Marco Jakovljević
Nel 2009 viene pubblicato in Croazia un fortunatissimo romanzo di un ancor più fortunato e talentuoso autore, Ratko Cvetnić: Polusan (“Dormiveglia”). Considerabile come uno dei migliori esempi di narrativa croata sull’inizio di quella transizione dal socialismo alla democrazia iniziata alla fine degli anni Ottanta (e poi culminata con le guerre jugoslave), il romanzo descrive le vicende dello studente di diritto Vjeko, il quale cerca il proprio posto nel mondo nella Zagabria di fine anni Ottanta, quando il socialismo autogestito sta andando in frantumi, quando le riviste slovene, croate e serbe si attaccano a vicenda e quando si iniziano a riesumare argomenti, retoriche e traumi creduti passati, ma in realtà semplicemente nascosti. La Croazia di Cvetnić è, come suggerisce già il titolo dell’opera, avvolta in un’atmosfera di confusione, dove tutto si muove con lentezza, dove sembra mancare una direzione, dove si inizia a fiutare il disastro dietro l’angolo, senza conoscerne l’entità.
Ben sette anni prima rispetto al capolavoro sopraccitato di Cvetnić, un altro fortunato autore croato, Robert Perišić, già conosciuto in Italia per i suoi Naš čovjek na terenu (“Il nostro uomo sul campo”, 2007) e Područje bez signala (“I prodigi della città di N.”, 2021), pubblica una raccolta di racconti brevi dal nome Užasi i veliki troškovi, arrivata in Italia nel 2023 (come i primi due libri citati, traduzione a cura di Elvira Mujčić per Bottega Errante) col nome – che non sconvolge troppo l’originale – di Disastri esistenziali e spese folli. I racconti di Perišić, carichi di ironia, paradossi e, talvolta, anche di una sconvolgente ordinarietà, trasportano il lettore nella Croazia che ancora non si è completamente destata dal dormiveglia narrato da Cvetnić, che non ha ancora processato il trauma della guerra e che, anzi, lo sta ancora vivendo.
Link al libro: https://www.bottegaerranteedizioni.it/product/disastri-esistenziali-e-spese-folli/
Nel mirino di Perišić non ci sono personaggi avvincenti, persone dalla storia ben definita. Non ci sono i Vjeko di Cvetnić, né i flashback visti ne I prodigi della città di N. in cui i personaggi vengono scomposti, analizzati, approfonditi. Perišić parla di persone estremamente comuni, quasi banali, che apparentemente sembrano essere disumanizzate. I personaggi con cui ci si interfaccia durante la lettura appaiono spesso come semplici voci senza corpo che dialogano e si muovono goffamente in uno spazio spesso indefinito. Un ragazzo indeciso se acquistare una vecchia auto, due amici – o forse qualcosa di più – che parlano di signore sposate di provincia che si sentono nuovamente giovani dopo aver conosciuto un uomo al bar in cui lavorano, giovani desiderosi di passare la notte con la ragazza conosciuta poco prima e costretti a passare la notte in bianco per via dei pericoli della guerra, ragazze che durante gli allarmi aerei si preoccupano per forme di formaggio comprate troppi giorni prima. Quelli offerti da Perišić sono spaccati di vita, assaggi di quotidianità che spesso tendono a lasciare di stucco per la loro semplicità, per la trama che spesso sembra non avere una direzione o una fine precisa. Eppure, il risultato è che questi brevi racconti fanno da affresco fedele a un’epoca e a un paese e, a distanza di più di vent’anni dalla pubblicazione del libro, che gli stessi risultano attuali persino oggi, quando la Croazia ancora è alle prese con una transizione che sembra non finire mai.
Gli anni della Jugoslavia socialista sono terminati, come termina una festa alla quale si è andati presi dall’entusiasmo del momento e durante la quale, nonostante tutto, ci si è divertiti, seppur questa sia finita con un tremendo litigio. La guerra, durante la quale il paese è rimasto paralizzato, totalmente stordito e incapace di muovere qualsiasi passo per il futuro, si è conclusa. L’economia non decolla come sperato, mentre il sistema è nominalmente cambiato, ma i suoi rappresentanti, forse, non sono tanto diversi da quelli del vecchio regime. Novo vrijeme, staro stanje, novo vrijeme, isto sranje (“Tempi nuovi, vecchia situazione, tempi nuovi, stessa merda”), cantavano negli anni Settanta i lubianesi Buldožer. La Croazia, stremata, fa fatica a trovare una direzione precisa. Per questo motivo i personaggi di Perišić sono tanto storditi e impacciati quanto il Vjeko di Ratko Cvetnić. A differenza di quest’ultimo, però, che è conscio del fatto che, prima o poi, avverrà un cambiamento drastico, i Croati di Disastri esistenziali e spese folli il cambiamento drastico lo hanno in gran parte già vissuto – laddove il racconto non è ambientato durante la guerra. Ora che non c’è più nulla per cui lottare o, banalmente, in cui credere, come dei bambini loro scoprono il mondo, i suoi dettagli, le emozioni che sa dare. E così le luci dei razzi lanciati dalle navi da guerra al largo di Ploče nel 1991 diventano affascinanti come uno spettacolo pirotecnico, storie d’amore estive diventano più importanti, sotto la luce fioca di un seminterrato, di un bombardamento in corso. Donne sole scoprono la bellezza di una parola gentile da parte di uno sconosciuto, che arrivano, nella loro ingenuità, a considerare il proprio amante. L’acquisto di un’auto usata provoca emozioni e dubbi esageratamente forti, sconosciuti dall’altra parte del confine portano a ricordare giorni di prigionia, ma anche a provare una timida simpatia per l’“altro” al di là del fiume. Eppure, nel mondo fatto di esagerazioni, paradossi, follie e confusione di Perišić, forse è racchiusa la speranza che ci sia un futuro migliore, che dopo il buio degli anni Novanta sorga di nuovo il sole.
I racconti di Perišić, per quanto estremamente semplici, spesso anche molto corti, sono tutt’altro che una lettura facile. Come detto poc’anzi, il lettore potrebbe essere confuso dall’ordinario in essi presente. La lettura, tuttavia, deve stimolare l’immaginazione, la visualizzazione nella mente del lettore di spazi estranei allo stesso, e in questo l’autore spalatino è estremamente abile – qui, come anche negli altri suoi romanzi citati. Leggendo i Disastri esistenziali e soffermandosi, superato lo sbigottimento iniziale, ad immaginare le varie situazioni, i vari volti, le ambientazioni, si possono vedere le strade strette e dense di casette bifamiliari della periferia zagabrese, le case vacanza circondate da pini sulla riva rocciosa della costa dalmata, i villaggi di case basse in stile pannonico della fertile Slavonia, i bar tutti uguali di Cvjetni Trg a Zagabria. Il tutto illuminato dalla luce assonnata e confusa del tramonto.
Apparato iconografico:
Immagine 1: https://www.bottegaerranteedizioni.it/product/disastri-esistenziali-e-spese-folli/
Immagine 2: https://www.portalnovosti.com/robert-perisic-tko-je-iznad-tema-o-prirodi-neka-ih-ostavi-djeci