Eleonora Smania
Una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea è sicuramente quella di Anna Kańtoch, divenuta famosa con la pubblicazione di Czarne (“Buio”, 2012), edito in Italia da Carbonio nel 2022 (di cui abbiamo approfonditamente parlato in un’altra recensione). Non solo Buio è stato reso disponibile alla lettura del pubblico italiano, ma anche il suo romanzo più recente, Wiosna zaginionuych (“La primavera degli scomparsi”, 2020), edito in Italia con la traduzione di Raffaella Belletti da Voland Edizioni e inserito nella collana Amazzoni.
Link al libro: https://www.voland.it/libro/9788862435277
Vincitore nel 2021 del Nagroda Wielkiego Kalibru come migliore romanzo poliziesco polacco, La primavera degli scomparsi è ambientato a Katowice, in Bassa Slesia. I lettori e le lettrici seguono le vicende di Krystyna, poliziotta in pensione che si dedica alla sua tanto tranquilla quanto monotona vita. La routine dell’anziana signora viene completamente stravolta quando scopre che Jacek, responsabile della morte del fratello Romek durante una tragica escursione tra i Monti Tatari nel 1963, è tornato a Katowice assumendo una nuova identità. Decisa a ottenere la sua chiusura personale e a scoprire cosa successe veramente quel giorno, Krystyna decide di affrontarlo introducendosi a casa dell’uomo con un coltello. Di fronte a Krystyna si apre uno scenario che cambia completamente le carte in tavola: l’ex poliziotta trova l’anziano signore già morto, sul corpo evidenti colpi di coltello. La donna decide di indagare sul mistero della morte di Jacek Hermann assieme al commissario Wojtek Chodura e l’ispettore Gryga. Chi può averlo ucciso, e perché? Gli indizi sono pochi e, man mano che l’indagine procede, il mistero s’infittisce: quello che poteva sembrare una semplice rapina finita male diventa un caso molto più complicato. Andando a scavare nel passato della vittima, Krystyna si rende conto che non hanno a che fare con un semplice omicidio e che la vita e morte di Jacek sono costellate di fatti inspiegabili e misteriose sparizioni. Molti sono i volti del passato che ritornano nella vita della donna, diversi sono gli avvenimenti inspiegabili e troppe sono le coincidenze.
“Ho serrato le mandibole. Wojtek naturalmente aveva ragione… E al tempo stesso non ce l’aveva. Avrei potuto credere in un concorso di circostanze se si fosse trattato di due persone diverse, ma non nel caso in cui il fosco eroe di entrambi i drammi – la sparizione e la morte – era la stessa persona.” (p. 240)
L’aspetto che rende così particolare e interessante la lettura del romanzo è la commistione tra il genere poliziesco e quello fantastico tradotta attraverso lo stile unico di Kańtoch: l’elemento fantastico s’inserisce e s’intreccia in maniera quasi naturale nella narrazione, risultando non banale e credibile e – cosa alquanto interessante – subentra in concomitanza con la figura di Jacek Hermann. Il malfunzionamento delle telecamere che non riescono a inquadrare l’attimo dell’omicidio e il volto dell’assassinio, il misterioso uomo dai capelli bianchi che spia Krystyna, l’inspiegabile accensione delle luci della villa di Jacek dopo l’omicidio e lo strano comportamento della vittima descritto da ex-colleghi e affetti contribuiscono a creare un alone di mistero.
“ – Quell’uomo non si comportava come avrebbe dovuto. E non solo perché non sapeva come arrivare all’uscita. Era piuttosto… Sa, una volta avevo incontrato Jaskóła per strada a tarda sera. Mi veniva incontro nell’oscurità, eppure avevo capito che era lui ancora prima di scorgerne il viso alla luce di un lampione. Dal modo in cui si muoveva, dalla sagoma. La gente riconosce certe cose istintivamente […]. Quello invece sembrava al tempo stesso qualcuno di conosciuto e un estraneo – ha proseguito.” (p. 277-278)
Le circostanze ambigue della morte (e non solo) di Jacek portano chi legge a cercare di capire cosa possa essere successo, accettando anche il carattere sovrannaturale degli eventi che vengono descritti. Diversi sono gli esempi
Altro pregio del romanzo è la scelta di tematiche molto interessanti quanto poco affrontate: oltre alla natura ambigua del doppio – tema già affrontato dall’autrice attraverso un’altra prospettiva in Buio – viene trattato il tema della solitudine che emerge con il passare degli anni. I personaggi principali del romanzo – Krystina, Chodura e Gryga – oltre a narrare la vicenda attraverso i loro punti di vista, rappresentano tre modi diversi di vivere la solitudine.
