“Come riconciliarsi con la malattia”. Una silloge di poesie di Iryna Zahladko

A cura di Martina Mecco

 

Iryna Zahladko (*1986) è poetessa e traduttrice originaria dell’Ucraina, stabilitasi a Praga dal 2010. In ceco ha pubblicato due raccolte, Tváření (2023) e Jak se líčit v nemoci (2024). Le sue poesie sono apparse in alcune delle più importanti riviste letterarie ceche, come TvarProstor. In questa breve silloge sono stati selezionati alcuni componimenti dalla seconda raccolta, dove emergono temi delicati, quali la guerra e la malattia. La raccolta Jak se líčit v nemoci è stata nominata nella categoria poesia del Cena Literární Kritiky (Premio della Critica Letteraria) 2025.

La poesia di Iryna presenta una struttura sonora ricercata, che in questi estratti si è tentato, ove possibile, di riprodurre. Alcuni dei giochi linguistici sono spesso intraducibili, riflettendo talvolta assonanze e consonanze tra l’ucraino e il ceco. Un esempio è la poesia Eredità – qui assente -, in cui Zahladko pone all’attenzione del lettore la somiglianza sonora tra la parola ceca stáří (vecchiaia) e quella ucraina stárisť (preoccupazione). Tuttavia, in ceco la parola per “preoccupazione” è starost, in ucraino turbota, che a sua volta richiama il ceco turbolence (turbolenza). Parafrasando quando esemplificato sinora, nei versi viene messa in atto una “turbolenza semantica”.

Durante il processo di traduzione la traduttrice di queste poesie si è confrontata a lungo con la poetessa, per capire come risolvere alcuni di questi giochi linguistici. La poesia San Valentino 2022 presenta una sezione “speculare” a quella ceca, dove le “v”, rappresentanti uccelli in volo, sono state poste a sinistra in quanto in italiano le parole terminanti in “v” non sono diffuse come in ceco. La poesia Pasqua presenta un verso in più, aggiunto appositamente per la traduzione italiana “vers libre – není jako balada” (vers libre – non è una ballade).

Si ringrazia Iryna per aver collaborato alla riuscita di questo breve estratto e aver concesso la traduzione dei suoi versi.


San Valentino 2022

Ti ho preso per mano nella nebbia:
portavi una mascherina
e ti si appannavano gli occhiali.
Io vedevo tutto con chiarezza:
curerò il cancro
e ce lo toglieremo di dosso.
Ancora un paio di mesi nella nebbia,
senza viso né orgasmi.
È qualcosa che ci manca?
Ti dicevo sempre
che i tuoi peli pubici bastano per tutti e due.

perché

con curiosità e apprensione
aspetto il mattino
in cui tutte le mie ciglia e sopracciglia
rimarranno sul cuscino.
Una brezza fredda
le farà volare fuori dalla finestra.
Un coniglio, l’uccello più piccolo d’Europa
ci farà il più piccolo dei nidi d’Europa.

Come lo guarderò?
Come sarà il mio sguardo?
Sparirà o si accentuerà


(— — —)

Difficile constatare che sia già la terza settimana di guerra. Ho iniziato a prendere antidepressivi. A volte perdo il senso di tutto. Mi mancano le forze. Ma a volte le trovo, faccio qualcosa e il senso ritorna.

Temo di perdere il lavoro perché non sono più produttiva. In più ho l’ansia.

Bevo poco, non mi piace. L’acqua sembra stare dentro di me. Ma devo eliminare le sostanze chimiche dal mio corpo.

Mi acquatto come in un rifugio
bombardano la bellezza del mondo:
i fiori di primavera davanti a casa
gente che sorride per le strade.

Va tutto bene
BOOM!
Va tutto bene
BOOM!

Le finestre del panelák brillano al sole
i bambini nel parco ridono fragorosi
sono tutte frasi
come quelle dei manuali di scuola.

La scienza della vita senza pericoli
propone alcune istruzioni pratiche:
andare al bar
prendersi cura di un gatto
dormire con la finestra aperta
fare l’amore.

E ora un esercizio di associazioni:
aereo significa vacanza,
ambulanza significa covid,
notiziario serale significa lontananza.

