Sonate, sinestesie ed “ecpirosi”: un viaggio nel misticismo di Skrjabin

Simone Scarlata

 

Tra i nomi che saltano alla mente pensando alla musica classica dell’Est dei primi del ‘900, quello di Aleksandr Nikolaevič Skrjabin certamente non viene ascritto alla rosa frequentata dai contemporanei Rachmaninov e Stravinskij. Eppure, innegabile è il suo valore come abilissimo coniugatore di atmosfere romantiche e oniriche, il tutto sotteso da un virtuosismo mai sterile e così leggero da sfuggire al solo orecchio.

La sua vita ebbe grande peso sul carattere della sua musica: nato a Mosca nel 1872 da famiglia aristocratica, inizia sin da piccolo lo studio del pianoforte (peraltro con lo stesso insegnante di Rachmaninov) prima di studiare composizione al Conservatorio di Mosca. Non conclude mai gli studi per via della sua riluttanza a comporre in forme musicali diverse da quelle che gli interessavano, principalmente mutuate dall’opus chopiniana: mazurke, sonate, notturni e soprattutto preludi e studi. Di questo “ristagno” di forme chopiniane soffre fino al 1900, anno della sua Sinfonia No.1 in Mi maggiore; in precedenza, aveva scritto per orchestra solo nel suo Concerto per Pianoforte e Orchestra in F# minore (1896) e nella breve Rêverie per Orchestra (1898). Negli anni successivi, passati altalenando tra la Svizzera e la Francia, con brevi soggiorni in Italia e in Belgio, si dedica ad altre opere sinfoniche e inizia a scrivere i primi poèmes, pezzi particolarmente cari al compositore, inizialmente solo pianistici ma successivamente anche sinfonici. Proprio in Belgio, nel quale nel frattempo si era trasferito, entrò in contatto con la teosofia, una dottrina di forte stampo mistico ed esoterico che lo influenzò molto negli ultimi anni. Basti pensare che dal 1903 al 1915 continuò a lavorare al Mysterium, un Gesamtkunstwerk omni-sensoriale che prevedeva orchestra, danzatori, cori, incenso, luci e la partecipazione attiva degli spettatori, una rappresentazione lunghissima che avrebbe dato a suo dire il benvenuto ad un’incombente conflagrazione apocalittica. Alla sua morte per setticemia, nel 1915, quest’opera rimane incompiuta, seppure sperimentazioni multisensoriali fossero già presenti tra i suoi lavori. Per esempio, il Prométhée. Le Poème du feu, un poema sinfonico del 1909, richiede un “clavier à lumières” nell’orchestrazione, ovvero una tastiera capace di proiettare un fascio di luce diversa in base alla nota suonata; lo stesso Skrjabin ricollegava ad ogni nota un particolare colore.

Musicalmente, è possibile parlare a grandi linee di tre periodi stilistici. Quello dei primi anni coniuga una spiccata sensibilità romantica a forme chopiniane. Si parla quindi di lavori tonici in forme tradizionali, con una squisita attenzione alla melodia e alla raffinatezza armonica, con reiterati accenni cromatici che prefigurano lo Skrjabin successivo. Un esempio della falsariga chopiniana è proprio la sua prima opera pubblicata, il Valzer in Fa minore, che tuttavia presenta i prodromi di una ribellione: l’accordo di Do settima dominante non risolve subito sulla tonica, ma passa da una triade eccedente di tonica (generatrice di forte confusione tonale) che solo dopo due misure si adagia su un Fa maggiore. Alla fine di questo periodo si può ascrivere la Sinfonia no.1, che con i suoi ben 6 movimenti (l’ultimo dei quali con tanto di coro e solisti vocali) rappresenta un’opera titanica ancora ben saldata nella tonalità: indichiamo in particolare il primo tema del primo movimento, affidato a dei nostalgici clarinetti sullo sfondo di archi onirici, con un crescendo che piano piano mette in moto tutti i legni fino ad una climax su un sognante accordo di Do di settima maggiore in primo rivolto e con la quinta diminuita – Per dare un’idea della sonorità, un accordo simile è all’inizio della strofa di One Summer’s Day di Joe Hisaishi, storico compositore dello studio Ghibli.

Il secondo è un periodo di transizione tra la tonalità romanticamente intesa e l’atonalità misticheggiante degli ultimi anni. Citiamo qui le sonorità eteree della Sonata no.4 in Fa# maggiore, in particolare il poco accelerando che funge da transizione tra i due movimenti e il tema tonale del prestissimo volando del secondo movimento, nonché la più intensa Sonata no.5 con il suo contemplativo tema segnato languido che si vivacizza nell’elegante e irrequieto presto con leggerezza prima di irrompere in un crescendo che, dopo una serie di modulazioni angolari, sfocia in un irrisolto accordo di Re settima maggiore.

All’ultimo periodo, caratterizzato da sonorità più mistiche e atonali (ma senza la cervellotica rigidità della dodecafonia) possiamo ricondurre le ultime sonate, Prométhée. Le Poème du feu nonché altri preludi e studi. Menzione a parte merita Le Poème de l’Extase, poema sinfonico dall’ampio apparato orchestrale, con le sue ondulazioni dinamiche e le sue due climax che a seguito di un intensissimo e quasi atonale crescendo approdano su un dissonante accordo diminuito prima di tonalizzarsi brevemente su un Re bemolle settima aumentata in primo rivolto e poi su un accordo di Si bemolle nona. In questo periodo farà grande uso della scala ottotonica, come si può ben vedere dal Prelude No.4 dell’op.74, dal titolo Lent, vague, indecis, o dalla seconda sezione di Vers la flamme, che inizia con la quarantunesima misura.

Essenzialmente, l’opera musicale skrjabiniana si configura come una continua ricerca dell’evanescenza soffusa e allo stesso tempo del lampo fantasmagorico, come dimostra il ruolo centrale dell’approccio para-sinestetico col quale modulava le sue armonie e melodie. A questa multi-sensorialità va infine ricollegata una tendenza alla trans-medialità: Skrjabin era infatti solito apporre in esergo alle sue opere poesie scritte da lui stesse, come la seguente (qui presentiamo la prima strofa con l’originale traduzione francese), sulla quale baserà sia la Sonata no.5 che Le Poème de l’Extase:

Я к жизни призываю вас, скрытые стремленья!
Вы, утонувшие в темных глубинах
Духа творящего, вы, боязливые Жизни
Зародыши, вам дерзновенье приношу.

Vi appello alla vita, o forze misteriose!
Voi, affogate nelle profondità oscure
Dello spirito creatore, timorose
Bozze di vita, a voi porto l’audacia.

 

Sitografia:

Rowen, Ryan Isao, Transcending Imagination; Or, An Approach to Music and Symbolism during the Russian Silver Age, UCLA Electronic Theses and Dissertations, 2015: https://escholarship.org/uc/item/92f9x7r2

https://classical20.com/2014/08/20/alexander-Skrjabin-sonata-no-5-op-53-1907/

http://www.Skrjabin-association.com/Skrjabin-biography/

 

Apparato iconografico:

Immagine di copertina e immagine 1: https://www.pjb.com.au/mus/scriabin/scriabin_1911.jpg