Elisa Montagner
“Se vedi una Skoda, sai che è una Skoda.”
Dal 13/04/2021 al 29/08/2021, al Kulturforum di Berlino, è stata allestita la prima mostra personale di Claudia Skoda. Tra abiti, fotografie, manifesti, video e musica, la mostra multimediale dal titolo “Dressed to thrill” documentava il metodo di lavoro di Skoda e le sue collaborazioni con artisti, musicisti e fotografi. La stanza museale, riorganizzata secondo i canoni underground degli anni ’70 e ’80, dava ai visitatori una forte impressione dell’energia sperimentale e dello Zeitgeist di Berlino Ovest. La maggior parte del materiale esposto proveniva dall’archivio di Claudia Skoda e dagli archivi privati di testimoni e amici; inoltre, molte delle opere non erano mai state viste prima in pubblico.
Dopo la caduta del Muro, Berlino si trasforma nella capitale europea dell’arte e artisti provenienti da tutto il mondo migrano verso una città lacerata da una sfiancante battaglia tra ideologie politiche divergenti. Da un principio fondamentale dell’arte moderna, il termine “Gesamtkunstwerk” (opera d’arte totale) assume nella capitale della Germania riunificata un nuovo significato e inizia ad essere utilizzato per definire un design o un processo creativo in cui diverse forme d’arte vengono armoniosamente combinate, per dare vita a un insieme unico e coeso. Tra i pionieri delle influenze culturali della rinata Berlino c’è Claudia Skoda, guida della fiorente sottocultura di moda, musica e arte messa in ombra dai disordini politici del tempo.
Nata nel 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, fin dall’inizio della sua carriera lavora con creativi delle più svariate discipline, tra cui spiccano David Bowie, Iggy Pop, Martin Kippenberg e i Kraftwerk, affermandosi regina indiscussa del suo mestiere: lavorare a maglia. Il suo lavoro, basato sulla scelta di filati lavorati a mano e prodotti in edizioni limitate, nel corso degli anni ’70 e ’80 viene venduto in poche e selezionate boutique internazionali, venendo riconosciuto come “Knitted Genius” e lei stessa come “Queen of Texture”.
A partire dalla metà degli anni ’70, Skoda vive e lavora a Berlino Ovest, in una ex fabbrica del quartiere di Kreuzberg rinominata “Fabrikneu” (nuovo di fabbrica), nome che rimanda indubbiamente alla “Factory” newyorkese di Andy Warhol. Stabilitasi lì insieme a musicisti, modelli, scultori e pittori, sfruttavano ogni momento per sviluppare progetti sociali, collettivi e iniziative culturali. “Abbiamo provato un nuovo modo di vivere insieme, ma non era affatto la vita da comune trasandata che la gente potrebbe pensare… C’era solo caos quando si trattava di lavare i piatti.”
Il laboratorio di idee e arte è il quartier generale degli anni di esordio di Skoda, dove si concentrano le sue prime esilaranti sfilate come “Shake Your Hips” (1975), “Neues Spiel” (nuovo gioco, 1976) e “Pablo Picasso” (1977). Nella Fabrikneu, dal materiale più insignificante poteva nascere il nuovo capo di abbigliamento di tendenza, e un comunissimo pavimento di un laboratorio creativo poteva trasformarsi in una sgargiante passerella, per la quale i bohémien berlinesi facevano la fila, per ammirare gli esilaranti spettacoli e le nuove ondate di moda e colori, risultato dell’influenza del design dell’est e della pop art americana.
Nel 1979, nella Krongresshalle (Palazzo dei Congressi), ora “Haus der Kulturen der Welt” (Casa delle Culture del Mondo), si tenne la più famosa sfilata dell’artista: “Big Birds”. La performance venne aperta dal duo australiano Emu, uscito da un gigante uovo e accompagnato da un video sui pinguini dell’Antartide. Per l’occasione, le modelle sfilarono in uno spazio suddiviso da reti di metallo, volteggiando come uccelli a ritmo di musica elettronica, mentre i corpi decorati di attori seminudi oscillavano su un trapezio attorno a loro.
