“The New Year that Never Came”: la vigilia di un anno nuovo e gli ultimi tragicomici giorni della dittatura di Nicolae Ceaușescu nel film di Bogdan Mureșanu.

Giusi Sipala

 

Il palinsesto televisivo rumeno della fine degli anni Ottanta prevedeva che durante la notte di capodanno venisse trasmesso un programma celebrativo della figura del dittatore Ceaușescu chiamato Plugușorul Patriotic (“Il piccolo aratro patriottico”).

L’emissione televisiva prendeva il nome dall’usanza rumena del Plugușorul, cioè il canto di augurio recitato alla vigilia di capodanno da gruppi di giovani che andavano in giro per le città, raccogliendo offerte bussando alle porte e invitando altri giovani ad unirsi alla festa per l’anno nuovo che stava per cominciare. Il rito aveva origine dalle antiche usanze locali per invocare prosperità dei raccolti per l’anno nuovo.

Nella versione “patriottica” trasmessa dal programma televisivo, il testo del canto assumeva una dimensione moderna e nazionale che celebrava i valori della patria, del lavoro e della prosperità del popolo: tutti concetti cari al regime, ma di fatto vuoti nella realtà della comunità rumena di quegli anni. La popolazione, infatti, viveva di fatto di stenti e ogni sogno di prosperità era ormai proiettato fuori dai confini, lontano dalla patria. Nel novembre del 1989 la trasmissione venne registrata, ma di fatto mai trasmessa: la rivoluzione, qualche settimana dopo, avrebbe scardinato il regime e cambiato le sorti della storia del popolo rumeno.

Partendo da questo aneddoto il regista e sceneggiatore Bogdan Mureșanu –  già famoso per il pluripremiato cortometraggio Cadoul de Crăciun (“Il regalo di Natale”, 2018) – intreccia le storie di numerosi e diversi personaggi durante i giorni delle feste natalizie del 1989 nel suo lungometraggio intitolato Anul nou care n-a fost (“L’anno nuovo mai arrivato”, 2024), il terzo della sua carriera artistica.

Link al trailer: https://www.youtube.com/watch?v=GlTw6_3Ue_U

The New Year That Never Came (2024) - IMDb


Sette storie che si intrecciano mostrando lati diversi della condizione umana dei rumeni oppressi dalla dittatura, perseguitati dalla polizia segreta ma pur sempre carichi di speranza grazie alle notizie trasmesse dalla clandestina Radio Free Europe sulle prime avvisaglie di sommossa che arrivavano da Timișoara. Le storie messe in piedi da Mureșanu raccontano i freddi giorni di dicembre dei registi e degli attori incaricati di registrare la trasmissione della vigilia, intonando canzoni patriottiche dedicate al Conducător sullo sfondo di ben studiati addobbi natalizi. A pochi giorni dalla festa, però, l’attrice principale della trasmissione riesce a scappare clandestinamente dalla Romania, mettendo in difficoltà tutta l’equipe televisiva: la Securitate, la spietata polizia segreta rumena, vieta di mandare in onda un programma che mostra in primo piano una traditrice della Patria e costringe la troupe a cercare una nuova attrice per registrare di nuovo, per intero, tutte le scene.

Da qui si aprono diversi scenari quanti sono i personaggi che appaiono in scena: l’agente segreto che deve convincere la madre a lasciare la casa di famiglia per consentirne la demolizione e fare spazio al cantiere per la costruzione del mastodontico palazzo del dittatore; l’attrice scelta per le nuove riprese che, pur di non inneggiare pubblicamente alla lunga vita del regime durante il programma, decide di picchiarsi da sola il volto nella speranza di venire sostituita; il regista che si finge grande sostenitore di Ceaușescu, ma che di nascosto ascolta le trasmissioni radiofoniche proibite; l’operaio che si dispera perché il figlioletto, nella sua letterina, ha chiesto a Babbo Natale di fare felice il padre facendo morire “lo zio Nico”, appellativo dispregiativo del dittatore, richiesta che potrebbe costargli l’arresto e le torture nelle crudeli carceri del regime.

Quest’ultima storia incastra all’interno del lungometraggio le immagini cinematografiche del corto dello stesso Mureșanu, Cadoul de Crăciun: con questo artificio il regista sembra allargare lo sguardo su cui aveva concentrato i ventitré minuti del corto, raccontandoci il più ampio contesto della Bucarest del 1989 e calando la storia dei suoi protagonisti all’interno di uno scenario che si mostra comico nella sua tragicità, non solo per quell’operaio, ma per tutti i rumeni di quegli anni, siano questi cittadini comuni o privilegiati funzionari statali protetti dalla polizia del regime.

Entra a pieno titolo nella categoria di personaggio anche la voce metallica di Radio Free Europe: la radiolina custodisce i segreti e le speranze di tutti i personaggi del film, che la proteggono come fosse una loro fedele compagna e grazie alla quale vengono pronunciati ad alta voce i loro desideri di libertà e di democrazia.

Il grande sforzo di Mureșanu per girare questo film non ha riguardato solo il copioso numero di attori e di professionisti ingaggiati per l’impresa – molti dei quali esperti e celebrati volti del panorama artistico rumeno, come Adrian Văncică, Iulian Postelnicu e Ilinca Hărnuț – ma anche la minuzia con cui gli ambienti e gli oggetti di scena sono stati ricostruiti.

L’operazione di ricerca e di ricostruzione storica ha richiesto molti mesi e parecchi sforzi: per gli oggetti che non è stato possibile reperire, perché ormai introvabili, il regista si è servito della ricostruzione in 3D; le macchine da ripresa mostrate per girare le scene del programma patriottico di capodanno, per esempio, sono tutte state ricostruite grazie alla tecnologia moderna.
Anul nou care n-a fost è stato prodotto dalla rumena Kinotopia e coprodotto dalla serba All Inclusive Films ed è stato proiettato in anteprima internazionale alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ricevuto il premio per il Miglior Film nella categoria Orizzonti e il Premio FIPRESCI assegnato dalla critica internazionale.

Tra gli altri importanti premi ricevuti ci sono anche la Piramide d’Oro per il Miglior Film al 45° Festival Internazionale del Cinema del Cairo e il Premio Bisato d’Oro 2024 per la miglior sceneggiatura. Il film, inoltre, è stato premiato per la fotografia realizzata da Boróka Biró, ottenendo una menzione speciale nell’ambito del premio Authors under 40 Award “Valentina Pedicini”.

I riconoscimenti ricevuti dal film confermano la qualità narrativa e l’eccellenza visiva della produzione di Bogdan Mureșanu, confermandone il successo in ambito artistico e critico.

Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche rumene dal 24 settembre ma non è ancora disponibile in Italia.