Il labile confine tra realtà e letteratura: le parole vive e la Parigi-libro in “Sindrome da panico nella Città dei Lumi” di Matei Vișniec

Francesca Pizzinga

Pubblicato in Romania nel 2009 e tradotto in italiano per Voland da Mauro Barindi nel 2021, Sindrome da panico nella Città dei Lumi (titolo originale “Sindromul de panică în orașul Luminilor”) di Matei Vișniec è un libro che parla di letteratura da un punto di vista insolito e che trasporta il lettore in una Parigi dai toni inconsueti nella quale voci disparate di persone comuni, del tutto ignare di esser personaggi di questo mondo al contrario, narrano la loro storia intersecandosi con quella dell’autore-protagonista.

Link al libro: https://www.voland.it/libro/9788862434669 


Il romanzo di Matei Vișniec, sin dalle primissime pagine, coinvolge e sconvolge il suo lettore attraverso un turbinio di emozioni e inaspettati avvenimenti. Sindrome da panico nella Città dei Lumi è una viva distopia che si svolge sotto gli occhi di uno scrittore che si perde tra le vuote vie e gli irriconoscibili volti di Parigi alla ricerca della letteratura, quella autentica e ancora viva. 

La trama dell’opera è un ingegnoso intersecarsi di storie tutte diverse dove nulla è lineare e che inaspettatamente, da un momento all’altro devia, impenna e si ramifica. 

Il caffè Saint-Medard, luogo dove tutto ha inizio, ci si presenta come una Babele contemporanea, attorno alla quale gravitano autori alla ricerca di una storia da raccontare. Al centro di questo sistema di scrittori insoddisfatti v’è il signor Cambreleng, un eccentrico editore parigino senza una casa editrice, che, stanco delle centinaia di pagine di parole vuote scritte da autori avidi di gloria letteraria, nelle cui opere sovraneggiano solo le immagini e il suono, decreta ufficialmente la morte della letteratura e delle parole. Per il signor Cambreleng la letteratura, dunque, è ormai spacciata: nulla può più portarla in vita, ma, nonostante ciò, continua a radunare intorno a sé gli scrittori più disparati ai quali insegna che ogni libro letto è un libro strappato all’oblio. 

Tutto questo avviene in una Parigi priva di personalità in cui si realizzano avvenimenti inaspettati, invisibili ad occhi non attenti: un poema conquista il pianeta, un gatto tiene un diario, una gobba condivide le sue esperienze di vita quotidiana, un cane di nome Madox muore di depressione, una storia d’amore sfugge al controllo, i sogni evadono nella realtà e tutti i cittadini diventano, senza rendersene conto, dei personaggi. 

Non mancano, all’interno del romanzo, toni autobiografici: Vișniec, autore e personaggio, racconta di come il suo componimento, La nave, diventato in brevissimo tempo un potente strumento politico, sia stato il suo lasciapassare per ottenere il passaporto con un visto per la Ville Lumière. Ricordi d’infanzia a Rădăuți e disavventure risalenti ai tempi dell’università, sono anch’essi disseminati all’interno dell’opera. 

Il lettore è ad un certo punto chiamato ad assistere alla rivoluzione dei libri non letti, stanchi di essere destinati ad una silenziosa morte. Questo fa presagire che tutte le speranze riposte in una letteratura ancora viva siano destinate a svanire, ma ecco che la storia prende ancora una volta una nuova ed inaspettata direzione: si grida al capolavoro quando la giovane Jaroslava porta al signor Cambreleng un insolito romanzo fatto di annunci pubblicitari, di brevi testi ripesi da etichette varie o dai menù dei bar, che null’altro sono se non la prova tangibile di una letteratura ancora viva. 

Tutto questo non è che una lettera d’amore alla letteratura, alle parole e alla città di Parigi:

“[…] «Un capolavoro!» – esclamò il signor Cambreleng. […] La letteratura non era morta, qualcuno aveva trovato la strada verso le parole vive. […] Al signor Cambreleng sembrava assolutamente fantastico che un uomo, un autore anonimo, si fosse sobbarcato questa fatica di Sisifo: raccogliere parole naturali dalla pelle, dalle viscere della città, da tutti i livelli dell’inferno urbano (il signor Cambreleng evitò all’ultimo di usare l’espressione civiltà urbana). In definitiva, Parigi è un libro, no? Oggigiorno le grandi città sono diventate dei libri, no? Nessuno avrebbe potuto contraddire il signor Cambreleng. Certo, le città erano ricoperte di parole, le città erano quindi libri.” p. 242 

Molte altre profonde considerazioni sul processo creativo sono presenti all’interno dell’opera: 

“[…] La letteratura è qualcosa di misterioso, mentre scrivi e ti trovi in rapporto diretto, quasi mistico, con la pagina bianca, ti rendi conto di essere sottoposto a forze impossibili da definire con precisione. Le parole, una volta lasciate libere, hanno diritto a determinate iniziative. Che arroganza credere di poter costruire tu stesso un libro, quando in realtà sono le parole a scrivere te e a costruirti!” p. 232

Molto coinvolgenti e toccanti sono le riflessioni sulle parole presenti nel capitolo intitolato Il diario erotico della signorina Faviola: 

“[…] Una delle storie d’amore più belle vissute con passione reciproca è quella tra qui e adesso. Mai nessuno ha instaurato una relazione più pura, più solida, più sincera di quella tra queste due parole.” p. 173

Molte sono riflessioni che hanno un taglio più romantico o filosofico ma la considerazione finale sulla parola “patria” è palesemente una triste constatazione della condizione nella quale si trovava la Romania ai tempi in cui spadroneggiava il comunismo di Ceaușescu: 

“[…] Una parola incapace di amare è patria. Tutto quello che sa fare è esigere di essere amata (ma amarla, non la ama nessuno davvero). Demagoga e incattivita, spudorata e sadica, la parola patria vive la propria sessualità mandando in modo sistematico gli altri incontro alla morte, intimandogli allo stesso tempo di avere pure un orgasmo mentre muoiono per lei. ”  p. 173

Sindrome da panico nella Città dei Lumi è, dunque, un romanzo che si trasforma in un’esperienza viva, dinamica, che non lascia indifferenti e che, pagina dopo pagina, invita il lettore a partecipare alla sua storia. Un’esperienza che confonde e coinvolge grazie al suo stile accattivante. Un romanzo che tiene il lettore continuamente con il fiato sospeso in una piacevole sensazione di sindrome da panico.

 

Apparato iconografico: 

Immagine di copertina: https://www.news.ro/cultura-media/sase-spectacole-de-matei-visniec-prezentate-la-teatrul-marconi-din-roma-1922400927482022010820574572

Immagine 1: https://www.voland.it/libro/9788862434669

Immagine 2: 

https://it.wikipedia.org/wiki/Conversazione_al_caff%C3%A8#/media/File:Giovanni_Boldini_-_Conversation_at_the_Cafe.jpg