Alice Bettin
Il Palazzo dei Sogni è un’opera narrativa di Ismail Kadare, che trasporta il lettore in un mondo vacillante tra la realtà e il sogno. Eretto ad allegoria contro il regime totalitarista dell’Albania di Enver Hoxha e baluardo della lotta al potere di uno dei più celebri scrittori albanesi, il romanzo è stato censurato dopo pochi mesi dalla sua pubblicazione, avvenuta nel 1981 sotto governo dittatoriale, e ripubblicato dopo la caduta dello stesso. Arriva in Italia nel 2023 grazie al lavoro de La nave di Teseo nella traduzione di Liljana Cuka.
Link al libro: https://lanavediteseo.eu/portfolio/il-palazzo-dei-sogni/
In questo testo l’azione si fa attendere all’inizio del romanzo, l’autore sembra voler creare un’ambientazione sospesa tra la tangibilità e l’immaginazione. Il protagonista è il giovane Mark-Alem, appartenente alla nota famiglia reale dei Qyprilli, discendente dall’impero Ottomano. Lo zio di Mark-Alem, il Visir, è un uomo rispettato e stimato, che protegge la famiglia mantenendo una posizione ambigua, seppur consapevole delle sorti sanguinose che macchiano i Qyprilli da secoli. Tra la famiglia del giovane e la famiglia reale dell’Albania si snoda un conflitto perpetrato nei secoli. Il sovrano prova infatti una gelosia che non riesce a trattenere nei confronti della casata dei Qyprilli e questo lo rende interprete di comportamenti insensati e crudeli, che rispecchiano il lato non umano e immaginario di questa oppressione.
Mark-Alem sembra essere un sonnambulo errante dal momento in cui inizia a lavorare al Palazzo dei Sogni, posizione guadagnata a sua insaputa per conto dello zio, espediente ingegnoso che lo inserisce nella macchina tanto sanguinaria quanto surreale del sistema politico albanese. Il protagonista inizia quindi ad abituare la sua indole e il suo vero sé a essere non più una persona, ma una sorta di fantasma. Mark-Alem sembra qui vivere in una realtà immaginaria, come se fosse in bilico fra la gaiezza e il dramma, fra il gaudio e la sciagura.
Sulla famiglia dei Qyprilli aleggia un velo di mistero, un destino sciagurato e maledetto, che capovolge le emozioni in maniera repentina. Ancor più, perché Mark-Alem viene assunto direttamente nei piani alti dell’istituzione, dapprima nel settore della “Selezione” e poi nel settore, allo stesso tempo più temuto e rispettato del Palazzo dei sogni, “L’Interpretazione”.
Ma cosa nasconde Kadare dietro a questa allegoria?
Il Palazzo dei sogni è il Tabir Saraj (dal turco “palazzo per l’interpretazione dei sogni”), un edificio politico dedicato alla raccolta e all’esegesi dei sogni dei cittadini di tutto l’impero. L’ambientazione è l’Albania, la sua amata patria che per secoli rimase sotto controllo dell’Impero ottomano e fu soggetta ad islamizzazione. L’Albania è la protagonista suprema delle opere di Kadare, un canvas che viene indagato culturalmente, linguisticamente e storicamente attraverso allegorie, simboli e personaggi emblematici.
Ismail Kadare è la voce emblematica del suo paese natale, interprete portavoce delle grida contro il totalitarismo che ha pervaso l’ambiente culturale albanese durante il periodo del Regime di Hoxha. Kadare fu membro dell’Assemblea popolare del regime, venne poi espulso e trovò asilo in Francia, ma non smise mai di amare le sue origini e di decostruire i paradossi della realtà politica che aveva vissuto in prima persona.
Attraverso le sue opere, Kadare è stato in grado di descrivere le conflittualità del mondo slavo-ottomano, portando spesso in superficie una contrapposizione con il mondo occidentale. L’autore si fa interprete di una fetta fantasmagorica della letteratura balcanica, che porta con sé incoerenze e misteri, nati dalle congetture dell’uomo in quanto essere politico e dall’utopica visione totalitaria del sogno socialista. La storia che ha segnato il suo paese, in termini geopolitici, è lo specchio della riflessione che si evince nei suoi romanzi.
Per quanto riguarda l’apparato burocratico del Tabir Saraj, questo è una macchina di interpretazione dei sogni messa in piedi dal governo, un’ingegnosa concatenazione di severissimi ruoli che investono i funzionari dell’istituzione: dalla raccolta dei sogni, nelle maniere più restrittive e violente, alla loro interpretazione, destinata a delineare le sorti future dello stato, a evitare le disgrazie, a prevenire guerre sanguinarie ed epidemie. Di conseguenza, le azioni dello stato si basano su profezie oniriche piuttosto che sulla spiegazione empirica delle cose. Le persone che lavorano al Tabir Saraj entrano a far parte del mondo onirico e abbandonano la realtà concreta, decifrando i sogni dei cittadini e facendo statistiche dei periodi insonni e dei periodi più prolifici di messaggi che gli stessi sogni trasmettono. I sogni diventano in questo modo editti politici e sono in grado di cambiare le sorti del paese.
