Silvia Girotto
Irmgard Keun, voce femminile e femminista della letteratura tedesca del Novecento, viene riscoperta negli anni Settanta dopo anni di oblio. In Italia è pubblicata da L’Orma editore, che rende possibile l’uscita di Gilgi. Una di noi (2016), Doris. la ragazza misto seta (2017), Una bambina da non frequentare (2018) e infine, nel 2019, Dopo mezzanotte. Irmgard Keun si interessa in modo particolare alla situazione sociale della Germania nel periodo dell’ascesa al potere di Hitler, arrivando a essere costretta all’esilio, mentre i primi suoi romanzi, Gilgi e Das kunstseidene Mädchen, vengono inseriti nella lista dei titoli non graditi al regime. Anche per questo le sue opere sono rimaste a lungo nascoste, fino a quando la critica letteraria femminista non si occupò di esse, esempi di una letteratura impegnata su vari fronti, ma con uno sguardo particolare alla condizione femminile sotto il Nazionalsocialismo. Già in Das kunstseidene Mädchen e Gilgi Keun aveva infatti descritto le difficoltà vissute da donne e ragazze sotto il regime, la loro voglia di mettersi in gioco e la loro semplicità. In Dopo mezzanotte (titolo originale Nach Mitternacht) il focus si sposta leggermente con la narrazione della vita quotidiana di Susanne, detta Sanna, che passa il suo tempo con amici e conoscenti e ne descrive in prima persona le situazioni, prevalentemente nei loro aspetti negativi, vissute giorno per giorno.
Qui il link al libro: https://www.lormaeditore.it/libro/9788899793906
Fin dalle prime pagine è possibile notare come la vita di ciascuno dei membri di questo piccolo gruppo sia influenzata dalla situazione politica, che penetra in ogni aspetto della loro esistenza e condiziona le loro scelte e i loro comportamenti. Fulcro della narrazione è la distruzione dei normali rapporti sociali tra conoscenti, amici e parenti. All’interno della stessa famiglia di Sanna sono infatti presenti attriti, che come tanti altri nel corso del romanzo rischiano di essere risolti al di fuori della sfera privata e finiscono quindi per avere conseguenze anche sul piano politico, con denunce alle autorità e allontanamenti dalla comunità in cui sono integrati i personaggi. La stessa protagonista subisce una perquisizione della sua stanza dopo una serie di denunce che la indicano come collaboratrice dei comunisti e diffonditrice di volantini del partito. È proprio da questo avvenimento che parte la vita di Sanna, che fugge da Colonia e dalla zia Adelaide, sospettata di aver sporto la denuncia, per vivere a Francoforte in maniera libera. La sua è una vita che ad un primo sguardo potrebbe apparire incredibile, ma che rispecchia molte delle avversità vissute da tedeschi e tedesche sotto il regime hitleriano e che si mostrano come pericoli quotidiani. Se parlassero al lettore, le varie figure non potrebbero mai dire “Non pensavo sarebbe successo a me. Queste cose avvengono solo agli altri”. Al contrario, ognuno dei personaggi sa che potrebbe essere il prossimo e si inserisce nel tragico contesto nazionalsocialista cercando da una parte di salvare la pelle e dall’altra anche di approfittare, quando possibile, dei vantaggi che è possibile trarre dalla situazione.
È da questa condizione di perenne terrore a cui Sanna si è abituata che proprio la protagonista cerca di liberarsi. Ma la libertà desiderata non è realmente raggiungibile entro i confini tedeschi. La descrizione della tipica serata di una ragazza sui vent’anni come lei include dettagli che riportano sempre chi legge alla Germania degli anni Trenta e di rado trasmettono la sensazione di spensieratezza che dovrebbe caratterizzare la vita di una ventenne. Presso il locale dove trova i propri amici, Sanna vede e valuta la presenza delle forze armate come qualcosa di assolutamente normale come normale è anche conoscere i dettagli delle dinamiche esistenti tra diversi esponenti, in quanto la tematica politica è costante nella sua quotidianità. Degno di nota è infatti proprio nei primi capitoli l’evidenziarsi dell’attrito all’interno di un locale tra membri delle SS e delle SA, questi ultimi considerati meno decisivi e meno dignitosi nella piramide gerarchica della Germania nazionalsocialista, piramide che anche nel locale mostra di essere valida e minacciosa.
Sanna stessa non si trova a suo agio, anzi, è sempre in attesa del peggio per via della sua storia d’amore e per la condizione dei suoi amici. Teme per ogni azione, anche la più banale, come il semplice trovarsi con Gerti e Dieter, segretamente innamorati di un amore ritenuto impossibile in quanto lui è ebreo:
“L’oste ci lancia di continuo certe occhiatacce, forse frequenta il negozio di Gerti, l’ha riconosciuta e domani va dritto a denunciarla. E a Francoforte, per via di suo padre, anche Dieter è un volto noto. Al tavolo accanto siedono uomini con il distintivo del partito. Santo cielo, dobbiamo svignarcela da questo posto. Troveremo un altro bar, e quindi un altro ancora, e un giorno finirà male.” (p. 26)
Tutti questi aspetti politici e sociali si intrecciano alla narrazione della storia personale di Sanna e della sua compagnia andando a toccare vari aspetti secondari, come l’omosessualità, il divorzio – talvolta causato dalla mancata tolleranza nei confronti di un albero genealogico considerato non puro – e la critica alla parte più benestante di Colonia, ma passando anche per la propaganda contro le malattie sessualmente trasmissibili e la mescolanza tra “razze”. Così si esprime Keun nel presentare l’esperienza di Sanna a una mostra a cui la porta zia Adelaide per apprendere conoscenze– secondo il partito – scientifiche:
“Un giorno al Neumarkt di Colonia […] mi è toccato vedere embrioni putrefatti sotto spirito. Neonati che al posto degli occhi avevano buchi pieni di pus verdognolo. Donne con il seno e il didietro talmente grandi che arrivavano fino a terra. […] Tutto questo schifo viene dalle malattie sessualmente trasmissibili e dalla mescolanza della razza. […] C’è solo da meravigliarsi se siamo ancora vivi e abbiamo un corpo tutto intero.” (p. 66)
In una Germania in cui nemmeno una ventenne può trovare di nuovo la gioia della vita, in mezzo ad amici e amiche che si stanno lasciando andare e spegnendo a poco a poco. “Sono accadute troppe cose terribili” dice Sanna, che cerca un modo per allontanarsi da tutto questo, in quanto “[q]uello che è iniziato in Germania sembra non poter avere fine.” (p. 174) Si incrociano così anche le condizioni di Sanna e della stessa Keun, che non poteva sopportare come la sua protagonista le continue impossibilità di vita serena per l’intromettersi della politica.
Infine, altro argomento toccato più volte all’interno del romanzo è la questione della censura negli scritti del fratello di Sanna, Algin, che vede la sua attività ridimensionata. La stessa Keun fa esperienza, come già accennato, della censura da parte del Partito Nazionalsocialista e perfino in Italia i suoi lavori hanno incontrato non pochi ostacoli proprio per la censura di interi brani. Il lavoro de L’Orma editore è quindi importante anche per questo: per la riproposizione di testimonianze di un’autrice della Germania nazionalsocialista che porta avanti una narrazione alternativa a quella ufficiale e che mostra il ricordo di persone normali che nel loro piccolo sono esempi di sofferenza.