Michela Romano
Il 27 aprile 2024 Feministskoe Antivoennoe Soprotivlenie (FAS), il Movimento di resistenza femminista contro la guerra viene dichiarato organizzazione “non gradita” in Russia.
Fare rivoluzione con la vagina.
Fare libertà con sé stessi. (p. 49)
In La mia vagina. Antologia di poesia femminista russa contemporanea, Massimo Maurizio si fa ancora una volta ponte tra la letteratura russa e il contesto italiano regalando una raccolta di poesie e una manciata di verità da un mondo dove propaganda, tabù e censura sembrano ogni giorno avere la meglio.
Nel 1967 un autore con un destino impietoso, ma con una voce capace di risuonare fino a oggi, Aleksandr Solženicyn, scrisse una lettera aperta contro la censura al IV Congresso pansovietico degli scrittori affermando:
“Una letteratura che non dà ossigeno alla società contemporanea, che non ha il coraggio di trasmettere alla società il suo dolore e la sua ansia, che non può al momento giusto avvertire dei pericoli che minacciano la società ed il costume, non è neppure degna del nome di letteratura.” (Zalambani 2009: 22)
Degna di essere definito letteratura e certamente capace di farsi specchio della realtà è questa antologia, una raccolta che arricchisce ulteriormente il catalogo di Stilo Editrice, in cui si annoverano quelle che si potrebbero definire “opere-ponte” come disAccordi. Antologia di poesia russa 2003-2016 (2016) e Diario della fine del mondo di Natal’ja Ključareva (2023).
Link al libro: https://www.stiloeditrice.it/scheda-libro/autori-vari/la-mia-vagina-9788864792866-234.html
Come esplicato dal curatore, nonostante l’uso dell’’aggettivo “russa”, occorre concepire questa raccolta in senso più ampio come russofona o in lingua russa “in quanto la letteratura russa ha, ed è auspicabile che abbia, un respiro più ampio di ciò che ha prodotto all’interno dei confini geografici” (p. 6). La dichiarazione evidenzia chiaramente come le autrici presenti nella raccolta stiano contribuendo alla creazione di una nuova identità russa, attraverso un processo di reinterpretazione della scrittura che mira alla decolonizzazione non solo del corpo, ma anche della letteratura come mezzo di espressione della realtà. Inoltre, l’antologia non è semplicemente una raccolta di poesie, ma rappresenta piuttosto un tassello di un vasto movimento di dissenso presente in Russia, che si manifesta in molteplici forme, nonostante l’inasprimento della censura in ambito politico, associativo, artistico e letterario.
La storia del movimento femminista russo è stata segnata da molte sfide e ha subito diverse battute d’arresto nel corso del secolo sovietico, per poi essere duramente colpito nell’era putiniana. Tuttavia, è evidente oggi il contributo del femminismo, e in particolare del Feministskoe Antivoennoe Soprotivlenie, nella difesa dei diritti delle minoranze, nell’offerta di supporto psicologico alle vittime di abusi, nella diffusione di informazioni sulla guerra silenziate e censurate in Russia, nella lotta delle donne contro il patriarcato e nella netta condanna dell’aggressione russa in Ucraina. Queste sono solo alcune delle caratteristiche principali esposte nel manifesto femminista uscito sul canale Telegram del movimento nel Febbraio 2022 in risposta all’invasione su larga scala in Ucraina e tradotto in ventisei lingue. Esso richiama, tra le altre cose, l’importanza di diffondere, di adoperarsi per creare un network del dissenso sempre più solido e ramificato Russia e nel mondo.
La mia vagina si presenta come un manifesto poetico che traccia la mappa del femminismo russo, ereditando le azioni dei movimenti che hanno difeso la libertà e i diritti in Russia, in forme diverse, ma sempre persistenti. Questa eredità si manifesta attraverso varie vie, dall’attivismo politico all’arte, dimostrando l’interconnessione di questi due mondi. Ne è un esempio il volume Proteggi le mie parole, curato da Sergej Bondarenko e Giulia De Florio dell’associazione Memorial Italia per E/O edizioni, dove i poslednie slova (“ultimi discorsi”) dei prigionieri politici russi diventano un atto di dissidenza politica e una forma d’arte.
Nelle poesie, un ruolo centrale è riservato al corpo femminile e alle sue trasformazioni: dalle ferite inflitte dalla violenza alla sua metamorfosi nell’atto sessuale, dal ciclo mestruale alla gravidanza. Il concetto di corpo cambia lungo tutto il secolo rosso, dal corpo necessario a produrre della donna contadina e operaia, alla donna riproduttrice, motore della società sovietica a un corpo che comincia a sfaldarsi, a rivelare i suoi segni, a essere descritto come distante, gravido. La stessa rappresentazione di un corpo “reale” la si ritrova nelle opere di autorevoli scrittrici russe del ‘900, come in Telo (“Il corpo”, 1933) di Ekaterina Bakunina o nella scrittura di Ludmila Petruševskaja dove il corpo invecchia, ammala sfidando i tabù e restituendone un’immagine più terrena. Nella raccolta, il corpo della donna è connotato dalla sola dimensione della verità. La poesia Il centro dei problemi di genere, attraverso la cornice storica del tragico assedio di Leningrado (1941-1944), rivela il corpo visto con gli occhi di un predatore, rappresentato in quanto emblema dello sguardo patriarcale sul femminile:
“lei ha capito che quell’uomo avrebbe voluto mangiarla
lo aveva avvertito con tutto il corpo
che quel corpo il suo corpo la sua carne
che il suo corpo era carne per lui
che il suo corpo era cibo per lui
che lui era un cacciatore e lei cibo” (p. 77)
In Che cosa ne so della violenza, invece, il corpo femminile diviene il mezzo attraverso cui l’uomo ritrova il suo potere patriarcale perduto:
“un’altra persona del nostro giro
mi ha violentata tre anni fa
mi ha detto che per lui è stato un atto importante
attraverso la violenza su di me
ha acquisito il suo fallo perduto
l’ha fatto proprio per questo” (p. 153)
Così come esplicitato dalle rappresentanti del movimento, la guerra è un male endemico nella società russa, è come un virus che si diffonde, mutando il patrimonio genetico degli individui ed entrando nel quotidiano delle donne come in 5 frammenti sulla violenza domestica:
“poi mi ha picchiata. ha chiesto scusa. io l’ho perdonato
poi mi ha picchiata. ha chiesto scusa. io l’ho perdonato
poi mi ha minacciata. ho cercato di andarmene. lui mi ha
[detto:
se te ne vai uccido tuo figlio.
