Arte, Individuo e Rivoluzione nella letteratura russa visti attraverso lo sguardo critico-letterario di Rosa Luxemburg

Eleonora Smania

Rosa Luxemburg è entrata a far parte dell’immaginario collettivo nelle vesti di intramontabile icona rivoluzionaria e protagonista indiscussa della lotta socialista durante la tempestosa epoca novecentesca. La completa devozione alla causa socialista, la stoica opposizione mossa verso ciò che considerava una forma d’oppressione dell’individuo – come l’imperialismo, il colonialismo e il capitalismo –, l’acuto intelletto mostrato nell’osservazione della realtà novecentesca e il forte sguardo critico diretto non solo verso gli oppositori, ma anche verso la corrente socialista-rivoluzionaria di cui faceva parte, furono gli aspetti che caratterizzarono la sua persona. Celebri sono le sue riflessioni inerenti ai meccanismi alla base del sistema economico capitalista espresse nella sua principale opera di teoria economica L’accumulazione del capitale. Contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo, pubblicata a Berlino nel 1913; come i suoi scritti politici, tra i quali Riforma sociale o rivoluzione? (1899) e La rivoluzione russa (1922). La stessa biografia della pensatrice polacca naturalizzata tedesca è ancora oggi oggetto di studio tra accademici: le diverse e recenti biografie incentrate sulla sua persona rappresentano una chiara prova del fascino che ancora oggi riesce ad esercitare.

Foto ritraente in primo piano Rosa Luxemburg

Oggetto di un interesse meno diffuso sono invece gli scritti e gli epistolari incentrati sull’ambito letterario e artistico che la grande pensatrice controcorrente ebbe occasione di produrre. Difatti, si tende a ricordare Rosa Luxemburg come figura di spicco nell’ambito politico e socio-economico, ma raramente si menziona la sua attività come critica letteraria. Anche tra gli scritti e gli epistolari riguardanti tematiche inerenti all’arte e alla letteratura emerge il penetrante sguardo analitico di Rosa Luxemburg, in particolare negli articoli dedicati a Tolstoj e all’essenza della letteratura russa. Tolstoj come pensatore sociale, L’opera postuma di Tolstoj e L’anima della letteratura russa (articoli tradotti in italiano e compresi all’interno della raccolta Scritti sull’arte e sulla letteratura, pubblicata nel 1976) presentano riflessioni innovative sull’analisi di autori rappresentativi del panorama letterario russo precedentemente trascurate dalla critica letteraria occidentale del tempo. L’articolo in questione si propone quindi di approfondire questo aspetto meno conosciuto della produzione scritta luxemburghiana, mostrando i preziosi contributi forniti dalla filosofa socialista e inedite riflessioni riguardanti in particolare la letteratura russa.

Per poter analizzare nella maniera più efficace la produzione scritta di Rosa Luxemburg in quanto critica letteraria, è necessario innanzitutto comprendere i punti cardini alla base delle sue concezioni estetiche. Per la pensatrice appariva evidente il nesso tra arte, rivoluzione e realtà: l’arte traeva nutrimento dalla rivoluzione, intesa come fonte di poesia e bellezza, e dalla realtà del primo Novecento, segnata dalle lotte sociali. Quando l’arte non traeva ispirazione da ciò, perdeva inevitabilmente la sua attrattiva. Tale concezione andava a minare quella più comunemente diffusa, secondo la quale arte e politica apparivano inconciliabili. Sebbene ritenesse fondamentale per il processo creativo la dialettica tra rivoluzione e arte, Rosa Luxemburg credeva – allo stesso tempo – che quest’ultima non dovesse essere subordinata alla causa rivoluzionaria. Innanzitutto, l’artista era un individuo dotato di talento, personalità e sensibilità artistica da esprimere attraverso i propri mezzi a prescindere dalla propria agenda politica; tentare di subordinare l’artista alla causa politica, imponendogli come fine ultimo la promozione dei valori legati alla lotta sociale, ne avrebbe limitato l’estro. Ciò che contava era che l’artista fosse indissolubilmente legato alla fonte della sua arte, allo spirito che vivificava le sue opere. Ciò che rese Lev Tolstoj il più grande artista della seconda metà del XIX secolo e che elevò le sue novelle e romanzi a compendio della vita umana fu la sua intuizione artistica, guidata dall’amore per la verità e il desiderio di parlare attentamente dei problemi sociali che affliggevano la Russia del tempo, come sottolineò l’autrice nell’articolo dedicato al grande romanziere russo, Tolstoj.