L’evento inedito fece da apripista a quello che solo un decennio più tardi sarebbe diventato un innovativo Gesamtkunstwerk: “Dressater – Dressed to thrill” (1989), uno spettacolo che mirava a creare un mezzo artistico completamente nuovo combinando musica, danza, film, video, opera e performance. Si trattava di un evento avanguardistico in cui vennero coinvolti guest designer internazionali come Tom Adams o Vivian Westwood, dimostrando la posizione internazionale che l’icona underground si era ormai guadagnata.
Vibrante e folle, per Claudia Skoda moda e arte erano viste come i perfetti ingredienti da combinare per una società più equa. L’emancipazione e la liberazione sessuale erano già allora cardini importanti per l’artista e i motivi femministi, come la positività del sesso e l’empowerment, che si ritrovano non solo nelle sue opere tessili ma anche in un interessante e divertente esperienza musicale che mette in gioco il carattere underground e glamour dell’artista berlinese.
I bin a Domina (“sono una dominatrix”), è un disco del 1981 incredibilmente surreale e sperimentale, nato da un incontro tra Claudia Skoda, il dj Manuel Göttsching e l’amica Rosi Müller. Le due allora ragazze, legate ai Kraftwerk attraverso il mondo della moda, ricevettero un giorno un pezzo di carta con due accordi scritti dai membri Ralf Hütter e Karl Bartos. Non riuscendo a decifrare le note, portarono il “codice segreto” a Manuel con la speranza di sentirne il suono. Dopo aver mostrato e fornito loro una breve spiegazione su come usare alcuni degli strumenti in studio, Manuel registrò furtivamente le ragazze mentre suonavano e si divertivano. Remixando i vari risultati ottenuti, diedero vita ad un eccentrico e sognante classico del Krautrock a tema dominatrix. Ralf e Karl, sorpresi e deliziati dal prodotto finale ne fecero l’innovativa copertina.
Alla mostra è documentata anche una delle sue ultime e pittoresche performance “Deep Diving for Whales” concepita nel 1997 al Deutsche Guggenheim. Per l’occasione, lavorò a maglia tute colorate da cui uscivano grandi palloni gonfiati a elio e incastrati in un tubo lavorato a maglia che li faceva estendere fino al soffitto, mentre alcune modelle si muovevano come anfibi attraverso la stanza.
Ricordata e celebrata ancor oggi come una delle grandi artiste della capitale tedesca, Claudia Skoda ha sfidato le premesse di forma e sostanza, e i suoi disegni innovativi e aderenti al corpo hanno innescato una rivoluzione nella nostra comprensione della moda e della maglieria, plasmando e arricchendo il look del XX secolo. Le sue sfilate leggendarie e il suo stile post-punk sui generis incarnano il perfetto esempio di “Berlinerin” che ha vissuto e vive l’atmosfera di una città in fermento, pullulante di artisti e nuova energia.
“Ma sappiamo tutti quanto la moda possa essere passeggera. E in qualche modo sentivo che quello che stavo facendo non era moda dopo tutto. Perché le cose si possono indossare ancora oggi. E poi ho pensato, allora devi trovare un altro nome per questo, ovvero: l’abbigliamento.”
Bibliografia:
Britta Bommert für die Kunstbibliothek, Claudia Skoda: Dressed to thrill, Staatliche Museen zu Berlin, Verlag Kettler, 2020.
Sitografia:
Big Birds: https://www.youtube.com/watch?v=R3J0YPeOBN8 (ultima consultazione: 20/09/21).
Claudia Skoda – Dressed to thrill: https://www.smb.museum/ausstellungen/detail/claudia-skoda/ (ultima consultazione: 20/09/21).
Die Dominas – Die Wespendomina (1981): https://www.youtube.com/watch?v=9avc9iQDteM (ultima consultazione: 20/09/21).
“Modern Since 1973:” Claudia Skoda Tells Her Story: https://032c.com/claudia-skoda-tells-her-story (ultima consultazione 02/10/21).
TV Feature Fashion Show “Big Birds” Music: Manuel Göttsching: https://www.youtube.com/watch?v=R3J0YPeOBN8 (ultima consultazione: 29/09/21).
Apparato iconografico:
Tutte le immagini proposte all’interno dell’articolo sono state scattate dalla scrivente, Elisa Montagner.
Immagine di copertina: https://www.tip-berlin.de/stadtleben/claudia-skoda-dressed-to-thrill-ausstellung-kunstbibliothek/