La dedizione appassionata agli altri: “Il vecchio scapolo” di Adalbert Stifter

Piergiuseppe Calcagni

 

Der Hagestolz (“Il vecchio scapolo”, 2024) è un romanzo breve dello scrittore austriaco Adalbert Stifter pubblicato per la prima volta nel 1844 in Italia nel luglio 2024 per Carbonio Editore con la traduzione e l’introduzione di Margherita Carbonaro.

Link al libro: https://carbonioeditore.it/homepage/vecchio-scapolo-adalbert-stifter/


Quello in questione è un romanzo di formazione in cui Victor, un giovane rimasto orfano di entrambi genitori, deve abbandonare a malincuore la casa in campagna dove è cresciuto con la madre affidataria e la sorellastra per recarsi prima da un vecchio zio, il fratello del padre, per poi proseguire il suo viaggio verso la città, perché lì lo aspetta il suo nuovo posto di lavoro. Accompagnato dal suo fedelissimo volpino, Victor si incammina nei boschi per raggiungere l’isola dove si trova la casa dello zio. In queste pagine chi legge viene subito colpito dall’abilità di Stifter nella descrizione dei paesaggi che, sebbene siano fittizi, rispecchiano tutte le caratteristiche dei luoghi naturali della parte settentrionale dell’Austria quasi a confine con la Repubblica Ceca:

Una lingua di terra boscosa si protese, poi si spezzò e si rivelò essere un’isola. […] A mano a mano che vi si avvicinavano, tanto più chiaramente questa si stagliava e tanto più ampio diventava il tratto che la separava dalla terra e che una montagna aveva coperto fino a poco prima. Alberi giganteschi apparvero alla vista. All’inizio come se spuntassero quasi sul pelo dell’acqua poi svettanti sull’alta sponda rocciosa che calava nell’acqua con le sue pareti a picco. Dietro il verde delle chiome si levava dolcemente la cima di una montagna che, colorata del rosso tenue della sera, affondava sempre più in quel verde cupo e seguendolo si spostava a mano a mano che la barca si avvicinava in diagonale all’isola.” (p. 74)

D’altronde Stifter, oltre alla scrittura, coltivava la passione per la pittura, in particolare proprio per la paesaggistica, ed era solito cimentarsi anche lui in quest’arte. Ovviamente riversava in tutte i suoi scritti questo suo interesse come se scambiasse la penna per un pennello e il foglio per una tela, disegnando per i suoi lettori descrizioni molto vivide degli ambienti in cui si svolge la narrazione e Il vecchio scapolo non manca di tali descrizioni.

Una volta arrivato dallo zio Victor, entra subito in contrasto con quest’uomo che egli ripudia sin dal primo momento. Il ragazzo che era abituato a vivere in campagna circondato dal verde con un rapporto estremamente affettuoso con la madre e la sorellastra, si ritrova in un’isola, in mezzo a un lago, dove si erge la grande casa dello zio, un uomo il cui carattere sembra essere segnato da anni trascorsi in completa solitudine, fatta eccezione per Christoph, il suo maggiordomo. Egli, infatti, si dimostra burbero, severo nei confronti di Victor senza un apparente motivo. Tuttavia, verso la fine del libro sarà in grado di illuminare la mente del nipote, tanto da fargli cambiare idea sulle sue scelte di vita, grazie a un monologo che mette in risalto tutta la saggezza del vecchio. Le parole che rivolge a Victor non rappresentano né un rimprovero, né una critica sullo stile di vita che si appresta ad affrontare una volta che sarà arrivato in città e avrà capito cos’è realmente una vita resa prima frenetica e poi noiosa dagli impegni lavorativi; si presenta bensì come un discorso intriso di paternalismo con il quale il vecchio zio cerca di indirizzare la vita del nipote verso la strada giusta da intraprendere per vivere bene non tanto con se stesso quanto con gli altri. Oppure sarebbe meglio dire che per il vecchio vivere bene con se stessi vuol dire vivere bene all’interno della società di cui si fa parte. Victor decide di seguire il consiglio dello zio concedendo un lieto fine ai lettori. 

