Martina Mecco
La casa editrice LINEA edizioni ha recentemente pubblicato Emilie giunge a me in sogno (“Emilie přichází ke mně ve snu”), breve scritto dell’artista ceco Jindřich Štyrský all’interno della collana LINEA classici. Il volume curato da Tiziana D’amico, ricercatrice di Lingua e letteratura ceca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, presenta una lunga introduzione della stessa e l’inserimento di altri testi scelti, a cui si aggiunge anche una sezione iconografica che raggruppa alcuni collage dell’autore.
Link al libro: https://www.lineaedizioni.it/libri/emilie-giunge-a-me-in-sogno/
“Emilie non ha mai cercato di entrare nel mondo della mia poesia.” (p. 113)
Jindřich Štyrský (1899-1942) è tra i protagonisti di un periodo storico e culturale particolarmente florido nel contesto ceco, ovvero gli anni racchiusi tra le due guerre mondiali. La Cecoslovacchia, giovane paese che nel 1918 conquista l’indipendenza dopo secoli di giogo asburgico, diventa palcoscenico di nuove spinte estetiche, che stravolgono i canoni nazionali tanto sul piano dell’esecuzione artistica che su quello teorico. Praga, città profondamente multietnica, diviene uno dei centri più importanti della cultura europea della prima metà del secolo scorso accanto a città come Parigi o Berlino. Proprio a Praga viene fondato, nel 1920, il gruppo d’avanguardia Devětsil (il cui significato è “farfallaccio”, ma anche “nove forze”). Nelle fila del Devětsil si sviluppa prima il Poetismo e, successivamente, il Surrealismo ceco. A livello teorico fondamentali furono gli scritti di Karel Teige e di Vítězslav Nezval – il cui ruolo è centrale nella fase surrealista. L’aspetto peculiare del Devětsil risiede nel fatto che il gruppo vede la partecipazione di intellettuali di diversa natura, non sono infatti solo i poeti a partecipare attivamente a questa “rivoluzione” estetica, ma anche artisti, drammaturghi, architetti. Questa stretta collaborazione di figure tra loro diverse fu possibile soprattutto grazie all’istituzione di una nuova definizione del concetto di “Poesia”, che per Teige assume un valore universale e una funzione sociale. In particolare, la vicinanza con Parigi permise un contatto diretto degli intellettuali cechi con le nuove tendenze artistiche che animavano la vita culturale della capitale francese. Tra queste, fondamentale fu la figura di Guillaume Apollinaire e l’esperienza del Surrealismo bretoniano. Štyrský, in stretta collaborazione con Toyen, fu particolarmente attivo nello sviluppo dell’estetica surrealista. Lo stesso Breton commentò il lavoro dei due pittori affermando: “La loro opera mi diede di nuovo motivo di credere che il surrealismo è oggi più che mai sulla strada della scoperta, cioè sulla strada della verità.”
Il volume curato da Tiziana D’Amico rappresenta un primo tassello che potrebbe effettivamente aprire le porte alla scoperta di una stagione poetico-artistica ancora troppo poco conosciuta in Italia. A tal proposito, non sono moltissime le opere prodotte dall’avanguardia ceca tradotte in italiano, complice sicuramente la complessità apportata dal profondo sperimentalismo operato dai suoi esponenti. Guardando a quanto il lettore italiano potrebbe avere a disposizione – molti dei volumi citati di seguito sono ormai fuori catalogo -, si contano traduzioni apparse in rivista, i due volumi di scritti scelti dall’enorme opus saggistico teighiano curati da Sergio Corduas e le due raccolte della bianca Einaudi in cui sono tradotte alcune poesie di Nezval e Jaroslav Seifert. Seifert, inoltre, è stato edito in italiano anche dalla casa editrice E/O in due volumi di poesie e le sue memorie sono state tradotte nella versione censurata da Studio Tesi. Da citare, tra le altre cose, il lavoro di Ripellino Storia della poesia ceca contemporanea, recentemente riedito con la cura di Annalisa Cosentino per Marsilio. Nonostante ciò, risulta evidente come la stagione poetica e artistica dell’avanguardia ceca aspetti ancora un vero e proprio lavoro di traghettamento nel panorama italiano. Per quanto concerne, inoltre, la produzione artistica, la ricezione italiana si fa ancora più rada.
La corposa prefazione di D’Amico “Come attraverso un merletto a brandelli”: lettura composita di “Emilie giunge a me in sogno” di Jindřich Štyrský, è divisa in due sezioni. Nella prima viene ricostruita la figura di Štyrský, contestualizzandola nel suo panorama d’azione e descrivendo le principali caratteristiche della sua poetica. Questo attraverso l’impiego dei più importanti riferimenti prodotti dalla critica ceca contemporanea, tra cui l’Heslář české avantgardy (“Lemmario dell’avanguardia ceca”) curato da Jan Wiendl e Josef Vojvodík, fondamentale per chiunque si approcci allo studio di questa prima fase della poesia e dell’arte ceca novecentesca. Vengono ampiamente chiariti il significato e l’impiego di concetti chiave, come ad esempio quello di sogno. Nella sua riflessione D’Amico si concentra approfonditamente sulla questione e l’importanza della corporeità, nonché sull’evoluzione stessa del concetto:
“L’armonia agognata dal poetismo risponde al desiderio dell’unità del corpo, mente e psiche che nei primi anni Trenta è ormai riconosciuta, grazie alla psicanalisi, nella sua precarietà e percepita come impossibile da raggiungere. Il corpo diviene incarnazione del tempo e dello spazio; esso è frammentato, malato, sensuale e sessuale. Il corpo femminile non è più, come nel poetismo, un’ispirazione meccanica, ma si trasforma, nel surrealismo, in uno spazio abitato dall’ansia e dal trauma.” (p. 20)
La seconda parte della prefazione entra nello specifico del testo di Štyrský, realizzando un’indagine che si pone il fine di fornirne una chiave interpretativa. Questa si concentra su punti nevralgici della poetica surrealista štyrskiana, mettendo in luce due aspetti fondamentali: il dualismo pornografia/pornofilia e il legame intrinseco tra i concetti di ricordo e sogno. Nonostante Emile giunge a me in sogno sia uno scritto particolarmente breve, esso presenta non poche difficoltà di interpretazione, soprattutto per la densità concettuale che ne caratterizza il tessuto narrativo. Nel districarsi in questo complesso labirinto surrealista, la riflessione di D’Amico dedica spazio anche al porre il testo in dialogo con il panorama in cui viene prodotto, evidenziando i legami di questo con altre opere realizzate in quegli anni come, ad esempio, quelle nezvaliane.
In conclusione, il volume edito da LINEA Edizioni risulta essere un ottimo punto di partenza per il lettore italiano che vuole addentrarsi in un periodo artistico che, come si diceva in precedenza, gli è ancora estraneo. La curatela non è solo un ottimo tentativo di analisi del testo tradotto ma anche un buona ricostruzione della figura e dell’opera di Jindřich Štyrský, principalmente per quanto riguarda la sua “fase erotica”.