Jessica Alfieri
“La fiaba è come una melodia infinita
che termina su una nota sospesa
lasciando l’ascoltatore in attesa di nuove variazioni”
(Marie-Louise von Franz)
La raccolta di fiabe Meseország Mindenkié, traducibile in italiano con “Un mondo di fiabe per tuttə” è stata pubblicata nel 2020 a cura di Boldizsár M. Nagy, critico letterario, giornalista e traduttore. All’edizione hanno collaborato altrə diciassette autorə attivə del panorama letterario ungherese in qualità di traduttorə, romanzierə, poetə, fumettistə. L’antologia prende le mosse dalla rosa di fiabe per bambinə, miti greci e irlandesi e racconti più celebri appartenenti alla cultura folkloristica per rivisitarli in chiave più inclusiva, ridefinendo, non solo i luoghi e le ambientazioni, bensì anche ə personaggə protagonistə e le dinamiche che si trovano ad affrontare nel corso delle storie. In questo senso, l’obiettivo dellə curatricə è dare spazio alle molteplici sfaccettature dell’identità umana in cui anche un pubblico di giovanissimə può riconoscersi. L’iniziativa nasce su richiesta dell’Associazione Labrisz, fondata a Budapest nel 1999, il cui scopo è promuovere i diritti delle donne lesbiche, bisessuali e transgender attraverso programmi culturali e gruppi di discussione. Il nome dell’associazione è la traduzione ungherese di labrys, un’ascia bipenne simbolo del potere minoico, oggi simbolo della lotta femminista e, in particolare, lesbica in tutto il mondo. La stessa associazione ha lanciato un concorso creativo per autricə esordienti, otto deə quali sono statə selezionatə e inseritə all’interno di Meseország Mindenkié insieme allə loro nove colleghə più celebri. Nemmeno la scelta dell’illustratrice a cui affidare le immagini della raccolta è stata casuale: Lilla Bölecz è, infatti, un’amante delle fiabe classiche.
Al progetto ha aderito anche la Emberi Jogi Nevelők Hálózata (EJHA), ovvero la Rete dellə educatricə per i diritti umani, che vede un insieme di persone impegnate nel campo dell’educazione e dei diritti umani. In questo senso, la Rete ha sviluppato una serie di iniziative per le scuole dell’infanzia i cui risultati sono stati condivisi sul sito internet della stessa associazione.
Un altro spunto di riflessione posto dalla struttura di Meseország Mindenkié riguarda un termine che viene spesso accostato a questo tipo di iniziative letterarie: riscrittura. Dal punto di vista letterario, parlare di riscrittura in questo caso è appropriato, nel senso che ci si sta occupando di una serie di storie prese dalla tradizione, che sono poi state riscritte in termini più vicini non solo alle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+, bensì anche a minoranze etniche e sociali quali famiglie senzatetto, bambinə orfanə o adottatə, comunità Rom. Se, però, si considera l’intento dellə autricə della raccolta e l’ambiente politico-sociale in cui è stata messa insieme e pubblicata, allora, non si può parlare di “riscrittura” in qualità di eccezione ad un canone tradizionale, in quanto al centro si trova la manifestazione identitaria di esseri umani che possibilmente, al momento della lettura, troveranno una risonanza intima con lə personaggə. Il canone letterario occidentale ruota intorno all’immagine dell’uomo bianco cattolico eterosessuale, e vede un’eccezione in tutto ciò che non risponde ad uno di questi quattro criteri. Dato che, nonostante l’interrelazione tra persone, l’identità personale dovrebbe essere messa nelle condizioni per esprimersi in consonanza con ciò che si sente più adatto a se stessə, umanamente l’unica eccezione sarebbe rinnegarsi per rispondere al canone di qualcun altrə.
