Polonia e femminismo

Selene Prudenziato

Il femminismo in Polonia inizia nell’Ottocento e viene solitamente diviso in sette periodi, definiti “ondate”. La prima di queste si estese appunto, dal 1800 al 1829, e vedeva ancora la donna polacca come moglie e madre in primis, e solo dopo come persona che necessitava di istruzione.

La seconda ondata, dal 1830 al 1863, venne influenzata dalle idee protofemministe francesi. Fondamentale fu la rivista Przegląd Naukowy (“Revisione scientifica”), nella quale vennero anche pubblicati degli articoli di Narcyza Żmichowska, leader del gruppo Entuzjazm di Varsavia che richiedeva a gran voce l’emancipazione femminile e il diritto all’istruzione per le donne.

Nella terza ondata (1870-1899) si hanno finalmente dei contatti più profondi con il femminismo dell’Europa occidentale, e autori di genere maschile iniziano a pubblicare opere a favore dei diritti delle donne. Figure di spicco furono Adam Wiślicki con il suo articolo Niezależność kobiety (“Indipendenza della donna”) pubblicato appunto su Przegląd Naukowy, in cui si chiedeva parità di genere nell’istruzione e nel mondo lavorativo, e Leon Biliński, docente all’università di Leopoli che tenne una serie di conferenze sul lavoro femminile, chiedendo anch’egli la loro emancipazione intellettuale ed economica, nonché l’accesso all’istruzione superiore. L’università di Leopoli permise l’immatricolazione delle prime studentesse nel 1897.

La quarta ondata (1900-1919) vide Zofia Nałkowska e il suo discorso Uwagi o etycznych zadaniach ruchu kobiecego (“Osservazioni sui compiti etici del movimento delle donne”) pronunciato al congresso delle donne di Varsavia nel 1907 come protagoniste. Venne infatti condannata la prostituzione come poligamia. Il 28 novembre del 1918, il Capo di Stato ad interim Józef Piłsudski concede pieni diritti elettorali alle donne. Le prime donne elette nel Sejm (la camera bassa del Parlamento polacco) furono Gabriela Balicka, Jadwiga Dziubińska, Maria Moczydłowska, Zofia Moraczewska, Anna Piasecka, Zofia Sokolnicka e Franciszka Wilczkowiakowa.

La quinta ondata del 1920-1939 fu caratterizzata da un femminismo più radicale, con una retorica aggressiva che chiedeva l’indipendenza individuale femminile anche attraverso la liberazione dalla dipendenza emotiva dalle figure maschili. Vennero promosse l’educazione sessuale, la maternità cosciente, il diritto al divorzio, la legalizzazione dell’aborto e la completa uguaglianza di genere da parte di Krzywicka Irena, Tadeusz Boy-Żeleński e Maria Pawlikowska Jasnorzewska (con le sue opere nelle quali promuove la liberazione della sessualità femminile dalle convenzioni sociali).

Nella sesta ondata, negli anni dal 1945 al 1988, il femminismo venne visto in chiave marxista durante la Repubblica Popolare. Si predicava la piena uguaglianza di genere, ma con un forte filtro lavorativo, anche tramite il comunissimo slogan Kobiety na traktory! (“Donne sui trattori!”). Nel 1956 venne legalizzato l’aborto, senza alcun tipo di restrizione. I contatti con il femminismo occidentale vennero completamente bloccati.

L’ultima ondata, la settima, inizia nel 1989 e trova nuovamente un confronto con il femminismo occidentale, riprendendo anche le modalità radicali già viste nella seconda ondata. A seguito delle restrizioni sull’aborto (possibile solo per motivi embriopatologici) nello scorso secolo, il femminismo ha piegato per strategie più moderate simili al movimento americano pro-choice degli anni ’80. Oltre alla recente e molto discussa legge contro l’aborto, sono stati rimossi i finanziamenti statali forniti durante la precedente ondata ai metodi contraccettivi e, a partire dal 1998, anche l’educazione sessuale scolastica.

