Eleonora Smania
Wolf (“Il lupo”) è il recente romanzo di Saša Stanišić pubblicato nel 2023 con le illustrazioni di Regina Kehn, illustratrice di successo nel campo editoriale e pubblicitario. Il romanzo, edito in Italia dalla casa editrice Iperborea con traduzione curata da Claudia Valentini e supportata dal Goethe Institut, è disponibile nella collana della casa editrice dedicata alla fascia di età dai 3 ai 14 anni, I Miniborei.
Link al libro: https://iperborea.com/titolo/670/il-lupo/
Saša Stanišić, autore del celebre romanzo Herkunft (pubblicato in Italia nel 2021 con il titolo “Origini” grazie a Keller editore e vincitore del Deutscher Buchpreis nel 2019) e la raccolta Fallensteller pubblicata in Italia con il titolo “Trappole e imboscate”, edita L’Orma editore nel 2020 con la traduzione di Giovanna Agabio, è uno tra i volti più interessanti della letteratura contemporanea tedesca. Nato nel 1978 a Višegrad e cresciuto in Germania a partire dal 1992, l’autore si contraddistingue per la ricchezza poetica e la grande e straordinaria originalità che contraddistinguono la sua scrittura. Tematiche centrali nella poetica dell’autore sono il complesso concetto dell’identità, i rapporti famigliari e l’elaborazione del trauma come tassello fondamentale per la formazione dell’io.
Tali tematiche si riscontrano anche nella sua ultima pubblicazione, Il luipo, candidata all’ambito Deutscher Jugendliteraturpreis 2024. Il romanzo segue le vicende del giovane Kemi, il quale s’iscrive di malavoglia a un campeggio estivo nei boschi. Durante la permanenza, il protagonista si trova a condividere la sua stanza con Jörg, il mite compagno di scuola appassionato di natura e disegno. Fin dai primi giorni di campeggio, Kemi assiste ai continui soprusi architettati dal gruppetto di bulli capeggiato da Marko ai danni di Jörg. La personalità dolce e introversa e l’aspetto goffo di quest’ultimo lo rende infatti facile preda del gruppetto. Nonostante riconosca che ciò che sta accadendo al compagno di stanza sia un’ingiustizia, il protagonista non riesce a prendere coraggio e a difenderlo dagli attacchi del branco. Oltre ai dubbi e sensi di colpa avvertiti nei confronti del compagno di villeggiatura, un altro fatto tormenta la mente del ragazzo: ogni notte si manifesta nella sua stanza la misteriosa e minacciosa figura di un grande lupo grigio.
“Qualche raggio di luna entra nella stanza, e sotto la nostra finestra c’è un lupo.
Allora, le cose stanno così: la storia dei cervi me la sono inventata. Il lupo, invece, sembra proprio vero. È grosso, snello, grigio. Si lecca il muso. Gli occhi gialli. Il suo respiro è un raschio.” (p. 62)
L’intera vicenda viene narrata in prima persona dal protagonista, il quale racconta i propri pensieri e gli eventi che si susseguono attraverso un linguaggio colloquiale e vivace, arricchito da neologismi e inglesismi comuni alle generazioni più giovani. Il registro rispecchia la personalità e la giovane età del protagonista, conferendo maggiore credibilità e solidità al personaggio stesso. Altro elemento che rende interessante il romanzo è l’integrazione delle illustrazioni di Regina Kehn: le figure stilizzate e i tratti spessi del pennarello, alternati a quelli della matita, accompagnano il racconto del giovane Kemi, dando a chi legge l’impressione di sfogliare un diario arricchito dagli schizzi artistici del narratore.
Uno dei compiti più ardui – soprattutto per quanto riguarda la produzione di pubblicazioni dedicate a un pubblico di giovanissimi – è creare dei personaggi nei quali chi legge possa immedesimarsi e sentirsi coinvolto nella lettura, senza scadere in rappresentazioni caricaturali e dense di cliché e stereotipi. La bravura dell’autore ne Il lupo sta proprio nell’aver dato vita a un protagonista complesso e, allo stesso tempo, riconoscibile: il protagonista Kemi presenta dei tratti caratteriali che lo rendono un personaggio nel quale il pubblico giovanile si può benissimo riconoscere; eppure, non viene mai percepito come personaggio stereotipato, anzi, presenta qualità e sfaccettature che lo rendono interessante agli occhi attenti di chi legge.
Kemi si descrive come uno che “preferisce di gran lunga ballare da solo” (p. 92) e si mostra insofferente agli sgangherati tentativi degli animatori di renderlo partecipe alle attività di gruppo. Nel romanzo emerge più volte la personalità schietta e – a tratti – caustica del protagonista. Tale lato della personalità viene manifestato principalmente verso gli scapestrati animatori con cui il protagonista si trova ad interagire.