Il racconto più rappresentativo della raccolta è quella scritta da Edit Szűcs dal titolo Az őzike agancsa (Le corna dellə cerbiattə). Si tratta della storia di una cerbiatta di nome Koni, nata biologicamente femmina, che, però, accosta la sua identità più vicina alla sfera maschile. Le femmine di cerbiatto, al contrario dei maschi, nascono e rimangono senza palchi – le cosiddette “corna”. Al fine di abituarla fin da piccola a stare insieme agli altri animali, la madre decide di farle conoscere altrə cerbiattə, tra cui anche maschi. Da subito Koni si sente attratta dalle corna dei suoi compagni di gioco e desidera averne un paio anche lei. Non si tratta di un capriccio o di un desiderio passeggero, per Koni nel corso della storia diventa sempre più forte la necessità di essere fisicamente uguale agli altri cerbiatti perché è nel loro aspetto fisico che ləi si riconosce di più. Questa presa di coscienza legata alla sua persona porta il rapporto che Koni ha con la madre ad incrinarsi, in quanto quest’ultima ha sempre considerato sciocchezze e fantasticherie le domande dellə figliə riguardo le corna.
Con il passare del tempo Koni inizia a frequentare altri animali che diventano la sua nuova famiglia, ascoltano le sue necessità e cercano di tirarla su di morale nei momenti in cui sente di non star manifestando completamente se stessə. Lə suoə amicə mettono in atto una serie di espedienti affinché anche Koni possa avere le corna: per prima cosa, propongono un nome nuovo, Konor; successivamente, si impegnano per trovare delle corna a Konor, anche se con scarso successo. La volpe raschia nel fango, che lo scoiattolo e il coniglio spalmano sulla sua testa, mentre gli uccelli vi applicano due ramoscelli che dovrebbero far presa grazie al fango secco. Ancora, legano delle lunghe pigne alle sue orecchie con dello spago fatto di erbacce. Nulla di tutto questo dura a lungo; nonostante ciò, Konor sviluppa sempre più gratitudine verso lə suoə amicə che cercano in ogni modo di aiutarlo.
L’unico essere che può donare a Konor un paio di corna è la Fata della primavera, per la cui comparsa è necessario attendere la fine dell’inverno che si prospetta ancora lungo. Inizialmente, Konor non conosce l’esistenza di questa Fata, ne sente parlare dall’amica capra. Nel corso del loro dialogo, la volpe interviene aggiungendo quanto segue:
“«Penso che vorrebbe qualcosa in cambio». Disse la volpe. «Al giorno d’oggi, gratis non si ottiene nulla.»
«Rondine, quella fata esaudirà i desideri di tuttə?»
«Ho sentito dire, che esaudisce solo quelli di coloro che ne sono degnə.»
«Cosa dovrebbe fare per dimostrare di essere degnə?”, chiese Ronan.
«Beh…», iniziò la rondine, quando Konan la interruppe
«Cosa dovrei fare per dimostrare il mio valore? Perché dovrei fare qualcosa? Gli altri cerbiatti non hanno mai fatto nulla di speciale per guadagnarsi le corna! Perché io dovrei?»
Lə altrə sono rimastə in silenzio. Nessunə aveva una risposta valida. Alla fine, Ronan si avvicinò all’amico e gli diede una leggera gomitata sul fianco.
«Mi dispiace. Hai ragione, non è affatto giusto.» Konor sospirò profondamente.
«Ma guardate il lato positivo. Konor, avrai le corna!» Si sorridevano a vicenda.” (pp. 95-96)
Interessante in questo estratto è la considerazione dell’amica rondine, che tira fuori la questione del merito. Dal suo punto di vista, infatti, una persona che non risponde all’idea di uomo o di donna socialmente imposta ha bisogno del permesso esterno di qualcun altrə per esistere nelle condizioni che sente più adatte a se stessa. Questo processo di validazione esterno – spesso un calvario – è comune, per esempio, nella vita delle persone che non si riconoscono nel sesso biologico con cui sono nate e devono lottare ogni giorno perché la società in cui si trovano, schiava del binarismo maschio-femmina, accetti la loro esistenza alle loro condizioni.
