Lo scenario post-merkeliano in “Angela e Demoni” di Daniel Mosseri

Elisa Montagner

 

“Una Germania in tailleur a due colori, mai scortese o arrogante. Una Germania non particolarmente femminista ma che si è lasciata guidare per sedici anni da una donna, declinando per la prima volta al femminile il termine stesso di “cancelliere federale”, cosicché Bundeskanzler è diventato Bundeskanzlerin.” (p.109)

Nel 2021, dopo 16 anni, è finito il dominio di Angela Merkel sulla politica tedesca, europea e mondiale, le cui pesanti redini sono passate in mano al successore socialdemocratico Olaf Scholz. In Angela e Demoni, edito da Paesi Edizioni, un libro che delizia i lettori per la sua prosa semplice e scorrevole, il giornalista specializzato in politica internazionale e corrispondente da Berlino, Daniel Mosseri (1972 -), racconta agli italiani la storia politica di Merkel, probabilmente la donna più potente del mondo, o almeno in competizione con la regina Elisabetta. 

Link al libro: https://paesiedizioni.it/collane/angela-e-demoni/


Nel 1990, Angela Dorothea Kasner entra in campo con la CDU (Unione Cristiano-Democratica di Germania), un partito a maggioranza cattolica e maschilista che vede le donne come madri di famiglia e ai fornelli. Una decisione che pare quasi farsesca per una donna nata Wessi, cioè tedesca dell’ovest, ma socializzata Ossi, tedesca dell’est” (p. 24), brillante studentessa in fisica, divorziata, risposata – il cognome Merkel lo acquisirà dal primo matrimonio – e senza figli.  

La giovane Angela Merkel scala presto le gerarchie e nel 1995 diventa ministro dell’ambiente e della sicurezza nucleare durante il governo Kohl. In tale occasione, le doti della futura cancelliera iniziano a fare breccia nei cuori dei cittadini tedeschi, mettendo tutti d’accordo sulla necessità di ridurre i gas serra su scala globale. Solo cinque anni più tardi, l’allieva supera il maestro, e Angela, liberandosi dal protettore Kohl che la considerava come la Mädchen (ragazza) del partito, diventa la prima donna a ricoprire l’incarico di presidente della CDU. Nel 2005, la quarantottenne Angela Merkel vara il suo primo governo in coalizione con la SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) abbandonando ufficialmente il titolo di “ragazza” e passando alla storia per la Mutti (vezzeggiativo di mamma) di tutti gli elettori e le elettrici del popolo tedesco.

Fervida sostenitrice de “la politica della porta aperta”, “Angela Merkel apre i confini tedeschi ai profughi siriani, iracheni e afghani che premono sulla Grecia e più a Nord sull’Ungheria, e che chiedono asilo alla Germania e alla Svezia.” (p.35)  La decisione di aprire i confini a così tanti migranti è la prima crepa nel sistema merkeliano, che dà la possibilità ai sovranisti di AfD (Alternative für Deutschland) di crescere e ricevere consenso sull’onda del malcontento per le nuove politiche di accoglienza. 

Sul fronte economico, la Germania della cancelliera Merkel si guadagna l’appellativo di “locomotiva economica d’Europa”. Nel corso del libro, Mosseri si pone ripetutamente un quesito a riguardo: è davvero tutto merito della determinazione di questa donna? Attraverso un’intervista con l’economista tedesco Felbemeyer emerge infatti che gran parte dell’astuzia economica di Angela Merkel andrebbe ricondotta alla cerchia di persone competenti di cui si è circondata che, manovrando con sapienza il partito, hanno saputo mantenerlo unito e coeso per quindici anni. In aggiunta, Mosseri sottolinea come il “modello di compensazione dell’eurozona”, ovvero la linea del rigore finanziario che per anni ha portato ad una contrapposizione tra la visione legata alla rigidità dei paesi del nord Europa contro il lassismo dei paesi del sud, dovrebbe essere un caposaldo da valorizzare per una sana politica europea. In questo, la logica mercantilistica adottata da Merkel ha sempre messo in prima linea le tutele degli interessi economici e della stabilità della Germania, soprattutto nell’ambito della formulazione delle policy europee e delle negoziazioni tra i paesi UE, arrivando, alla fine del suo secondo mandato, ad imporsi, con prepotenza, in Europa. Mosseri fa infine notare che, anche se gli Eurobond non si sono materializzati come Merkel ha spesso promesso, oggi è stato varato il Next Generation EU (noto in Italia con il nome informale di Fondo per la ripresa), uno strumento persino superiore agli eurobond. 

