Lo sviluppo del femminile in Thomas Mann: il caso di “Die Betrogene”

Silvia Girotto

Numerosi sono i testi che compongono l’opera di Thomas Mann, tanto che la sua produzione può essere definita “monumentale”. Essa comprende non solo romanzi celebri come Der Zauberberg (“La montagna magica”, 1924) e Buddenbrooks (“I Buddenbrook”, 1901), ma anche novelle, saggi e una quantità straordinaria di lettere. Una delle caratteristiche che contraddistingue questo autore è la continua riproposizione di temi di portata universale declinati ogni volta in maniera singolare. Questo porta a creare un intero universo di corrispondenze nell’opera manniana e molte sono le interpretazioni presentate; un punto di vista analizzato in particolare negli ultimi decenni è la cosiddetta Geschlechtertheorie, meglio conosciuta come gender theory o teoria del genere. Con il manifestarsi della necessità di osservare la declinazione della voce femminile in letteratura, anche Thomas Mann finisce nel mirino di chi cerca di comprendere come venga percepito e descritto il cosiddetto “sesso debole”.

Dalla lettura delle sue opere emerge subito la generale assenza di personaggi femminili decisivi, ad eccezione di Tony Buddenbrook, simbolo di una resistenza al deciso incedere della Storia. Analizzando in particolare le prime opere, non è possibile identificare voci femminili che non siano secondarie o descritte in maniera negativa; i racconti Luischen (1900) e Gefallen (“Caduta”, 1894) sono esemplificativi di questa concezione della donna, moglie crudele o prostituta che infrange il sogno d’amore del protagonista. Già in essi è possibile notare un secondo dettaglio legato al genere: la quasi totalità dei protagonisti di Mann sono uomini la cui virilità viene spesso messa in dubbio. Questo è certamente collegato alla situazione di Mann stesso, la cui omosessualità è nota agli studiosi. Tale dettaglio autobiografico lo porta a presentare nelle sue opere personaggi che si trovano come lui in una condizione di Außenseiter, di emarginati. Nella maggior parte dei casi un ruolo fondamentale è dato dall’influenza delle norme sociali su orientamento e identità sessuale e tutto ciò porta la Geschlechtertheorie ad essere un’interessante chiave di lettura per analizzare questo autore.

La contrapposizione uomo-donna che causa tale emarginazione si manifesta inizialmente nelle figure maschili, ma a poco a poco risulta chiara anche in quelle femminili, mostrando uno sviluppo ricostruibile attraverso la cronologia della produzione manniana. I ruoli di genere prestabiliti risultano stretti e le donne manifestano un rifiuto: non vogliono più rimanere in seconda fila, ma assumere un ruolo pieno e uscire dagli schemi. Esempio ne è Tony, immagine di una donna ribelle, costretta tuttavia a rispettare le norme sociali. Con il susseguirsi delle opere il femminile assume un tratto finalmente più deciso si arriva infine a vedere il femminile come una delle alternative e non più come declassazione dell’uomo.

Thomas Mann e la moglie Katja Pringsheim

Il culmine dello sviluppo femminile viene raggiunto con Die Betrogene (“L’inganno”, 1953), racconto che mostra finalmente una protagonista femminile e ne presenta le difficoltà all’interno di una società patriarcale. Il nodo centrale della vicenda sono le ritornate mestruazioni per Rosalie, vedova economicamente indipendente che, non essendo più giovane, vede queste come segno di rinascita. Occasione per passare all’azione è l’interesse amoroso verso il giovane Ken Keaton, insegnante di inglese del figlio. La storia è narrata dal punto di vista della donna sia per quanto riguarda le sue difficoltà che per il desiderio di un rapporto fisico con un uomo più giovane. Il tema della sessualità non è nuovo in Mann, tuttavia la prospettiva femminile come dominante è la novità del racconto: la donna riflette su aspetti centrali della propria condizione, argomento certamente influenzato dal contesto storico in cui viene pubblicato il racconto. Si ritrovano infatti somiglianze con il pensiero di Simone de Beouvoir e con le idee espresse da Virginia Woolf in A Room of One’s Own (1929), in particolare circa la necessità per una donna di un’autonomia economica per favorire il proprio sviluppo. Questo è il traguardo di Rosalie: grazie all’assenza di un marito e alla stabilità economica, ragiona su temi come le differenze tra i due sessi. Tra gli altri, spicca il tema della fertilità, caratteristica fondamentale di quella che viene considerata la donna perfetta, ovvero in grado di concepire figli e che si dedica alla prole. Al contrario, colei che si discosta da questa rappresentazione non è degna di una vita rispettabile. Si scontrano quindi due rappresentazioni opposte ma definite sempre dalla prospettiva maschile, che le identifica in base alla soddisfazione dei propri desideri: la donna di casa porta avanti la stirpe, la prostituta soddisfa l’appetito sessuale.

