Anna Sokolova
Il geografo si è bevuto il mappamondo (Geograf globus propil) è il secondo romanzo dello scrittore russo Aleksej Ivanov edito in Italia dalla casa editrice Voland dopo I cinocefali, uscito nel 2020.
Link al libro: https://www.voland.it/libro/9788862434676
Aleksej Ivanov nasce nel 1969 nell’allora Gor’kij (attuale Nižnij Novgorod), in una famiglia di ingegneri navali. Fin da piccolo sogna di diventare uno scrittore. Così, non appena finisce la scuola, si iscrive al corso di laurea in giornalismo presso l’Università statale degli Urali, pensando che sia la strada più vicina alla scrittura. Il primo anno accademico gli è stato sufficiente per capire che un giornalista non è uno scrittore. Nel 1990 Ivanov si iscrive al corso di studi in storia dell’arte presso la medesima università, pensando che per uno scrittore un’ampia erudizione è più importante della ristretta specializzazione. Durante gli studi, trascorre molto tempo nella redazione della rivista “Ural’skij sledopyt” (“L’Esploratore degli Urali”), dove pubblica il suo primo racconto di fantascienza Ochota na Bol’šuju Medvedicu (“La caccia all’Orsa Maggiore”, 1990). Comunque, dalla prima pubblicazione sulla rivista all’uscita del primo libro, passano quindici anni. In questa lunga attesa Ivanov non rinuncia alla speranza di diventare, un giorno, uno scrittore professionista. Nel frattempo, lavora come insegnante, guardiano, guida turistica e continua a scrivere romanzi che non pubblica nessuno. Nel 1995 scrive Geograf globus propil (“Il geografo si è bevuto il mappamondo”), gli estratti del quale saranno pubblicati su vari giornali locali. Ma, nel complesso, il romanzo del giovane autore permiano non interessava ancora a nessuno.
Il 2003 è l’anno cruciale per lo scrittore, perché viene pubblicato il suo primo romanzo Serdce parmy (“Il cuore di Parma”, 2003), che si trasforma subito in un evento importante nel mondo dell’editoria. Da quel momento in poi i critici, i giornalisti e gli editori non smetteranno più di parlare dello scrittore Ivanov.
Nel 2001 l’almanacco Labirint pubblica solo alcuni capitoli del romanzo. Nel 2003 la casa editrice Vagrius pubblica il testo completo, però, secondo l’autore, cambiando tutta la struttura. Nel 2005 a San Pietroburgo, dopo diversi tentativi, Il geografo si è bevuto il mappamondo è stato pubblicato per la prima volta nella versione originale e senza alcuna modifica. Nel 2013 è stato realizzato il film basato sull’omonimo romanzo di Ivanov diretto da Aleksandr Veledinskij. L’anteprima ha avuto luogo al XXIV Kinotavr Film Festival di Soči, dove il film ha vinto il Grand Prix del festival e molti altri premi. Ora, Ivanov è un autore di oltre 20 libri, tradotti in diverse lingue. Nel panorama editoriale italiano è conosciuto grazie alla pubblicazione del romanzo Cinocefali (2020) e del romanzo Il geografo si è bevuto il mappamondo (2022), entrambi tradotti da Anna Zafesova.
La struttura del romanzo Il geografo si è bevuto il mappamondo può essere divisa in due parti. La prima si avvicina ai racconti umoristici alla Čechov, che sono brevi e quasi per nulla collegati tra loro. La seconda si presenta, invece, più ordinata e collegata a un unico tema.
Allo stesso modo in cui si divide il romanzo, anche la vita di Viktor Služkin può essere divisa in due sfere. La prima è quella dell’“adulto”, nella quale egli si presenta come coniuge, genitore, docente, in poche parole, come persona piena di diverse responsabilità sociali. Non si fa carico della maggior parte di esse o, se lo fa, lo fa in modo errato, senza portarle a termine. La seconda, invece, è quella che riguarda i suoi rapporti con i suoi studenti, man mano che si sviluppano, diventano sempre meno formali.