I sogni sono le configurazioni del carattere artistico primordiale che produce l’essere umano, che viene poi tramutato in considerazioni politiche, collegate anche al contesto durante il quale l’autore scriveva. Essi diventano simboli allegorici dell’arte alla mercé dei regimi repressivi in generale. La correlazione diretta a questa associazione sono appunto i regimi totalitari del XX secolo del Novecento, che hanno utilizzato il sogno come principio etico per le proprie costruzioni ideologiche di stampo repressivo.
La realtà ricreata da Kadare nel suo romanzo sembra celarsi sotto le vesti surrealiste del periodo socialista, il sogno è un mezzo per indagare il legame storico, sociale e culturale tra la repressione dell’arte nelle sue forme più semplici durante il regime totalitario e il modo in cui, come quest’ultimo, lo utilizza come mezzo per ricreare una realtà legata al mondo onirico e fantasmagorico, dal carattere quasi grottesco. Il sogno asseconda le tendenze utopiche del socialismo della sua epoca e incarna le decisioni politiche che fanno fede a questo sistema e il conseguente scomodo disagio che questa associazione di idee produce nell’uomo.
Il Tabir Saraj raccoglie i sogni provenienti da tutti gli angoli dell’impero, addirittura i cittadini analfabeti sono costretti a recarsi personalmente presso l’istituzione per raccontare i propri sogni, che devono essere mantenuti nella loro memoria, perché impossibilitati a scriverli. Pile di sogni apolitici vengono accatastati negli archivi angusti del palazzo, al contrario i sogni che hanno la più minima influenza politica vengono trasferiti direttamente al dipartimento dell’analisi. Ogni settimana viene consegnato al sovrano il “sogno guida”, che, come dice il nome stesso, ha il compito di condizionare marcatamente le decisioni politiche imminenti.
Il fulcro del romanzo è la scorretta interpretazione di Mark-Alem di un “sogno guida”, sulla quale il protagonista tentenna, poiché timoroso delle conseguenze che questa potrebbe provocare nei confronti delle sorti della sua famiglia. Questo sogno diventa poi il capro espiatorio dell’ira sanguinosa scatenata nel sovrano, che pianifica l’assassinio dei cantastorie albanesi, venuti alla casa del Visir per raccontare il poema epico della storia della famiglia dei Qyprilli, per cui il sovrano prova una profonda gelosia. Kurt Qyprilli, zio di Mark-Alem, viene nella stessa occasione arrestato e ne vengono perse le tracce. Mark-Alem è consapevole che l’autorità esercitata dal Tabir Saraj sulla vita dei cittadini dell’impero è tanto assoluta quanto estranea alla logica condivisa eticamente dagli esseri umani.
Nel dispiegarsi del romanzo, il lettore riesce a comprendere in autonomia quanto un sogno liberamente interpretato possa essere elevato a editto per distruggere chiunque si frapponga all’autorità del sovrano e dell’impero.
“Nei suoi occhi, come in quelli degli altri funzionari di primo grado, dietro al sorriso di cortesi brillava sempre un punto fisso in cui si leggeva di continuo la stessa domanda: c’è qualche sogno su di me? Saranno anche stati uomini potenti e carichi di onori, ma questo non era sufficiente. Non contava solo ciò che erano nella vita, no, la cosa più importante era il ruolo nei sogni altrui, le carrozze misteriose nelle quali si spostavano, gli emblemi o i segni cabalistici che le ornavano…” (p. 210)
Da questo passo si evince quanto nell’ambientazione presentata non sia importante ricoprire una determinata posizione nella macchina politica messa in piedi dall’impero, ma come invece chiunque possa cadere vittima dell’interpretazione dei sogni e diventare un perseguitato dal sistema senza una chiara ragione di causa ed effetto. È chiara la correlazione con il regime totalitario di Hoxha e la derivante metafora di sistema paranoico di cui i regimi vessatori del XX secolo hanno abusato.
Bibliografia:
Ismail Kadare, Il palazzo dei sogni, Milano, La nave di Teseo, 2023.
Ani Kokobobo, “Bureaucracy of Dreams: Surrealist Socialism and Surrealist Awakening in Ismail Kadare’s The Palace of Dream”, in Slavic Review, Vol. 70, No. 3, 2011, pp. 524-544.
Sitografia:
Apparato iconografico:
Immagine 1: https://lanavediteseo.eu/portfolio/il-palazzo-dei-sogni/
Immagine 2: https://en.wikipedia.org/wiki/Ismail_Kadare