Eleonora Smania
Čechov nella mia vita (“A.P. Čechov v moej žizni”, 1947) è un romanzo autobiografico della scrittrice russa Lidija Alekseevna Avilova pubblicato in Italia dalla casa editrice Miraggi Edizioni lo scorso novembre con traduzione di Barbara Delfino e prefazione di Dario Pontuale.
Link al libro: https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/cechov-nella-mia-vita/
Nata a Tula, Lidija Alekseevna Avilova (1864-1943) è una scrittrice conosciuta per le pubblicazioni di racconti su note riviste dell’epoca e testi di carattere pedagogico. La si ricorda per la raccolta di lavori in prosa Sčastlivec i drugie rasskazi (“L’uomo fortunato e altri racconti”, 1896), il suo romanzo Nasledniki (“Gli eredi”, 1898) e – in particolare – per il già citato A.P. Čechov v moej žizni. Inserito nella collana “Contrappunti” (collana di Miraggi dedicata ai titoli di testimonianza, cronaca, riflessione sull’attualità e sulla storia), il romanzo autobiografico racconta della relazione intima tra l’autrice e Anton Pavlovič Čechov, uno degli scrittori più grandi e rappresentativi del primo Novecento russo. La storia d’amore fu mantenuta segreta per decenni e fu svelata al grande pubblico in seguito alla pubblicazione postuma delle memorie, scatenando non poche polemiche riguardanti l’affidabilità dell’opera e l’ambigua natura della relazione clandestina.
Ciò che salta subito all’occhio del lettore è lo stile adoperato da Lidija Avilova: l’autrice narra l’eccezionale storia d’amore con lo scrittore e commediografo ucraino tramite un linguaggio semplice, cristallino e vivace, evitando un tono stucchevole ed esageratamente sentimentalista. Il lettore segue la voce di Lidija Avilova nel racconto di questo legame straordinario tra i due scrittori, accomunati fin dal loro primo incontro da un’intesa spirituale molto intima, dalla passione per la scrittura e da un tenero sentimento d’amore. Le vicende narrate sembrano quelle descritte in un classico romanzo sentimentale russo: i due innamorati sono costretti a vivere il loro amore in segreto, scrivendosi lettere e incontrandosi di nascosto. Difatti, Lidija Alekseevna è un’ambiziosa scrittrice sposata con un uomo che non ama e con il quale condivide un rapporto molto complicato.
“Miša sapeva che non lo amavo come è consuetudine amare i fidanzati […], e gli sembrava assolutamente indifferente che la sua futura moglie lo apprezzasse soltanto, ma non lo amasse.” (p. 12)
La vita matrimoniale è costellata da continui litigi e incomprensioni, alternati a momenti di pace famigliare condivisi con i figli. È proprio l’amore per i figli il principale motivo che spinge i due coniugi a tentare di trovare un equilibrio nel loro matrimonio. Nonostante l’affetto genuino per i suoi bambini e il desiderio di vivere in armonia con il marito, Lidija si sente soffocare dalla routine famigliare, costretta a svolgere il ruolo di moglie e madre e a sacrificare il tempo dedicato alla scrittura, il suo più grande sogno.
“Avevo un sogno – diventare scrittrice. Scrivevo sia in versi che in prosa fin dall’infanzia. Non amavo nulla al mondo quanto scrivere. L’espressione artistica per me era forza, magia e leggevo molto e Čechonte era sicuramente tra i miei autori preferiti.” (p.12)
Per questo l’incontro con il celebre scrittore nel 1889 in un salotto pietroburghese rappresenta un punto di svolta per la donna: non solo Lidija Avilova ha l’occasione di discutere di letteratura liberamente con uno degli autori che ha sempre apprezzato, ma di conoscere un lato di Anton Čechov più intimo, poco compreso dal resto dei suoi contemporanei e scorto, invece, dalla scrittrice.
“ «Non servono le idee!» disse «Vi prego, non servono. A che scopo? Bisogna scrivere quello che si vede, ciò che si sente, con autenticità, sinceramente. Spesso mi chiedono cosa volevo dire in questo o quell’altro racconto. A queste domande non rispondo mai. Non voglio dire nulla. Il mio compito è scrivere, non insegnare! E io posso scrivere su tutto quello che desiderate […]Vi descriverò la vita con veridicità, cioè artisticamente, e in esso vedrete ciò che prima non vedevate, non notavate:il suo scostamento dalla norma, le sue contraddizioni …».” (pp. 14-15)
Come raccontato dall’autrice, l’immediata sintonia viene avvertita sia da Anton Pavlovič che da Lidija Alekseevna; e da quel momento inizia una lunga e duratura corrispondenza, nella quale i due scrittori raccontano gli aspetti più intimi della loro vita e si scambiano opinioni sulle loro opere. Čechov diventa quindi una presenza fondamentale nella vita di Lidija Avilova: oltre a fungere da guida letteraria nei confronti della talentuosa ma – al tempo – acerba autrice, Anton Pavlovič dona a Lidija Alekseevna momenti di pura felicità che vanno a inframmezzare la “felice vita famigliare” (p. 27).
