La decadenza dei castelli. “La sera sulle case” di Eduard von Keyserling

Piergiuseppe Calcagni

 

Dopo L’angolo di quiete, lo scorso gennaio L’orma editore ha pubblicato La sera sulle cose, un’altra opera di Eduard von Keyserling, uno scrittore geniale, molto conosciuto e apprezzato in Austria e in Germania, ma che in Italia ancora non riceve la fama che merita. La sera sulle case è una delle sue ultime opere pubblicata originariamente quattro anni prima della sua morte.

Link al libro: https://www.lormaeditore.it/libro/9788831312905


Già il primo capitolo di questo romanzo permette a chi legge di avere un’idea ben fondata, non sulla trama ovviamente, ma sui temi che nel corso dell’opera verranno sviluppati dall’autore. Non a caso, le prime parole di Keyserling sono dedicate alla descrizione del castello di Paduren che sarà, insieme ad altre tenute, uno dei luoghi più importanti dell’intera vicenda:

Il castello di Paduren si era fatto assai silenzioso dopo le tante sventure che lo avevano afflitto. Il grande edificio bruno dal tetto massiccio e curiosamente ricurvo si ergeva muto e un po’ imbronciato fra gli ippocastani spogli.” (p.1)

Viene, dunque, presentata l’immagine di un edificio imponente, la cui grandezza in passato doveva necessariamente suggerire a un ipotetico osservatore che si trovava davanti a qualcosa di estremamente importante e tale osservatore avrebbe dovuto capire, solo dall’apparenza, che gli abitanti di quell’edificio meritavano rispetto. Questo, però, succedeva sicuramente in un’epoca precedente alla prima pubblicazione de La sera sulle case, avvenuta nel 1914. In quegli anni, infatti, gli abitanti dei castelli (come quello di Paduren), quindi nobili, si trovavano in difficoltà e temevano la scomparsa della loro classe sociale e tutti i benefici che ne derivavano. La descrizione continua:

Le alte lesene della facciata bruna somigliavano alle spesse rughe che solcano il viso di un vecchio. Sulla gradinata esterna era sdraiato un setter nero: le quattro zampe allungate, cercava di riscaldarsi sotto l’opaco sole di novembre. Di quando in quando una domestica o uno stalliere attraversavano la corte a passo lento e pigro. Lì nessuno pareva aver fretta.” (p.1)

Per finire di dipingere questo scenario triste e desolato, lo scrittore aggiunge uno sbadiglio del vecchio cocchiere Mahling e gli occhi del giardiniere Garbe che pigramente guardano il sole. Tutto ciò suggerisce che ci si trova di fronte a una storia che parla di aristocratici, vecchi possidenti terrieri, detentori di titoli nobiliari, che non riescono a trovare più il loro spazio in una società in cui i loro privilegi stanno per scomparire. Il loro mondo arcaico, quasi medioevale, che l’autore, essendoci nato, conosce molto bene, entra in forte contrasto col mondo del 1914 che si trova a confine fra la Belle Époque e l’inizio della Grande Guerra.

Quattro sono i castelli dove si svolge l’azione e dove abitano i protagonisti del romanzo: il castello di Barnewitz, dove Fritz von Dachhausen vive con la moglie Lydia; il castello di Sirow, che appartiene alla baronessa Egloff; il castello di Witzow con il barone Port; infine, nel castello di Paduren risiede il più importante e influente di tutti, il barone Siegwart von der Warthe che, sebbene sia molto riservato, viene tenuto in considerazione più degli altri:

“«Le tribune non fanno per me» soleva dire, ma la sua opinione continuava ugualmente a essere autorevole, e in tutte le questioni importanti la domanda che ci si poneva era sempre la stessa: «Cosa ne pensa Warthe?». In ogni vicenda politica o agraria, in ogni controversia famigliare o d’onore, la sua parola era quella decisiva.” (p. 12)

