di direzione e una notevole apertura nel panorama occidentale nei confronti dell’industria cinematografica ucraina, con un crescente interesse verso le voci espressive del paese sotto attacco. Dopo i mesi tumultuosi seguiti alla devastazione delle operazioni militari russe, che hanno inevitabilmente avuto un impatto devastante sull’industria cinematografica nazionale, Bačennja Metelyka (Butterfly Vision) di Maksym Nakonečnyj è stato presentato al Festival di Cannes del 2022 nella sezione Un Certain Regard. Il soggetto del film, una delle poche pellicole di finzione entrate in produzione nel corso dell’anno, racconta il trauma di un’ufficiale di ricognizione aerea dell’esercito ucraino, liberata dopo due mesi di prigionia dalle milizie russe, che scopre di essere rimasta incinta a seguito degli stupri da parte dei soldati nemici.

Il 2023 ha visto un’ulteriore crescente presenza di film ucraini di guerra all’interno della dimensione festivaliera occidentale, con il ritorno di registi affermati come Vitalij Man’s’kyj, che già nel 2016 aveva riflettuto sulla frammentata realtà identitaria ucraina con il suo documentario Rodnye (Close Relations), incentrato sulle testimonianze di suoi familiari, amici e conoscenti dalle diverse posizioni politiche, divise tra orientamenti filorussi e sentimenti di identità nazionale. Nel 2023 il regista ha presentato alla Berlinale il suo nuovo lungometraggio, Schidnyj Front (Eastern Front), codiretto con il documentarista emergente Evhen Titarenko, che segue le attività dello stesso Titarenko come volontario paramedico sul fronte orientale. Voci nuove hanno trovato spazio all’interno del festival berlinese, come quella di Alisa Kovalenko con il suo documentario My Ne Zhasnemo (We Will Not Fade Away), scritto e diretto dalla stessa autrice. Il film si concentra sulla vita di cinque adolescenti della regione del Donbas che riflettono sulle loro aspirazioni e i loro sogni: presentato in anteprima alla Generation 14plus, una sezione del festival dedicata ai film destinati al pubblico più giovane, il film ha ottenuto attenzione per la sua rappresentazione cruda e autentica della gioventù ucraina travolta dal conflitto.

Va inoltre segnalata l’esponenziale crescita dell’Ukrainian Film Festival della capitale tedesca, istituito nel 2020 e che dal 2022 ha assunto un ruolo cruciale come piattaforma per amplificare le voci ucraine. Il festival si è progressivamente focalizzato sui temi della guerra, della resistenza e della resilienza della nazione, guadagnando crescente attenzione internazionale e consolidandosi come un ponte culturale e strumento di solidarietà, anche attraverso l’istituzione di campagne di raccolta fondi a sostegno dei lavoratori dell’industria cinematografica.

Per il 2024, l’attenzione per le produzioni ucraine non è scemata, ma si è anzi rilevato un numero crescente di proiezioni in Occidente: la Mostra del Cinema di Venezia ha dedicato una giornata speciale, l’Ukrainian Day del 6 settembre, per sostenere e promuovere il cinema del Paese, con incontri e discussioni sul supporto e su iniziative di cooperazione per la produzione cinematografica con autori ucraini. Nel frattempo, lo stesso anno ha visto la vittoria agli Oscar nella categoria Miglior Documentario del film 20 Dniv u Mariupoli (20 Days in Mariupol) di Mstyslav Černov, girato da una squadra di giornalisti ucraini dell’Associated Press, gli unici reporter internazionali rimasti nella città durante l’assedio. Alla Mostra del Cinema di Venezia ha avuto invece luogo la proiezione fuori concorso di Pisni Zemli, Ščo Povil’no Horyt’ (Songs of Slow Burning Earth) di Ol’ha Žur’ba, un documentario che mette in luce l’impatto dell’invasione russa sulla vita dei cittadini comuni, muovendo la macchina da presa tra i villaggi più remoti e quelli più vicini alle zone di combattimento. Il festival ha visto inoltre la presentazione di un lungometraggio di finzione – Medovyj Misjac’ (Honeymoon) di Žanna Ozyrna, giovane regista all’esordio – incentrato sulla vita di una giovane coppia appena sposata che, all’invasione del 24 febbraio, si ritrova a dover pianificare la fuga dal proprio appartamento nella regione di Kyiv e a riconsiderare il proprio futuro.