Tuttavia, i due innamorati devono fare i conti con la dura realtà, poiché non possono vivere liberamente il loro amore sia per ovvie cause esterne, sia per cause interne alla coppia stessa. Lidija Alekseevna è tormentata da continui dubbi: sebbene sia consapevole di non essere mai stata così felice con un altro uomo prima di Anton Pavlovič, Lidija non vuole abbandonare la famiglia che ha costruito con fatica per un amore sì forte, ma non privo di rischi. Insicura del sentimento di Anton Čechov nei suoi confronti e divisa tra il desiderio di vivere appieno la sua storia amorosa e la volontà di rispettare i doveri da moglie e madre, Lidija Avilova riflette su cosa significhi provare ad essere felici in una vita come la sua.
“Vedi, ho vissuto la vita di una donna normale finché non è spuntato per me questo sole. Ma quando è spuntato … Mi condanni? Ma pensa, se mi innamorassi di un Koka qualsiasi, più bello, più allegro, più divertente di Miša, mi disprezzerei. E se accadesse un’oscenità simile sarebbe davvero difficile sfuggirle? Bisogna solo troncare immediatamente, non vederlo, non sentirlo. Riuscirei a farlo con Čechov? A quanto pare è ovunque. Non dovrei leggere, andare a teatro, né ascoltare conversazioni. C’è un posto dove lui non è presente? Come allontanarsene? E se è impossibile, è comunque impossibile, allora come rifiutare ciò che mi dà? Anche se doloroso, anche se avvelenato, quello che ricevo da lui è felicità? Le sue lettere, la sua attenzione, la sua voce, i suoi occhi fissi su di me, oh, che felicità! Pensa, a volte mi sembra che mi ami. Sì succede, e allora … Bé, allora il tormento è ancora maggiore. Ma che felicità, che felicità! Sai, è come un sorriso su un viso rigato di lacrime.” (p. 78)
Qual è il prezzo da pagare per la propria felicità con Anton Pavlovič? E soprattutto, si può permettere di essere felice con lui? Vale davvero la pena vivere cedendo a quel sentimento d’amore così profondo e unico senza badare alle conseguenze?
“«No, certo, non mi ama, ma sa che io lo amo, e la cosa non gli dispiace. Tuttavia questa cosa ci unisce, dopotutto c’è una sorta di intimità. Perché condannarmi se non faccio del male a nessuno e non tolgo niente a nessuno? Qual è la mia colpa?»” (p. 78)
A queste domande l’autrice tenta di dare una risposta, riflettendo in modo schietto su se stessa e sull’uomo che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita.
“Non esprimeva pensieri, non dava consigli esemplari, non tentava di persuadere; evitava sempre perfino le conversazioni astratte, amava ascoltare le storie delle esperienze passate. E amava più ascoltare che parlare. Eppure aveva un’enorme influenza sulle persone! Come ci riusciva? Con l’espressione degli occhi? Con una ruga sulla fronte? In più, come ascoltava? Per quel che mi riguarda mi ha sicuramente fatto crescere, mi ha aiutato a vederci chiaro e ad affermarmi in tante cose. Mi sembra che la sua semplice presenza abbia portato chiarezza, profondità e nobiltà nella mia vita, allontanando il caldo soffocante e l’odore di chiuso.” (p. 115)
Durante la lettura del romanzo, il lettore segue il percorso di maturazione artistica e personale di Lidija Alekseevna Avilova e osserva i dubbi che la tormentano, le dispute e le incomprensioni con l’amato e le drastiche decisioni di cui la donna si fa carico. Il lettore rimane incantato dallo stile essenziale ma elegante e limpido dell’autrice, la quale narra le vicende con tatto e una leggera ma palpabile riservatezza, senza cedere al desiderio morboso di svelare dettagli scabrosi o fare allusioni di alcun genere.
Leggere le memorie di Lidija Avilova può rappresentare l’irripetibile occasione di osservare da vicino i particolari più intimi della vita e del pensiero artistico di un grande autore come Anton Čechov; tuttavia si consiglia un approccio diverso alla lettura di questa perla letteraria. A.P. Čechov v moej žizni è la rievocazione di un tempo felice, illuminato dal ricordo di una persona amata; una piccola ma preziosa ode a un amore del passato che conduce a riflessioni non banali su cosa significhi essere felici e amare. Godersi la lettura adottando un approccio più intimo può aiutare il lettore a comprendere il vero valore di quest’opera.
Apparato iconografico:
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Da moltissimi anni sono un’ammiratore dell’opera artistica di Anton P. Cechov. Ho potuto leggere qualcosa anche in russo,ma anche sono un estimatore della sua profonda umanità. Leggendo proprio in questi gg A proposito di Cechov di Ivan Bunin ho solo adesso scoperto la storia dell’amore, quello vero, tra Lui e l’Avilova. E’ stata un’emozione fortissima, che mi obbliga a procurarmi le memorie di questa donna meravigliosa, che pare uscita da un racconto del grande autore. Ciò conferma la grandezza d’animo dei due protagonisti di un’amore impossibile, delicato e fortissimo,ben lontano dalle squallide storie dei sentimenti superficiali e squallidi di tanta parte dell’umanità.
Vi ringrazio della vs misurata e significativa recensione!