Il confronto fra la vita solitaria del vecchio zio e quella ancora piena di speranza del giovane Victor viene messo in evidenza sin dalla prima pagina, in cui l’autore apre la narrazione con la parabola del fico sterile presente nel Vangelo in Luca 13,6-9 che all’interno del romanzo, però, trova un’interpretazione completamente diversa da quella elaborata dalla Chiesa:

Il sole splende sempre amichevole, il cielo azzurro sorride da un millennio all’altro, la terra indossa il suo antico verde e le stirpi discendono la loro lunga catena fino alle più recenti; ma lui solo è davvero estirpato, perso per l’eternità; la sua esistenza non ha lasciato infatti alcuna immagine e le sue tracce non fluiscono insieme alla corrente del tempo.” (p. 19)

Segue immediatamente l’immagine di “un uomo molto vecchio, e tremava davanti alla morte” (p. 19). Il motivo per cui da vecchio trema davanti alla morte è appunto la sua vita trascorsa da scapolo: non si è sposato e non ha mai avuto figli, di conseguenza è consapevole dell’inutilità della sua esistenza. In questo modo Stifter riscrive e reinterpreta la parabola evangelica come se si trattasse di un rimprovero nei confronti di chi, come Victor, sceglie di rompere i legami con la sua tradizione, ignorando il bene della sua comunità, per scegliere, invece, di accontentare una scelta che si rivelerebbe utile solo per il singolo. In questo senso per leggere l’opera è necessario conoscere l’orientamento politico dello scrittore il quale, sebbene in un primo momento fosse favorevole ai cambiamenti dei moti rivoluzionari del 1848, si distaccò quasi subito dal disordine e dalla violenza che stavano causando sia in Austria che in Germania e appoggiò l’operato del generale Windischgrätz quando represse l’insurrezione a Vienna nel marzo del 1848, spingendo le sue idee verso concezioni più conservatrici e reazionarie che, ovviamente, si riflettono anche nel modo con il quale Stifter gestisce i temi sociali nel romanzo. Questa visione della realtà, insieme alle descrizioni dei paesaggi e degli ambienti che rimandano a un passato mitico contrapposto a un presente caotico, resero Stifter un autore molto letto dai circoli reazionari viennesi del periodo del Vormärz, nonostante le critiche negative del poeta e drammaturgo Friedrich Hebbel – si dichiarò anch’egli contrario alle insurrezioni e favorevole a posizioni conservatrici – nei confronti delle sue opere. In seguito, Stifter venne dimenticato per ritornare di moda verso la fine del secolo grazie a Nietzsche.    

Il vecchio scapolo fu pubblicato quattro anni prima della rivoluzione del 1848 , ma il malcontento delle classi sociali più povere si faceva già sentire e probabilmente le idee rivoluzionarie giravano anche tra i giovani borghesi che Stifter conosceva bene grazie alla sua attività lavorativa di precettore dei figli delle famiglie più abbienti. Grazie a questo punto di vista è possibile vedere nel personaggio del vecchio scapolo Stifter in persona che, da bravo maestro, non si limita a fornire nozioni sulla materia che insegna, ma cerca anche di dare i giusti insegnamenti ai suoi allievi. Non a caso nel romanzo è possibile riscontrare un elemento autobiografico importante: il vecchio, così come Stifter, subisce una delusione amorosa dalla quale non si riprenderà più. Questo episodio della vita dello scrittore viene riportato da Carbonaro nell’introduzione, ma anche se Stifter non resterà scapolo a vita come il suo personaggio, e di certo non era ancora anziano mentre scriveva il romanzo, non ebbe figli. Forse si considerava, all’età in cui scrisse Il vecchio scapolo come un uomo predestinato alla solitudine, con la complicità del suo aspetto fisico danneggiato sia dai segni che il vaiolo gli lasciò sul viso sia dal peso, condizionato dall’abuso di alcool e dall’esagerazione nel mangiare. 

In conclusione, Il vecchio scapolo rappresenta un’ottima opportunità per chi legge un’opera di Adalbert Stifter per la prima volta, in quanto riesce a coniugare l’eleganza dello stile, testimoniata dalle descrizioni dei paesaggi, con le tematiche che si possono ravvisare nella maggior parte delle opere della produzione stifteriana, poiché nel messaggio di questo romanzo è possibile ravvisare sia il suo orientamento politico che la modalità con la quale Stifter critica la società del suo tempo senza limitarsi a condannare certi comportamenti, ma a indicare quale strada è giusto intraprendere per un miglioramento personale e collettivo.   

 

Bibliografia:

Anton Reininger, Storia della letteratura tedesca fra l’illuminismo e il postmoderno 1700 – 2000, Torino, Rosenberg & Sellier, 2005

Apparato iconografico:

Immagine 1: https://www.geschichtewiki.wien.gv.at/Adalbert_Stifter#/media/Datei:Adalbert_Stifter.jpg