La coscienza si riduce a quella di un neonato:
con la stessa meraviglia scopri il mondo circostante
dove non succede niente
non succede niente

BOOM!


Questionario genetico

Inserire informazioni su padre, madre, fratelli;
inserire informazioni su fratellastri, sorellastre,
su nonne e nonni.

Mi sono ricordata tre date (una quasi)
e cinque nomi.

Lascio delle caselle vuote:
bianche e candide, come le immagini della mia memoria
in cui siamo tutti insieme.
Lascio vuote pagine intere:
è una malattia genetica?
Dottore, sapeva che si sarebbe presentata così?
Finora mi è andata bene.


Pasqua

A destra,
a sinistra
un po’ in diagonale.

È un’oscillazione d’affanni,
un desiderio di simmetria.

La tovaglia è troppo bianca.

Chiamavamo tè bianco
l’acqua calda con lo zucchero;
chiamavamo poesia bianca
il verso libero –
vers libre.
vers libre – non è una ballade

ballade – balena
ballade – balena
ballade – balena

La balena bianca sul tavolo a festa
attende al centro della stanza.
Accarezziamola,
lisciamole le grinze con l’indice.

È al centro? È dritta?
A sinistra, a destra, girala.

balena baleno
balena baleno
balena baleno


Come riconciliarsi con la malattia

Cospargersi il capo di cenere,
coprire le orecchie di cotone idrofilo.
Mordersi le labbra dal dolore,
poggiare monete sulle orbite degli occhi.
Prendere dei fiori con entrambe le mani.


Delicatezza eccessiva

Cambiare le lenzuola ai malati.

Igiene delle persone con disabilità fisiche.

Assistenza famigliare per un bambino di etnia diversa.

Già, sono solo frasi.

La polizia cerca di allontanare i senzatetto
almeno dal centro città.

Solo un’informazione.

Esistono anche argomenti a favore dei test sugli animali.

Una boccata di Cristo dopo la cena del Signore.
Ingoiare o sputare?
Il percorso dalla chiesa è tempo di decisioni.
Il percorso                             è tempo.

Siamo state alla mostra d’arte dei pazienti del centro psichiatrico. Citalopram già da sei mesi. È già agosto
                                   agosto
                        agosto
            agosto


            – il nome che scricchiola le articolazioni
            con trenta gradi

            settembre –
            il nome che

            stride
            stride
            stride

            come altalene rosse sulla Vltava

            tre settimane
            tra la fine dell’anno sul calendario
            e l’inizio astronomico dell’autunno
            lo si può ascoltare

            sesentistridereuccellitraicespugli
            sesentistridereuccellitraicespugli
            sesentistridereuccellitraicespugli


Sala d’attesa della pace

In sogno
alla sala d’attesa del reparto oncologia
si discute con persone in ospedali ucraini:

– Mi passi dell’acqua, non ho la forza di prenderla dalla sedia.
– Non posso, non ho le braccia.

– La mia cara nonna portava lo stesso velo. Sei giovane, perché ne porti uno simile?
– Mi sono caduti quasi tutti i capelli.

– Ho paura della prima chemio, ma dopo viene mio figlio. Chi viene a prenderti?
– Ho paura che non verrà nessuno a prendermi.

– Sei bella pallida, hai passato un mese nel seminterrato?
– No, ho fatto sei cicli di antracicline.

– Ho avuto un crollo quando realizzato che sarebbe tornato.
– Io pure, l’ho scampata già una volta nel 2014.

– Ho perso le gambe e una mano. Con quella che mi resta ti saluterò la prossima volta.
– Se sopravvivo fino al prossimo sogno.

E di nuovo:

La signora nella sala d’attesa fatica ad alzarsi dalla sedia
Prima di sparire dietro la porta del medico
dice a tutti noi a presto.

E di nuovo:

Nella sala d’attesa guardiamo la nuova signora. Il bastone di rame con il manico di legno è così bello, la carrozzina che tiene davanti a sé è nuova, bella, capelli lavati, vestito alla moda, orologio costoso.

È nuova qui, una nuova malata.

 

Apparato iconografico:

L’immagine di copertina è stata concessa da Iryna Zahladko.