Elisa Montagner
Una letteratura rappresentativa del territorio sudtirolese germanofono, unica nelle sue caratteristiche nonostante gli inevitabili rimandi a quella austriaca, è riuscita dalla seconda metà del Novecento a ottenere la promozione, sul piano teorico, al pari di letterature nazionali, abbandonando la riduttiva categoria di letteratura regionale o dialettale e trovando invece ampi sbocchi nella letteratura europea. Si tratta di una letteratura abissalmente lontana dai dettami dell’arte per l’arte, figlia di un ambivalente senso di opprimente esclusione, e mancata appartenenza che si contrappone ad un attaccamento morboso verso una patria idealizzata, sfociando naturalmente in una tremenda confusione politica.
Un esponente illustre fu norbert c. kaser (1947 – 1978), considerato non solo uno dei progenitori della nuova letteratura altoatesina ma anche il più grande poeta italiano di lingua tedesca. Un evidente paradosso. Le sue opere letterarie e la breve vita affrontata con una personalità lacerata riflettono la cultura italiana ed europea degli anni di piombo, un periodo di fermento sociale e politico segnato da violenti episodi terroristici di destra e sinistra.
Autore e artista incompreso e ricordato infatti più nelle vesti di personaggio pubblico che in quelle di poeta, Norbert Conrad Kaser nacque a Bressanone, in provincia di Bolzano, nel 1947 come figlio illegittimo. Nel 1968 si unì ad un convento di frati cappuccini, dal quale però uscì l’anno successivo, quando riuscì, finalmente, a conseguire la maturità, dopo il terzo tentativo. Iniziò a comporre le sue prime poesie sul finire degli anni ’60, mentre lavorava come insegnante di scuola secondaria.
Vittima di un sistema politico conservatore, oppositore del monopolio mediatico e politico esercitato dal sistema amministrativo dell’Alto Adige, visse la sua vita costernato da una continua insofferenza nei confronti di un sistema oppressivo che impediva la piena libertà di espressione. A tal proposito, Claudio Magris lo ricorda come “un vero eingeklemmt, incastrato e bloccato, uno scrittore che ha volutamente incarnato nella sua esistenza e nella sua opera questo inceppamento”.
Nell’autunno del 1969 si iscrisse alla facoltà di storia dell’arte all’Università di Vienna e l’anno successivo si trasferì in Norvegia per due mesi, dove si guadagnava da vivere come lavoratore comunitario. Questi furono mesi decisivi per la sua produzione e immensamente prosperi, tanto da spingerlo a interrompere gli studi a Vienna e tornare in patria nel marzo 1971.
s. sebastiano
l’hanno arruolato
con i capelli lunghi
glieli hanno tagliati
a zero
così è diventato
il loro zimbello & inoltre non
si è affatto comportato come
loro
bestemmie puttane sfiancato
il cavallo fino a farlo crepare
un giorno tutti galopparono per il
campo
ad ammazzare il nemico
non ce l’ha fatta a uccidere
nessuno
& era pallido in volto
le loro guance erano rosse
di sangue & birra & vino:
lo prendono lo legano
& lo bersagliano di frecce
con la notte arrivano angeli a leccare le sue ferite
mortali
hungerburg 260471
Nella lirica appena presentata, “s. sebastiano”, corre un parallelismo tra il santo martire e l’artista, che si sente come un S. Sebastiano dell’Alto Adige, uno zimbello bersagliato, metaforicamente, con arco e frecce, schiacciato in un ambito “minore” di letteratura.
Per poter capire appieno lo spirito dell’autore è necessario leggere le sue liriche d’impulso, ritrovando sia una scrittura che nasce grazie a impressioni o occasioni contingenti sia un concetto sofferto di Heimat, da interpretare come un legame con il proprio lavoro letterario e con le tematiche politiche delle minoranze, del confine e talvolta della storia tirolese.
la tua terra
sai che la tua terra
ti puo far morire
non per nostalgia
(questi tempi ormai son passati)
ma per l’esperienza
che nessuno ti ama
sai che la tua terra
ti puo ammazzare
perchè tutti ti vogliono bene
morirai sotto i loro baci soffocanti
tu che non li amavi mai
allontanati
torna però
In diverse liriche come “la tua terra” viene espressa una malattia interiore, che può essere inserita nel novero dei danni della modernizzazione sulla cultura rurale e montanara che crea intorno all’Heimat un senso di pericolo. Dall’opera dell’artista altoatesino trasuda un senso di alienazione, di un personaggio che si sente fremd (straniero) e un-heimlich, sentimento freudiano che descrive una sensazione di familiarità ed estraneità, che provoca angoscia. Il rapporto di amore-odio con la terra d’origine spinse norbert c. kaser a tornare regolarmente nelle strette valli dell’Alto Adige.
Il sentimento di repulsione e disorientamento nei confronti della patria, infatti, col quale si guadagnò all’interno della critica locale l’epiteto di Nestbeschmutzer (colui che sporca il nido), è evidente nell’inno 3:
“la brunico tedesca è apolitica e/ vota compatta un unico stupido partito/ la brunico italiana ha tanti/ partiti essi sono la minoranza intelligente/ non si deve simpatizzare con gli italiani/ non sposare mai una ragazza tedesca.”