Gigante economico ma nano politico, con i tedeschi, in altre parole si può fare business, ma sulle questioni strategiche e di difesa non ci sarebbe da fare troppo affidamento” (p.58), sulle questioni politico-internazionali Daniel Mosseri ricorda anche la missione incompiuta della Germania di farsi riconoscere come super potenza in ambito ONU. Nei quindici anni di governo merkeliano la Germania ha conosciuto una forte espansione economica, ma sul piano di difesa e sicurezza permangono grosse falle che l’erede Olaf Scholz dovrà tamponare. Questo perché la popolazione tedesca è riluttante a spendere per la difesa e è più propensa a sostenere investimenti nel settore sociale. 

Angela Merkel viene così definita come l’erede della politica dell’economia del proprio Paese e per questo non prende la sufficienza nel confronto con chi c’è stato prima di lei. I cancellieri Gerhard Schroder ed Helmut Kohl, nel corso dei loro governi, non si limitarono ad attendere che le cose accadessero, ma agirono sempre in modo pronto per modellare gli eventi in prima persona Merkel non ha mai avuto grandi progetti e, in questo senso, l’eredità che lascia è piuttosto piccola.” (p.54)

La Bundeskanzlerin è amata in tutto il mondo, da Pechino a Washington DC, ma non da Donald Trump, che non le ha mai condonato il surplus commerciale tedesco e la politica di apertura verso i rifugiati. Vladimir Putin, invece, è grato a Merkel per non aver chiuso il gasdotto Nord Stream 2, sebbene si sia ripetutamente mostrato infastidito dall’atteggiamento pro-occidente della leader tedesca. In generale, ad Angela Merkel va riconosciuto un notevole successo diplomatico e il merito di essersi schierata più volte a favore della Casa Bianca, rilanciando Berlino su scala internazionale e affermando la Germania come un Paese inarrestabile e in continua crescita.

Resta da capire se Angela Merkel possa essere definita una femminista. Nell’intervista con Alice Schwarzer, la più nota femminista tedesca, viene riconosciuto a Merkel di aver fin dall’inizio condotto una politica della famiglia, varata per il tramite dell’attuale presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen, moderna e progressista, forse figlia degli insegnamenti ricevuti a Est, dove la disparità di genere era stata fortemente arginata. Così, è diventata un modello per le donne di tutto il mondo. Sicuramente grazie a Merkel oggi le donne sono più emancipate di ieri, nonostante non si sia mai esposta veramente sul femminismo, né ha mai puntato a rivendicarne le lotte, ma il solo fatto che il capo di stato di uno dei paesi più potenti del mondo fosse una donna ha chiaramente sdoganato numerosi stereotipi di genere.

Dal primo mandato di Merkel anche l’intera Europa è diventata più unita e solidale, ma questo, di nuovo, non è solo opera sua. L’ex presidente della BCE, Mario Draghi, ha contribuito a salvare la moneta unica europea. Il valore di Merkel è stato il suo continuo pragmatismo, poiché la crescita della Germania non può essere perseguita a scapito di quello dell’Unione Europea. In questo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea viene definito come una grossa sconfitta per la leader che per oltre tre lustri ha guidato la Germania più multilateralista e globalista della sua storia.” (p. 89)

Il libro “Angela e Demoni” trova la sua forza nel riportare non solo i successi di Merkel, ma anche le sfide e le situazioni scomode ancora lontane dall’esser superate. Mosseri conclude così l’analisi riassumendo i demoni che Angela Merkel lascia alla Germania: migrazione, economia, sicurezza e gestione della pandemia globale. Questa è l’eredità politica che lascia oggi Angela Merkel: aver preso per mano l’Europa saldamente ancorata a principi di rigore, scolpiti di trattato in trattato dai suoi diretti predecessori conservatori e rigoristi, e averla accompagnata non senza scossoni su un cammino di integrazione, nel segno anche della solidarietà.” (p. 92) 

Apparato iconografico:

Immagine in evidenza: https://www.iodonna.it/wp-content/uploads/2021/05/GettyImages-1319047275.jpg 

Immagine 1: copertina del libro edito Paesi Edizioni