Insieme a questi vecchi nobili, nei castelli abitano anche i loro figli o le loro figlie: Dietz von Egloff è il nipote della baronessa; il barone Port ha due figlie, Gertrud e Sylvia; il barone von der Warthe, invece, è un vedovo con un figlio, Bolko, che muore in combattimento all’inizio del romanzo, una figlia, sua primogenita, Fastrade e sua sorella Arabella che vive insieme a lui a Paduren. Il tema principale del romanzo che procede parallelamente al primo è lo scontro generazionale. Con l’arretratezza culturale e l’immobilismo dei genitori emerge la voglia di cambiamento e di miglioramento da parte di alcuni della nuova generazione. Come Gertrud tenta una carriera da cantante a Brema e Fastrade se ne va di casa per lavorare come infermiera in un ospedale di Amburgo. In particolare, sono proprio loro due a soffrire questa condizione di prigionia: Fastrade, è costretta a tornare a Paduren a causa della morte prematura del fratello e non può permettere che sua zia e il suo vecchio padre, costretto su una sedia a rotelle, si occupino del castello da soli. Anche Gertrud torna e il commento del barone Port a riguardo ha un tono estremamente cinico:

«Si, tornare, tornano tutte, ma come? Con i nervi a pezzi, conciate come polli dopo un acquazzone. Il povero Warthe aveva pienamente ragione, non ce n’è più una che abbia voglia di rimanere al proprio posto di guardia. Una volta le signorine nobili non avevano certi talenti da coltivare, e anche questo e un segno dei nuovi tempi».”(p. 23)

E il barone Port non è certo l’unico di quella generazione a vedere le cose in questo modo. La vecchia aristocrazia, d’altronde, si nutriva solo di forma, apparenza ed etichette. La vita che si svolge in questi castelli è fatta di rimproveri che i genitori fanno ai propri figli per far loro rispettare i vecchi rituali. Tutto ciò che è nuovo per loro è corrotto e non deve neanche essere preso in considerazione. Questo discorso non vale solo per le ideologie o la filosofia, ma anche per lo stile di vita. Il barone Port continua il discorso sopra citato pronunciando parole addirittura contro il taglio di capelli di Dietz e contro delle pietanze che aveva assaggiato dai Dachhausen.

I personaggi della nuova generazione che provano a ribellarsi a questi ordini sono Fastrade e Dietz von Egloff che per provocazione o quasi per dispetto decidono di iniziare una relazione che sarà il vero fulcro della trama. Egloff non piace a nessuno, beve troppo, gioca d’azzardo e sarà anche l’uomo con il quale Lydia Dachhausen deciderà di essere infedele nei confronti di suo marito Fritz. Tra Fastrade ed Egloff forse non c’è amore, ma solo complicità. I due vogliono solo sapere di essere in grado di poter fare liberamente le loro scelte nella vita, nonostante siano condannati a stare chiusi ognuno nei propri castelli ed osservare le loro leggi per non farli cadere o quantomeno per rallentarne la caduta. La legge dei loro padri, una legge che non capisce e non è in grado di interpretare i sistemi della contemporaneità, è ciò contro cui tentano di combattere in un modo o nell’altro.

Egloff insorse: «Serio? Perché il nostro fidanzamento dovrebbe essere più serio di altri? Perché qui tutto e di una silenziosità e una solennità spettrali? Perché tuo padre e stato severo e io devo esser messo alla prova? Tutte cose da cui il nostro fidanzamento non si farà contagiare. Naturalmente tornerò qui per sottopormi agli esami, ma per vederci, nel vero senso della parola, dovremo vederci soltanto fuori di qui. Quando sento quel vento soffiare e scuotere le imposte mi viene subito voglia di afferrarti e di portarti via!». Fastrade sorrise. «Non sarebbe contrario alla legge, come dice il barone Port?». Con la mano aperta Egloff diede un colpo sul bracciolo del divano e scoppio in una fragorosa risata. «Infrangere la legge del barone Port equivale a compiere una buona azione!»” (pp. 95-96)

La sera sulle case è un romanzo di un vero e proprio scontro generazionale accompagnato da descrizione dei paesaggi invernali fiabeschi della Curlandia, dove però sarà solo una generazione a prevalere sull’altra.

 

Apparato iconografico: 
Immagine di copertina: https://www.exlibris20.it/eduard-von-keyserling/