Proprio durante la seconda ondata di femminismo in Polonia, nasce Maria Mirosława Bartusówna, più precisamente nel 1854 a Leopoli. Rimase ben presto orfana di padre a causa della tubercolosi, di cui si ammalerà in futuro anche la sorella. Visse con il nonno Szczepański Jan Julian, un giornalista ed editore dell’epoca, e fin da piccola entrò quindi in contatto con le tradizioni folkloristiche di cui leggeva nelle biblioteche, e la sua successiva produzione letteraria ne rimase molto influenzata. Collaborò con il teatro amatoriale di Kolomyja (una cittadina dell’Ucraina occidentale), dove visse per un periodo della sua vita. Nel corso degli anni visse anche a Varsavia e Cracovia. A 16 anni debuttò con il poema patriottico Trzy obrazy Sybiru (“Tre quadri della Siberia”) sul settimanale Jutrzenka (“Stella del mattino”). Già da appena ventenne collaborò con molte riviste, ottenendo anche dei riconoscimenti per meriti letterari. Pubblicò la sua prima raccolta di poesie nel 1876 con lo pseudonimo Maria B, e dopo qualche anno pubblicò un’edizione estesa della stessa e un racconto in prosa.

Nello stesso periodo, collaborò con le riviste Dziennik Mód (“Giornale delle mode”) di Cracovia, Tydzień (“Settimana”) di Leopoli e Ognisko domowe (“Fuoco familiar”e) di Varsavia, e le venne proposto di partecipare anche alla rivista Kronika Rodzinna (“Cronaca di famiglia”). Nel frattempo, lavorò anche come insegnante. Nelle sue poesie è spesso facile trovare temi romantici o riferimenti al Romanticismo polacco, specialmente a Juliusz Słowacki (poeta romantico polacco, considerato uno dei Tre Bardi, ovvero i poeti nazionali polacchi, insieme ad Adam Mickiewicz e Zygmunt Krasiński). Molto comune è anche il tema del patriottismo, data l’atmosfera generale di lutto nazionale in cui è cresciuta a seguito della sconfitta della rivolta di gennaio.

Sebbene abbia vissuto una breve vita (morì infatti di tubercolosi nel 1885), è particolarmente evidente nelle sue opere la volontà di sostenere la causa dell’emancipazione femminile, oltre a una tendenza anti-patriarcale. Questo tema è specialmente visibile nella raccolta di poesie pubblicata nel 1876, e più in particolare nella sezione intitolata Myśli przed-ślubne (“Pensieri prematrimoniali”). La poesia qui di seguito, di cui si propone una traduzione originale, è l’ottava della sezione.

 

Myśli przed-ślubne

Nie!… Nie!… choć dumną głowę ugnę i ukorzę,

Na czole znaku hańby świat mi nie wyciśnie,

Nad kim raz promień smutnej wielkości zawiśnie,

Do bytu pasożytów powrócić nie może!

 

W czyjej duszy przeczyste prawd źródło wytryśnie,

A zarzuci je kałem – tego, roztrąć Boże

Na wieki w proch nicestwa! Dla tego niech zorze

Ogromne Zmartwychwstania nigdy nie zabłyśnie.

 

Gdy puklerz mych przekonań poświęcenie kruszy,

Gdy dla drogiej istoty broń uporu hardą

Złożę u stóp człowieka, którego nie wzruszy

 

Ból mój, – co wyzyskuje dolę moją twardą,

Niechaj zadrży pod słów tych zabójczą pogardą:

Bierzesz tylko me ciało, lecz nie weźmiesz duszy!

Pensieri prematrimoniali

No! No! Seppur prostro, piego la fiera testa

Al disonore, il mondo non mi schiaccerà,

Su chi un raggio di triste mole scenderà,

Non può tornare alla vita da locusta!

 

Nell’anima di chi la verità sgorgherà

E coprirà di feci – Dio, spingi questa

Per secoli nell’oblio! L’aurora, per questa,

Della Grande Resurrezione mai brillerà.

 

Quando il credo è distrutto dallo stento,

Quando per un figlio, tenacia insolente

Piego sotto un uomo, che non è toccato

 

Dal mio strazio – che sfrutta la mia sorte,

sia al mortifero disprezzo tremante:

prendi solo il corpo, ma non lo spirito!

 

La poesia in lingua originale, insieme alle altre contenute nella raccolta del 1876, può essere trovata al link segnato nella sitografia.

 

Sitografia:

Poezye – Bartusówna Maria | Polona

Apparato iconografico:

Maria Bartusówna – SCRITTRICI POLACCHE (wordpress.com)