In Tolstoj, però, l’artista non si può separare dalla sua personalità e, quindi, nemmeno dal lottatore. […]. Tolstoj […] si è assicurato l’intuizione artistica necessaria a cogliere la vita intera. La forza a ciò indispensabile egli la creò dalla stessa essenza della sua personalità, che a lui, ricercatore della verità, studioso e lottatore, diede nel contempo sino all’ultimo respiro il coraggio di affrontare ad occhi aperti i problemi sociali, e di professare apertamente i suoi pensieri con l’impavidità di un profeta dell’Antico Testamento e impareggiabile amore della verità.

Poco importava la riluttanza dello scrittore verso la rivoluzione e la lotta di classe; ciò che appariva fondamentale era la sua opposizione ad ogni forma di violenza, la quale si manifestava tramite la disobbedienza civile di fronte a leggi considerate ingiuste. La ricetta sociale per la realizzazione di una società più equa poteva svolgere una funzione secondaria all’interno delle sue opere. Non deve sorprendere la reiterazione di tale concetto da parte della critica letteraria nel suo articolo L’anima della letteratura russa, nel quale Luxemburg accennò non solo a Tolstoj, ma anche a Dostoevskij.

Dostoevskij, soprattutto nei suoi scritti più tardi, è un reazionario dichiarato, un mistico baciapile e nemico dei socialisti. Le sue descrizioni dei rivoluzionari sono cattive caricature. Le dottrine mistiche di Tolstoj baluginano per lo meno di tendenze reazionarie. Eppure l’effetto che le opere di entrambi hanno su di noi è quello di scuoterci, di sollevarci, di liberarci. Ciò significa: non il loro punto di partenza è reazionario […], ma al contrario: il più magnanimo amore per gli uomini e il più profondo senso di responsabilità per l’ingiustizia sociale.”

In Fëdor Dostoevskij e Lev Tolstoj – ma non solo – Rosa Luxemburg intravvide la grandezza della letteratura russa, germogliata grazie allo spirito di lotta originatosi durante le guerre napoleoniche e caratterizzata da una straordinaria attenzione verso l’introspezione psicologica. Attraverso l’individuazione di tre principali figure archetipiche della tradizione letteraria universale come l’assassino, la prostituta e il bambino Rosa Luxemburg tentò di dimostrare l’eccezionale abilità di autori della caratura di Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj, Turgenev e Čechov nel penetrare a livello psicologico nei diversi caratteri, tipi e situazioni sociali facenti parte dell’esistenza umana. Rosa Luxemburg non notò espressioni di condanna verso il criminale appartenente ai bassifondi della società o morbose attenzioni verso la figura della prostituta, ma riflessioni generate da un interesse artistico sincero e dal desiderio di comprendere le ragioni dietro le azioni compiute da un individuo dotato di una propria psiche.

Dostoevskij è scosso sin nel profondo dell’anima dal fatto che un uomo possa assassinare un altro uomo […]. Deve chiarire a se stesso la psiche dell’assassino, perseguire i suoi dolori e i suoi tormenti sin nelle pieghe più riposte del suo cuore. […] La prostituzione non è un fenomeno tipicamente russo più della tubercolosi: essa è piuttosto l’istituzione più internazionale della vita sociale […]. La letteratura russa tratta la prostituta non nel piccante stile di un romanzo da boudoir e col piagnucoloso sentimentalismo dei libri a tesi, e neppure come una bestia misteriosa e feroce, uno ‘spirito della terra’. […] L’artista russo vede però nella prostituta non la ‘caduta’ ma un essere umano, la cui psiche, i cui dolori e le cui intime lotte esigono tutta la sua compassione.