Krystyna è una donna sveglia e cinica che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro ed è pienamente cosciente dello scorrere del tempo e di cosa questo implichi.
“Capita a tutti di essere distratti di tanto in tanto. Tuttavia le persone della mia età vivono ormai sull’orlo del nulla, con il fiato della morte su collo. I giovani hanno un mal di pancia e pensano: è un’indigestione; noi abbiamo mal di pancia e pensiamo: è un cancro.” (p.200)
La sua personalità pragmatica non le permette però di recuperare il rapporto con la figlia Justyna, verso la quale non aveva mai provato alcun tipo di affinità.
“– Se avessi bisogno di qualcosa…
– Lascia stare, mamma – Adesso era spazientita, quasi arrabbiata, e non sapevo indovinare se la sua era solo una reazione di difesa, o magari qualcosa di più profondo e oscuro, che le era montato nel corso di tutti questi anni […].
Tutto qui. Mentre premevo il tasto ‘termina chiamata’ avevo voglia di infilarmi al volo le scarpe e andare a Nikiszowiec, afferrare mia figlia e scuoterla fino a quando non avesse cominciato a parlarmi in maniera normale. «Normale, cioè come?» ha chiesto la voce maligna nella mia testa. «Quando mai voi due avete parlato semplicemente, come madre e figlia?»” (p. 254)
Il commissario Chodura è un uomo che cerca soluzioni semplici ai suoi casi e che amava la quotidianità vissuta con l’amata moglie Ilona, morta tempo prima a causa di una grave malattia. Da allora dorme sempre sul divano e conserva la camera da letto con ancora tutti gli affetti personali della donna amata. Se per Chodura la solitudine significa convivere dolorosamente con l’assenza della persona a lui più cara, per l’ispettore Gryga la solitudine nella fase adulta è fonte di paura. Ha certamente ancora fiducia nelle proprie qualità da ispettore, ma è consapevole di non essere più giovane e forte come una volta; cerca così di consolarsi frequentando ragazze molto più giovani di lui come l’ex studentessa Marlena, rifuggendo relazioni più impegnative. Se da una parte quasi invidia il sentimento che legava Chodura a Ilona, dall’altra il solo pensiero di disperarsi per Marlena gli appare completamente assurdo e non coerente con la propria natura.
Krystyna, Chodura e Gryga sono dei personaggi complessi che si muovono all’interno di un mondo che diventa sempre più indifferente verso le persone anziane. Quest’ultime vengono bistrattate, sottovalutate o, nel peggiore dei casi, dimenticate. Basti pensare al tempo impiegato dalla polizia per trovare il corpo senza vita di Jacek.
“Tornando a casa, ho chiacchierato del più e del meno con un vicino che fumava davanti al palazzo. Ancora niente.
Eppure, se avessero trovato Jacek, a questo punto qualcuno avrebbe dovuto già sentirne parlare.
Naturalmente, sapevo che la cosa non poteva durare in eterno. La villa di Jacek non era fuori mano, lui stesso non dava l’impressione di essere un tipo solitario privo di legami, il cui corpo sarebbe potuto giacere per settimane nella casa vuota […]. Così è passata la sera della domenica e poi quasi tutto lunedì. Dopo le quattro sono andata in biblioteca e proprio là, accanto allo scaffale delle novità, la Buchtowa, che avevo incontrato per caso, mi ha informata che in fondo alla via Zamwoka era stato trovato un cadavere.” (p. 50-51)
La primavera degli scomparsi è un romanzo lontano dai cliché del romanzo giallo e nel quale si riconosce l’esperta penna di Kańtoch. Per chi apprezza lo stile e la poetica dell’autrice è sicuramente una lettura da recuperare.
Apparato iconografico:
Immagine 1: https://www.voland.it/libro/9788862435277
Immagine 2: https://pliki.lubimyczytac.pl/2020_aktualnosci/10_pazdziernik/01/kantoch/anna_kantoch.jpg