“«Diresti mai che le docce e i bagni fanno parte della natura?»
«No», risponde lei «Sono docce e bagni.»
«Sbagliato. Quelle docce e quei bagni sono natura tanto quanto l’erba o gli alberi. Quelle docce e quei bagni si trovano di fatto solo ed esclusivamente nella natura. Nessuno costruisce una roba del genere in città, al massimo in un campeggio, e anche i campeggi in città sono imitazioni della natura.»” (p. 27)
Nonostante la lingua tagliente e il carattere deciso, Kemi mostra un’acuta autopercezione delle proprie insicurezze e fragilità. La propensione al distacco verso i rapporti con gli altri, la costante sensazione di essere un pesce fuori d’acqua e il trauma vissuto (e a fatica affrontato) in seguito alla separazione dei propri genitori lo portano ad autodefinirsi un disaltrattato, neologismo da lui inventato per definire le persone che – come lui – non sono capaci di vivere come gli altri e che vengono, di conseguenza, messi a disparte.
“Perché, che tu sia un perfetto scemo o un totale genio o che ne so, non dovrebbe interessare a nessuno. E invece c’è sempre qualcuno a cui interessa. E non per curiosare. Per stressare […]. Ma tutto questo andrebbe comunque bene, tu andresti bene, se non ci fosse qualcuno a farne un problema. A volerti male.” (p. 30)
Kemi è consapevole di quanto le persone possano essere crudeli con i giudizi verso coloro che reputano diversi, in quanto “basta la più piccola delle stupidaggini a scatenare tutto. Basta che dici qualcosa di sbagliato nel posto sbagliato e a scuola non hai più pace” (p. 27). La crudeltà del mondo esterno porta il giovane ragazzo ad assumere un atteggiamento guardingo e distaccato. Poche sono le persone che riescono a far breccia nella corazza di Kemi, tra le quali il cuoco che lavora presso il campeggio estivo, un uomo dall’aspetto burbero che riesce però a instaurare un rapporto di complicità con l’adolescente fin dal primo incontro.
“Il cuoco grida: «Di che parla quel libro?»
Io grido: «Di due ragazzi»
Il cuoco grida: «E che cosa vogliono?»
Io grido: «Chi te l’ha detto che vogliono qualcosa?»
Il cuoco grida: «Nei libri tutti vogliono sempre tutti qualcosa.»
Io grido: «Vogliono svignarsela.»
Il cuoco grida: «E che cosa vogliono in realtà?»
Io grido: «Chi te l’ha detto che vogliono qualcos’altro?»
Il cuoco grida: «Nei libri tutti vogliono sempre tutti qualcosa, ma in realtà vogliono qualcos’altro.»
Ci penso su.
Poi grido: «Non vogliono restare in un posto dove per loro è tutto sbagliato. Credo. Genitori sbagliati. Scuola sbagliata. Casa sbagliata. Sono due disadattati.»” (pp. 49-50)
Un’altra persona alla quale si avvicina e instaura un rapporto particolare è Jörg, l’altro disaltrattato presente nel microcosmo del campeggio estivo. Durante la vicinanza forzata, Kemi sviluppa una certa ammirazione nei confronti del compagno e avverte una rabbia feroce nei momenti in cui Marko lo prende di mira senza pietà. Nonostante ciò, ogni volta non riesce a radunare il coraggio necessario per intervenire e difendere l’amico come in uno dei suoi sogni ad occhi aperti.
“La storia ora potrebbe proseguire in molti modi, e infatti la mia immaginazione è già alla carica: […] Io allora chiamo a raccolta altri ragazzi per affrontare Marko, perché è così che bisogna fare, dicono, l’unione fa la forza. Gli facciamo un bel discorsetto tutti insieme. Deve dare delle spiegazioni e scusarsi con Jörg.” (p. 77)
Fino a quanto però Kemi potrà tenersi in disparte a guardare il branco mentre tormenta indisturbato Jörg? E soprattutto, quando e come agirà?
L’esperienza al campo estivo si dimostrerà un punto di svolta per Kemi, l’occasione nella quale tenterà di capire che persona vuole essere e per conoscere le parti più scomode della propria natura. Sarà soltanto alla fine del romanzo che il protagonista rivelerà il suo nome, mai menzionato in precedenza, ai lettori e alle lettrici: il momento in cui il protagonista lo rivela a chi lo ha seguito pagina dopo pagina costituisce un vero e proprio momento catartico, il passo finale dell’accettazione di sé stesso in tutto e per tutto.
Leggere Il lupo è un’esperienza formativa, soprattutto per il target al quale il titolo è rivolto: è un romanzo che tratta in maniera tanto delicata quanto originale il tema della formazione dell’identità in età adolescenziale tramite i primi conflitti ed esperienze traumatiche.
Apparato iconografico:
Immagine di copertina: sasa-stanisic-102-1920×1080.jpg