Per quanto riguardava la rappresentazione del mondo infantile nella letteratura russa, Luxemburg evidenziò il genuino interesse artistico nutrito dagli autori russi verso la figura del bambino in quanto individuo autonomo e dotato di psiche, meno corrotto e più indifeso contro gli influssi sociali rispetto all’adulto.

In quanto vittima dei rapporti sociali il mondo dell’infanzia, con i suoi dolori e le sue gioie, sta particolarmente vicino al cuore dell’artista russo e viene da lui trattato non nel falso tono scherzoso con il quale gli adulti credono per lo più di doversi abbassare al mondo dei fanciulli, ma nel tono sincero e serio del cameratismo, senza quell’infondata presunzione dell’età, anzi, con intima timidezza e rispetto di quanto di umano e intoccato sonnecchia in ogni animo infantile […].

Agli occhi di Rosa Luxemburg, la letteratura russa si rivelava in grado di combinare pathos etico e comprensione artistica per l’intera scala dei sentimenti umani, dando dignità all’individuo dotato di passioni, gioie e dolori e individuando come responsabile dei delitti perpetrati a danno del singolo la società borghese.

Per quanto siano affascinanti e ricche di spunti interessanti, le riflessioni di Rosa Luxemburg in ambito letterario non sono esenti da critiche. Marlen Korallov criticò l’insufficienza di una consequenzialità dialettico-materialistica da parte di Luxemburg nel distinguere quanto influissero rispettivamente i fattori “oggettivi” (la storia, il contesto) e “soggettivi” (l’istinto e il talento dell’artista) nel successo di un artista; e anche la sua palpabile tendenza idealistica nella descrizione della letteratura russa, attenendosi in maniera poco rilevante alle concrete circostanze storiche che contribuirono allo sviluppo di quest’ultima. Oltre a ciò, Korallov notò che le teorie storico-filosofiche e la concezione politico-economica della pensatrice influenzarono i suoi lavori di critica letteraria al punto da non comprendere il contesto sociopolitico nel quale Tolstoj visse, limitandosi a valutare lo scrittore tramite la sua prospettiva di attivista politica all’interno del movimento operaio tedesco del tempo. Nonostante i punti deboli e le imprecisioni notate negli scritti dedicati alla letteratura, Rosa Luxemburg si dimostrò comunque abile nel fornire un’approfondita caratterizzazione di Lev Tolstoj in quanto artista e pensatore, staccandosi dalla tradizione critico-letteraria occidentale, la quale tendeva a separare il talento del romanziere dalla sua personale visione del mondo. Inoltre, ella riuscì ad individuare nella spiccata attenzione verso l’introspezione psicologica dei personaggi la comune cifra stilistica che accomunava gli autori rappresentativi del panorama letterario russo. Per tali ragioni lo sguardo analitico di Rosa Luxemburg in quanto critica letteraria deve essere considerato e approfondito come oggetto di studio.

 

Bibliografia:

Chiara Corazza, Rosa Luxemburg lettrice di Tolstoj, in “Deportate, Esuli, Profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile”, 2015, n. 28.

Chirashree Das Gupta, Remembering Rosa Luxemburg on Her Death Centenary, in “Social Scientist”, 2019, vol. 47, n. 7/8.

Henk Schurer, Some Reflections on Rosa Luxemburg and the Bolshevik Revolution, in “The Slavonic and East European Review”, 1962, vol. 40, n. 9595.

Rosa Luxemburg, Scritti sull’arte e sulla letteratura, in appendice saggio critico di M. Korallov; a cura di F. Volpi, Verona, Bertani Editore, 1976 (pp. 60-83).

Apparato iconografico:

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