Lə amicə di Konor si rendono presto conto di quanto sia superficiale una tale considerazione: dato che gli altri cervi sono nati con le corna e non hanno compiuto nessun gesto eroico per ottenerle, perché per ləi dovrebbe essere diverso? Ma soprattutto, chi ha un’autorità tale da poter convalidare e autorizzare l’esistenza di qualcun altrə?
Con l’arrivo della primavera, arriva anche la Fata in grado di donare a Konor le tanto attese corna, come si legge di seguito:
“«Mi dispiace solo di non essere arrivato prima», disse, e poi il suo viso si fece un po’ triste. «Spero che non sarai troppo deluso da me, ma non posso darti le corna, ho potere solo sulle piante della foresta. Il meglio che posso fare è metterti in testa due bellissimi rami d’albero, che resteranno con te per sempre. Può andare bene?»
Konor ha risposto di sì, naturalmente. Allora la fata radunò le sue amiche del bosco e si misero a scegliere i due rami più belli della foresta. La fata li pose tra le orecchie dellə cervə, ə baciò la sommità del capo e i due rami divennero un tutt’uno con il suo corpo.
«Per favore, prenditi cura delle creature della foresta come facevi prima. Spero che la vostra vita futura sia ancora più felice di quella che avete avuto finora!»
Konor ringraziò lə suoə piccolə compagnə per tutto, salutò e tornò a casa. Non vedeva l’ora di tornare a casa.
[…]
Dopo quel giorno, molte cose erano cambiate nella foresta. Konor, nonostante si impigliasse spesso nei rami degli alberi, si abituò lentamente alle sue nuove corna, che fiorivano in primavera e germogliavano di nuovo quando si rompevano. Finalmente si sentiva a proprio agio nella sua pelle, più allegro e sicuro di sé.” (p. 101)
Dopo la trasformazione di Konor, anche il suo rapporto con la madre si ristabilisce. Infatti, lei riesce addirittura a chiamarlo “figlio mio”, accettando completamente la sua vera natura.
Al di là di quanto lavoro ci sia dietro a ciascuna fiaba per renderla il più possibile inclusiva, Az őzike agancsa è quella che meglio raffigura il percorso di un essere vivente che non si sente a proprio agio nel corpo in cui è nato e fa di tutto, insieme a chi gli sta vicino, per creare le condizioni più adatte a sé, nonostante questo a volta possa portare a non essere capito.
Oltre alla petizione per chiedere alla libreria Pagony, principale distributrice della raccolta, di togliere Meseország Mindenkié dai suoi scaffali, a soli cinque giorni dalla prima pubblicazione la deputata Dóra Dúró ha caricato un video su YouTube in cui strappava una per una le pagine del libro per poi distruggerle in un tritatutto. Questo ha portato ad un aumento delle vendite e ha fatto arrivare la raccolta in cima alla lista dei libri di successo della libreria online Book24. L’Associazione degli editori e distributori di libri ungheresi ha condannato l’azione di Dúró in una dichiarazione, affermando che “la distruzione di libri per scopi politici è una delle memorie storiche più vergognose dell’Ungheria e dell’Europa”. Il 3 ottobre, il partito Mi Hazánk Mozgalom ha organizzato una manifestazione davanti all’ufficio dell’Associazione Lesbica Labrisz in via Szentkirályi contro la pubblicazione del libro. In questa sede, Dóra Dúró ha affermato che è una posizione scientifica quella secondo cui l’orientamento sessuale non è solo un tratto ereditario, ma è anche influenzato dall’ambiente e dall’educazione. Il libro fa parte di questa influenza e per questo motivo si oppone alla sua pubblicazione. L’altro oratore di spicco della protesta, il pubblicista Árpád Szakács, ha affermato che “la più grande minaccia alla libertà umana oggi è il liberalismo”. Questo farebbe parte della propaganda del libro e del motivo per cui è stato pubblicato.