Inoltre, il suo atteggiamento critico e scomodo gli creò numerosi nemici nella società altoatesina degli anni Sessanta e Settanta, portandolo alla ribellione verso le rimostranze politiche, nonché verso la ristrettezza di vedute e l’intolleranza.
forse chissà la notte è vuota
desolato il giorno
stanco & greve il mio cervello
una fila di bicchieri privi
di contenuto
forse chissà la notte è libera
per vodka o vino
chissà chi mi trascinerà verso casa
forse piangerò quando
le mie ginocchia non mi sosterranno
e io cadrò tra i gomiti
dei miei amici
Come si può notare, nelle liriche di kaser è sorprendente la capacità di creare una lingua nuova attraverso uno stile breve, furente e disperato, che si manifesta tramite l’uso continuo di parole precise e sofferte come “piangere”, “vino”, “essere” e la delicatezza nella descrizione della natura, paragonata al corpo della donna. Altre caratteristiche appartenenti allo stile dell’artista sono le minuscole, la & commerciale, la punteggiatura e le dieresi mancanti.
Argomenti come le preoccupazioni finanziarie, la grave dipendenza all’alcol e un rapporto conflittuale con la chiesa e la politica si ripetono continuamente nelle sue liriche e nelle lettere private che usava mandare ad amici e familiari. Un esempio sono le seguenti righe, ancora attualissime, scritte più di 30 anni fa in una lettera a sua madre:
“lo slancio politico è diminuito un po’, ma non è affatto scomparso, il che non funzionerebbe perché il partito del popolo semplicemente mette insieme troppe cazzate per essere in grado di stare a guardare la terra e le persone che vengono ingannate.”
Fortemente dipendente dall’alcol e più volte ricoverato in ospedali psichiatrici, due anni prima della sua morte si iscrisse al Partito Comunista Italiano e si dimise ufficialmente dalla chiesa cattolica “perché sono una persona religiosa”.
Interessante è riportare l’impatto della sua morte, che portò Alexander Langer a lanciare un appello per la formazione di una lista di opposizione apartitica nella Südtiroler Volkszeitung (giornale popolare dell’Alto Adige): “fu al funerale di Norbert che decisi di tornare nel Sudtirolo, che non si volevano altri morti, che bisognava fare qualcosa”, “il destino di norbert c. kaser è simbolico per molti in Alto Adige.”
La maggior parte dell’opera letteraria di kaser è stata pubblicata postuma solo nel corso degli anni ’80 e ’90 da vari editori austriaci, ricevendo recensioni estremamente positive. La sua distribuzione in tutta la regione di lingua tedesca, oltre l’Alto Adige, spiega il mancato successo dell’autore in Italia.
In occasione del 750° anniversario della città di Brunico, nel 2006, lo storico Hannes Obermair ha descritto kaser come il “Dylan Thomas von Brunico, che descrive le esperienze di smarrimento nel passaggio alla seconda industrializzazione e saluta affettuosamente la piccola cittadina cattolica e i suoi dignitari e le loro zecche.”
In sintesi, norbert c. kaser rappresenta una protesta incessante contro la tradizione letteraria, persino nel rifiuto simbolico dell’interpunzione, opponendosi con veemenza al provincialismo della politica culturale altoatesina, tendente a sovvenzionare un folklore privo di legami con la complessa realtà storico-sociale di questo ritaglio di Europa.
Ambiguità, doppio senso, forme e immagini esteriori e interiori, malattia, isolamento, norbert c. kaser si accredita l’immagine dell’artista bohème, insofferente del sistema e perciò cacciato da esso. Nella sua ultima poesia, “sto per avere un bambino”, l’autore morente descrive il declino del suo corpo malato poco prima del suo decesso avvenuto il 21 agosto 1978 a causa di una cirrosi epatica.
sto per avere un bambino
un bambino sto per avere
testa rossa color uva
i piedini giallo birra
le manine oro gewuerztraminer
& il corpo trasparente
come grappa bianca
voglia di tutto
& anche di niente
un bambino sto per avere
non piange mai
balbetta dolcemente
sempre umido
& bagnato
il culetto del bambino
sono un tino
280778
Bibliografia:
norbert conrad kaser, rancore mi cresce nel ventre. Poesia & prosa 1968-1978. Un’antologia, a cura di Toni Colleselli, traduzioni di Werner Menapace, Merano, Alphabeta, 2017.
Eberhard Sauermann und Rolf Selbmann, Neuburger Kaser-Symposium: Neuburger Kaser-Symposium: mit unbekannten Briefen von Norbert C. Käser, Innsbruck, Die Deutsche Bibliothek, 1993.Maria Luisa Roli, Norbert Conrad Kaser: sul crinale tra due versanti, Università degli Studi di Milano, 2018, pp. 169 – 181.
Sitografia:
Norbert C. Kaser, Rancore mi cresce nel ventre. Poesia & prosa 1968-1978. Un’antologia: https://www.youtube.com/watch?v=Hja-Oe1mAyY&t=1s (Ultimo accesso: 05.08.2021)
Funerale laico con tedeum https://www.alexanderlanger.org/it/144/1218 (Ultimo accesso: 08.08.2021)
Ich bin ein Fass https://www.deutschlandfunk.de/ich-bin-ein-fass.700.de.html?dram:article_id=258352 (Ultimo accesso: 25.07.2021)
Apparato iconografico:
Immagine 1: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Norbert_C._Kaser_-_Fotografiert_von_Klaus_Gasperi.jpg]
Immagine 2: https://live.staticflickr.com/855/43209563624_b5e67230ce_b.jpg