Quella tra donne non è l’unica contrapposizione presente: Rosalie mostra come anche uomo e donna vivano condizioni differenti, in quanto l’uomo, il cui onore non è legato alla condotta sessuale, gode di maggiore libertà. Concentrandosi inoltre su individui non più giovani, nota come ad un uomo sia concesso avere relazioni in età avanzata, mentre una donna non viene vista allo stesso modo. Questo avviene perché il piacere sessuale viene osservato dalla sola prospettiva maschile, ma Rosalie distruggerà questa concezione nel corso della storia, affermando di volere Keaton per il proprio desiderio carnale. Tale idea viene trasmessa nel racconto grazie ad un parallelismo biblico con la storia di Sara, moglie di Abramo: come lei, anche Rosalie riceve la possibilità di un nuovo inizio e secondo Die Betrogene entrambe le donne sono in realtà accomunate dal desiderio del piacere sessuale, non da quello di un figlio. Tuttavia, come dice Mann, “Sara rise” e in questo modo mostra di non credere davvero alla potenza di un’entità superiore, mentre Rosalie, che ha sempre avuto fiducia nella Natura, riesce ad ottenere la sua ricompensa, ovvero la rinnovata fertilità. Con il raggiungimento di questo obiettivo si realizza quindi lo scopo ultimo del racconto: fungere da amplificatore per la voce femminile e la sua prospettiva. Nonostante sia Mann, un uomo, a mostrare le differenze di genere, questo è un importante passo avanti nel percorso dell’autore e nello sviluppo della rappresentazione del femminile. L’autore presenta una donna che si ribella allo status quo mostrando come sia possibile una situazione nuova ed equilibrata. La donna si avvicina all’uomo e questo, allo stesso tempo, assume tratti femminili, per cui la sua presenza non è necessariamente legata all’azione e alla volontà di conquista. Il focus stesso sul desiderio femminile è insolito, ma viene qui rappresentato per distruggere l’idea che esistano ruoli prefissati per uomo e donna e per questo, analizzando le novità introdotte da Mann in queste nuove rappresentazioni, potrebbe apparire possibile una definizione dell’autore come precursore del femminismo moderno. Ci sono, in effetti, tratti comuni, ma molti sono i problemi e le incongruenze. Die Betrogene non è quindi da considerarsi punto di arrivo, ma punto di partenza di un percorso ancora lungo.

Aspetto fondamentale del racconto è la creazione di una realtà alternativa tra delle mura domestiche. Tuttavia, questa indipendenza non può essere portata nel mondo esterno e quando essa viene espressa oltre la sfera familiare e includendo Ken, le regole sociali si manifestano in tutta la loro forza, rendendo impossibile a Rosalie la conquista di una posizione di rilievo oltre la soglia di casa. Esemplificativo ne è il cancro all’utero, reale causa delle perdite di sangue di Rosalie, che si manifesta per la prima volta dopo la confessione alla figlia dei suoi sentimenti per Ken. La malattia peggiora con lo svilupparsi di questo sentimento, raggiungendo l’apice con il bacio tra la donna e l’insegnante americano, portando infine la donna alla morte. È innegabile la connessione tra malattia e condizione femminile, in quanto l’organo che viene attaccato è strettamente collegato alle idee di riproduzione, quindi a caratteristiche stereotipicamente legate in maniera indissolubile con il femminile. È una malattia che non potrebbe mai affliggere chi biologicamente è un uomo ed essa si rivela quindi una punizione mirata alla donna, come a volerne sottolineare la disobbedienza dovuta al suo desiderio carnale per Ken Keaton. Inoltre, la malattia è un fatto puramente naturale, ma nell’opera di Mann è sempre collegata a fatti sociali – ad esempio il declino della famiglia Buddenbrook – e anche in Die Betrogene, dunque, la Natura è legata alla società e sembra addirittura esserne dipendente: essa è usata dall’uomo per giustificare le sue regole come il sesso biologico viene usato per giustificare i diversi ruoli di uomo e donna. Per questo la malattia si accanisce su Rosalie, rea di aver violato le leggi sociali.

Nonostante vi siano indizi di questo collegamento tra società e Natura, è all’elemento naturale che Rosalie si affida per trovare rifugio, poiché riconosce un aiuto nelle ritornate mestruazioni: esse sarebbero il simbolo della volontà che lei si emancipi dalle regole sociali. Con la rinnovata possibilità di procreare, Rosalie avrebbe quindi il permesso di vivere una nuova relazione.