In ultimo, il Festival di Cannes ha visto il ritorno di Loznica con il suo The Invasion, documentario dalla coproduzione internazionale – da qui il titolo originale anglofono – che raccoglie scene di vita quotidiana del Paese nel corso degli ultimi due anni di invasione russa, presentato nella sezione Proiezioni Speciali. La Berlinale ha invece ospitato il documentario Triški Čuža (A Bit of a Stranger), presentato nella sezione Panorama e diretto da Svitlana Lyščyns’ka, che si concentra ancora una volta sulla città di Mariupol’ e sull’esperienza intergenerazionale di quattro donne che esplorano la loro identità nazionale.

 

Conclusioni

La rappresentazione della produzione cinematografica ucraina incentrata sul tema della guerra ha ricevuto, a partire dall’invasione e annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, inizialmente solo un’attenzione marginale nei principali festival cinematografici e nella Cerimonia degli Academy Awards. Dopo quasi otto anni di scarsa visibilità, con alcune eccezioni significative come il film Donbass di Loznica, l’interesse internazionale per la causa ucraina è stato riacceso a seguito dell’invasione su larga scala del 2022, rendendo impossibile ignorare la situazione. Le politiche di selezione nei festival hanno cominciato quindi a riservare maggiore spazio alla rappresentazione della guerra sul territorio ucraino. Questo cambiamento ha permesso in diversi casi di dare voce agli autori ucraini, con un aumento significativo di attenzione nei festival europei. Cannes, Venezia e Berlino, in particolare, hanno accolto nuove voci emergenti, offrendo opportunità di debutto a talenti locali e contribuendo alla crescita dell’Ukrainian Film Festival, che ha ricevuto un riconoscimento e un supporto finanziario crescenti.

Guardando al futuro, la Cerimonia degli Academy Awards del prossimo 3 marzo 2025 riflette una continuità di interesse per le dinamiche del conflitto in corso con due film selezionati per le categorie Miglior Documentario e Miglior Cortometraggio Documentario. Porceljanova Vijna (Porcelain War), codiretto da Brendan Bellomo e Slava Leont’jev, segue le attività del ceramista Leont’jev e di altri due artisti, divisi tra la pratica artistica e l’impegno militare. Il film, dopo la sua première al Sundance Film Festival 2024, dove ha vinto il Grand Jury Prize nella sezione U.S. Documentary Competition, è stato inserito nella shortlist per gli Oscar al Miglior Documentario. Bezslavni Kripaky (Once Upon a Time in Ukraine), diretto da Betsy West e Tetjana Chodakivska, dedicato alle vite dei bambini nelle città sotto assedio, è invece candidato come Miglior Cortometraggio Documentario.

 

 

Bibliografia:

Zoya Alforova et al., “Contemporary Ukrainian cinema into the European context (2014-2019)”, in Linguistics and Culture Review, Vol. 5, No. S2, 2021, pp. 274-283.

Zoya Alforova, “‘Nove’ Ukrayin’’ske Kino v Konteksti Suchasnoho Audiovizual’’noho Mystectva”, in Visnyk Kyyivs”koho nacional”noho universytetu kul”tury i mystectv Seriya: Audiovizual”ne mystectvo i vyrobnyctvo, Vol. 3, No. 2, 2020, pp. 213-221.

Boris Berest, History of the Ukrainian Cinema, New York, Schevchenko Scientific Society, 1962.

Oleksandr Bezruchko – Nataliia Kachmar, “The Development of Contemporary Ukrainian Cinema”, in Visnyk Kyyivs”koho nacional”noho universytetu kul”tury i mystectv Seriya: Audiovizual”ne mystectvo i vyrobnyctvo, Vol. 4, No. 2, 2021, pp. 208-216.

Larysa Briukhovetska, “Problema vyzhyvannia. Ukrainske kino vid 1960-kh rokiv”, in Kyiv: Kino-teatr, 2010, pp. 215-245.

Dina Iordanova (ed.), The Film Festival Reader, Regno Unito, St Andrews Film Studies, 2013.

Bozhena Sheremeta, Nataliya Chukhrai, “Using the Blue Ocean Strategy by Ukrainian Cinema Networks in Uncertain Environment”, in Innovative Technologies and Scientific Solutions for Industries, Vol. 4, No. 14, 2020, pp. 137-146.

 

Apparato iconografico:

Immagine 1: https://www.kino-teatr.ru/kino/press/y2012/10-16/2868/

Immagine di copertina: https://thegaze.media/news/ukrainian-day-at-the-venice-film-festival-2023-for-support-and-solidarity