La storia del romanzo si svolge nella prima metà degli anni Novanta nella città di Perm’. Già dalle prime pagine il lettore si immerge nel famoso periodo “selvaggio” caratterizzato dalla perdita del valore del rublo, dall’inflazione, dalla moltiplicazione della criminalità, dalla migrazione all’estero e dalla disoccupazione. Quest’ultima spinge Viktor Služkin, laureato in biologia presso l’Università statale degli Urali, ad accettare il lavoro di insegnante di geografia in una delle scuole secondarie. Al nuovo professore vengono assegnate diverse classi del primo superiore, che da subito si presentano piene di studenti maleducati, arroganti e privi di qualsiasi personalità. A casa, Služkin, ha la moglie Nadia stanca della vita monotona, della povertà e della disperazione, la figlia Tata e il gatto Pudžik. Prima dell’inizio dell’anno scolastico, si scopre che il vecchio compagno di classe del protagonista, Budkin, si è trasferito nell’appartamento del palazzo a fianco. A prima vista, potrebbe sembrare carino rivedere un ex compagno di classe dopo tanto tempo, ma non in questo caso. Quel giorno, infatti, cambierà per sempre la vita confusionaria di Služkin, perché poco dopo tra il suo amico e Nadia inizierà una reazione. In questo caso, da un marito ci si aspetterebbe rabbia e gelosia, ma non dal geografo, in quanto l’unica cosa che prova per sua moglie è un senso di pietà e simpatia. Il vero e puro sentimento nel cuore del geografo nasce per una studentessa, con la quale, ovviamente, non può avere alcuna relazione.
Uno degli elementi chiave del romanzo appare già nel primo capitolo del libro: il sordomutismo. Lo stesso sordomutismo di cui ha parlato Maksimilian Vološin nella sua poesia Demony gluchonemye (“Demoni sordomuti”, 1917):
“Они проходят по земле,
Слепые и глухонемые.”
“Essi camminano sulla terra,
Ciechi e sordomuti.”
Questi versi rispecchiano il sordomutismo di cui parla Ivanov nel suo romanzo. Sin dalle prime pagine il lettore entra in un mondo in cui gli eroi non sono capaci di ascoltare e di parlare. Ovviamente, ci sono personaggi che, per una ragione o l’altra, nascondono il loro mondo interiore e non si esprimono. Però, ci sono anche quelli che si aprono, ma che, nonostante ciò, vengono semplicemente sentiti, invece che ascoltati. Ogni persona sa che tra ascoltare e sentire c’è molta differenza. Per sentire basta semplicemente usare l’udito, per ascoltare è fondamentale comprendere sfumature, opinioni e sentimenti altrui: è necessario mettersi nei panni dell’altro e capirne il punto di vista. Il lettore, man mano che scorre le pagine, nota che tutti gli eroi del romanzo sono affetti dalla stessa malattia di cui soffre Služkin. Tuttavia, il grado di consapevolezza della loro patologia e, di conseguenza, il grado di determinazione di cambiare qualcosa è diverso in ognuno di loro. La maggior parte dei personaggi vive il proprio ritmo, segue il corso della vita e non cerca di cambiare assolutamente nulla.
Anche Služkin vive la sua vita monotona di tutti i giorni: lavoro, casa, amici, studenti ecc. Ed è proprio questo che lo soffoca, si sente come un estraneo in mezzo alla gente, ma non trova la forza di cambiare qualcosa. Da qui emerge il secondo elemento chiave, Služkin è una persona superflua. La particolarità di questo tipo di persona è la dissomiglianza da coloro che la circondano. Egli si distingue dal resto del mondo grazie alla sua filosofia di vita: “…quando non sei la chiave della felicità di nessuno, e nessuno è la chiave della tua. Però ami lo stesso le persone, e loro amano te. Un amore perfetto, capisci? L’amore perfetto caccia via la paura”. (p.268)
Dalle prime pagine potrebbe sembrare che la vita dell’eroe sia una nave che affonda nel mare dell’alcol, trascinando con sé i litigi, le incomprensioni e le umiliazioni. Senza ombra di dubbio, Služkin non è un bravo comandante, ma, nonostante ciò, ha un grande cuore che nel mare burrascoso della vita non ha mai perso la capacità di amare.
Sitografia:
http://ivanproduction.ru/ob-avtore.html, (ultima consultazione: 05/01/2022)
https://www.culture.ru/poems/33470/demony-glukhonemye, (ultima consultazione: 09/01/2022)
Apparato iconografico:
Immagine di copertina e Immagine 1: https://images.moviefit.me/p/o/150094-aleksei-ivanov.jpg