All’interno di un’analisi di Die Betrogene è necessario infine presentare come queste idee di Rosalie, considerate rivoluzionarie per l’epoca, entrino in contatto con la realtà esterna. In particolare vi sono due personaggi che rappresentano l’incontro con la realtà che questo tentativo di ribellione deve affrontare. La prima è la figlia Anna, compagnia fondamentale per Rosalie, che può con lei discutere di problemi comuni al genere femminile. Anna non vede tuttavia un’altrernativa ai codici prestabiliti, in quanto la sua condizione di donna e invalida – poiché nata con un difetto al piede – le ha insegnato che l’unica possibilità è adattarsi alle regole date. È contraddistinta da una mente logica e non cerca come la madre un rifugio nella Natura, anzi, il suo atteggiamento la spinge a negare ogni sentimentalismo. Ciò non le impedisce di portare avanti un dialogo con Rosalie circa i problemi del genere femminile, la figlia si rifà tuttavia costantemente alla morale vigente, come se non potesse esserci altra soluzione. Per questo Anna incarna la società patriarcale, che non può sopportare che una donna non più giovane abbia una relazione, o vi possa aspirare. Se Rosalie rappresenta la ribellione e la volontà di uno sviluppo, Anna è, al contrario, simbolo dell’accettazione della sua condizione e indirettamente un sostegno alla società patriarcale in cui vive.

Il secondo personaggio è Ken Keaton, nuova immagine di uomo nelle opere di Mann. Non più fulcro della storia, l’uomo diventa oggetto del desiderio anziché esserne soggetto; è osservato e non osservatore, ma ciononostante non si può semplicemente definirlo un personaggio poco caratterizzato come potevano esserlo le figure femminili dei primi racconti. Mann vuole trasmettere una precisa immagine: Ken è un uomo semplice e quasi comico (il cognome rimanda a un attore del film Limelight di Chaplin), arrivato in Europa non per combattere coraggiosamente, ma per fuggire dall’America, della quale non ama lo stile di vita. Egli è anche una nuova figura di americano, finalmente ricco di dettagli, e la sua provenienza realizza inoltre il paradigma “conquistatore europeo/conquistato americano”, sottolineando ancora una volta lo scambio di ruoli con Rosalie. Si può quindi concludere affermando come Die Betrogene rompa finalmente lo schema, già troppe volte presentato, dell’uomo simbolo di azione e definizione della realtà e della donna come passività e assenza di autonomia.

 

Bibliografia:

Tutte le informazioni contenute in questo articolo provengono dalla tesi di laurea Das Weibliche bei Thomas Mann: Über “Die Betrogene”, scritta e discussa da Silvia Girotto presso l’Università degli Studi di Padova, corso di Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Europee e Americane, a.a. 2019/2020, relatore Prof. Marco Rispoli.

La tesi è reperibile al link: http://tesi.cab.unipd.it/65338/

Di seguito le principali opere consultate.

Andreas Blödorn, Friedhelm Marx (Hrsg.), Thomas Mann Handbuch, Leben – Werk – Wirkung, J.B. Metzler Verlag, 2015.

Claus Sommerhage, Eros und Poesie. Über das Erotische im Werk Thomas Manns, Bonn 1983. in „Psyche 40“ (1986) – 5, pp. 469-471.

Margot Ulrich, „…diese kleine Mythe zu Mutter Natur“. Zu Thomas Manns letzter Erzählung „Die Betrogene“, in Rudolf Wolff (Hg.) Thomas Mann – Erzählungen und Novellen. Bonn, 1984; pp. 121-144.

Thomas Mann, Gefallen (1894), in Frühe Erzählungen 1893-1912, Frankfurt am Main, Fischer Verlag, 2012.

Thomas Mann, Luischen (1900), in Frühe Erzählungen 1893-1912, Frankfurt am Main, Fischer Verlag, 2012.

Thomas Mann, Der Zauberberg (1924), Frankfurt am Main, Fischer Verlag, 2018.

Thomas Mann, Die Betrogene (1953), in Die Betrogene und andere Erzählungen, Frankfurt am Main, Fischer Verlag, 13. Auflage, 2015, erste Auflage 1991.

Yahya Elsaghe, Krankheit und Matriarchat. Thomas Manns „Betrogene“ im Kontext, De Gruyter, Berlin 2010.

 

Apparato iconografico:

Immagine 1:

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bundesarchiv_Bild_183-R15883,_Thomas_Mann.jpg

Immagine 2:

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bundesarchiv_Bild_183-H27031,_Berlin,_Thomas_Mann_mit_Gattin.jpg