Il 4 ottobre 2020, il Primo Ministro Viktor Orbán, nel suo programma Vasárnapi újság (“Giornale della domenica”) su Radio Kossuth, in risposta a una domanda sullo scandalo del libro, ha affermato, tra l’altro, che “l’Ungheria è un Paese tollerante nei confronti dell’omosessualità. Ma c’è una linea rossa che non può essere oltrepassata, ed è così che riassumo la mia opinione: lasciate in pace i nostri figli”.
Nel settembre 2021, il libro di fiabe sarebbe stato rimosso dalla biblioteca di Nagymaros in seguito a un reclamo dei lettori. Dopo la segnalazione, il sindaco Balázs Heinczinger ha affermato che, essendo la biblioteca vicina alla scuola, la legge vieta di tenere a scaffale aperto questo tipo di libri, ritenuti dannosi. Tuttavia, secondo Amnesty International, la mossa non aveva base legale, in quanto la biblioteca non distribuiva il libro, bensì si limitava a prestarlo o a permetterne la lettura.
Il 3 novembre 2021, il Tribunale metropolitano di Budapest ha condannato Mediaworks Hungary Zrt. dopo aver accusato di pedofilia sia il libro di fiabe sia l’Associazione Labrisz. Il 4 marzo 2022, tuttavia, il tribunale si è pronunciato a favore dell’Associazione Labrisz.
Nonostante o, forse, grazie alla resistenza incontrata in suolo nazionale, Meseország Mindenkié è entrato in altre librerie europee, al momento della stesura di questo articolo, in traduzione tedesca, olandese, svedese, slovacca e polacca.
Un ultimo aspetto che rende la vicenda interessante a livello sociolinguistico è la neutralità grammaticale della lingua ungherese. Infatti, anche se in ungherese non esiste una distinzione di genere maschile/femminile, per esempio, negli articoli, nella declinazione degli aggettivi o nelle desinenze, la stessa neutralità non si trova nei suoi parlanti che, invece, vivono immersi in una società ancora fortemente radicata in una visione binaria dell’essere umano. Le forze contrarie scatenate dalla pubblicazione di Meseország Mindenkié, un libro per bambini nato con l’intento più nobile, ovverosia l’inclusività delle “categorie” meno rappresentate, dimostrano, da un lato quanto ancora si debba lottare per una società paritaria in Ungheria, e, dall’altro che c’è chi è disposto a farlo, in maniera pacifica ma decisa, anche attraverso il potente strumento della letteratura.
Bibliografia:
Boldizsár M. Nagy, Meseország Mindenkié, Labrisz Leszbikus Egyesület, 2020. (La traduzione di brani tratti da questo testo è stata fatta per l’occasione da me J.A.)
Louise O. Vasvári, Gender trouble in grammatically genderless language: Hungarian, John Benjamins Publishing Company, 2015.
Sitografia:
https://time.com/5897312/hungary-book-lgbt-rights/ (ultima consultazione: 01/06/2022)
https://hu.wikipedia.org/wiki/Meseorsz%C3%A1g_mindenki%C3%A9 (ultima consultazione: 03/06/2022)
https://it.upwiki.one/wiki/Labrisz_Lesbian_Association (ultima consultazione: 25/05/2022)
https://hu.wikipedia.org/wiki/Meseorsz%C3%A1g_mindenki%C3%A9 (ultima consultazione: 20/05/2022)
https://labrisz.hu/irodalmi_rovat/labrisz-konyvek/meseorszag_mindenkie (ultima consultazione: 01/06/2022)
https://24.hu/kultura/2020/09/29/duro-dora-meseorszag-mindenkie-mesekonyv-sikerlista-elorendeles/ (ultima consultazione: 01/06/2022)
Apparato iconografico:
Immagine di copertina e immagine 1: Nagy 2020, copertina.
Immagine 2: ibid., pag. 89.
Immagine 3: ibid., pag. 101.