E così la nostra casa è diventata una zona calda. C’erano
[militari, donne, bambini.
Dopo tanti anni posso dire di aver vinto quella guerra.
[Al notiziario non ne hanno mai parlato.” (pp. 232-233)
In una poesia scritta da Michail Ajzenberg e apparsa nella raccolta Disbelief: 100 Russian Anti-war Poems edita da Julija Nemirovskaja nel 2023, il poeta recita: “Di’ ‘inverno’ e la neve coprirà il mondo. / Di’ ‘guerra’ e sarai più vero di qualsiasi coltello.” (2015) La verità sulla guerra è come una lama di un coltello, è una minaccia per il regime, una macchia nella narrazione della propaganda. Si ritrova anche all’interno della raccolta il concetto di censura:
“e tra un attimo ti tapperanno la bocca
con un bacio gelido e protocollare,
che lascia senza lingua
tutti coloro che parlano di questo tema” (p. 237)
Tra i versi dell’antologia, emerge una dichiarazione che riflette sulla stessa essenza della poesia, sul potenziale della lingua russa nel trattare argomenti censurati e sulla fondamentale necessità di trovare le parole. Questo perché, fintanto che esistono parole per descrivere, il dissenso resta possibile e imprescindibile:
“la poesia deve migrare in una lingua con la quale
sia possibile parlare di violenza senza farsi prendere
[dall’ammaliante esaltazione
di parlare di violenza e non tacerne
la poesia deve migrare in una lingua
che fermi la violenza” (p. 147)
Come brillantemente sottolineato da Maurizio, le poesie dell’antologia sono caratterizzate da uno stile autoconfessionale che esprime “la volontà di parlare in maniera aperta e non mediata della propria esperienza” e “pone le protagoniste in una condizione di forte vulnerabilità” che “è l’arma con la quale il singolo, isolato, confuso, timoroso, affronta e si confronta con un assetto sociale distante e indifferente”. (pp. 30-31)
La condanna al patriarcato è intimamente connessa alla critica della chiesa ortodossa, che in collaborazione con il governo, continua a violare costantemente i diritti e la dignità umana. Nell’ antologia, il famoso caso di cronaca russo delle sorelle Chačaturjan può diventare il pilastro fondante di una nuova “religione femminista”: le protagoniste della vicenda divengono allora “tre sorelle messianiche”, “sorelle celesti”, “icone del lesboseparatismo”, “angeli della fem-Apocalisse” e infine “le nuove tre sorelle della letteratura russa”. (p. 211)
In questa nuova religione vi è un solo e vero idolo da celebrare, con cui fare la rivoluzione, la stella al centro del libero percepire:
“La mia vagina: il mio cosmo mestruale in miniatura: il pianeta dell’utero,
le comete delle ovaie, la galassia lattea della vulva gonfia
[…]
La mia vagina è l’amore, la storia e la politica” (pp. 41-49)
Il femminismo e la lotta al patriarcato in forma poetica partecipano a una riconfigurazione identitaria della figura femminile, della letteratura, della cultura e della parola russa. Il monito lanciato dalle autrici femministe è dunque la necessità di ricreare un nuovo universo, di formare da cellule di resistenza nuovi organismi capaci di infettare il sistema attuale e di cambiarne i connotati. La cultura russa ha il suo astro nascente, percorre nuove strade, cerca nuove identità e le troverà seguendo la propria stella. In una notte santa, nascerà la nuova Rivoluzione e “avrà un volto di donna”.
Bibliografia:
AA.VV, Proteggi le mie parole, a cura di Sergej Bondarenko e Giulia De Florio, Roma, Edizioni e/o, 2022.
Julija Nemirovskaja, Disbelief: 100 Russian Anti-war Poems, Thirsk, Smokestack Books, 2023.
Maria Zalambani, Censura, istituzioni e politica letteraria in URSS (1964-1985), Firenze, University Press, 2009.
Sitografia:
https://feministpost.it/en/dal-mondo/manifesto-delle-femministe-russe-contro-la-guerra/
Apparato iconografico:
Immagine di copertina: l’immagine tratta dal sito del collettivo syg.ma è un’opera visuale di M. G. realizzata per la poesia S key delat’ revoluciju (Con chi fare la rivoluzione), di M.M. https://syg.ma/@feminist-orgy-mafia/s-kem-delat-revolyuciyu-mayya-mamedova
Immagine 1: https://www.instagram.com/p/CqXkW9LMk4N/?img_index=1